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ACROSS THE RIVER - OLTRE IL GUADO

Oltre il guado

2013 IT
giugno 21, 2013

Un etologo naturalista lavora con scrupolo e passione nella profondità dei boschi delle Alpi, intrappolando animali e fissando delle videocamere su di essi in modo da poter monitorare il loro comportamento a distanza. Immerso nella natura, si ritroverà ad aver minata la sua integrità fisica e mentale quando le registrazioni lo condurranno ad un lontano villaggio, luogo di un’antica maledizione, dove rimarrà bloccato a causa di una forte pioggia che alza il livello del fiume ed inonda l’unico accesso.

Registi

Lorenzo Bianchini

Cast

Renzo Gariup, Marco Marchese, Lidia Zabrieszach
Horror Thriller Mistero
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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L’etologo Marco Contrada è appena giunto con il suo camper in una zona boschiva al confine tra Friuli e Slovenia. Il suo compito è censire gli animali del bosco e monitorarne gli spostamenti, così, piazzate alcune videocamere sugli alberi, riesce a catturare una volpe, sulla quale applica un collare munito di videocamera. Seguendo gli spostamenti della volpe, Marco giunge in un paesino che si trova aldilà del fiume, un agglomerato di case abbandonate risalenti all’epoca della seconda guerra mondiale. Ma in quei luoghi sembra aggirarsi qualcuno o qualche cosa che ora sente minacciato il proprio territorio. Abbiamo conosciuto il regista friulano Lorenzo Bianchini nel 2001 con “Radice quadrata di tre”, un minuscolo horror no-budget realizzato interamente in una scuola (la stessa in cui il regista lavora) ma con una forza evocativa incredibile. All’epoca ci aveva già colpito positivamente, ma il “colpo di grazia” è arrivato nel 2004 con “Custodes Bestiae”, uno degli esempi ad oggi più felici nel panorama del nuovo horror indipendente italiano, così intrigante e spaventoso da lasciare realmente il segno. Da allora Bianchini ha continuato la sua attività seguendo una coerenza tematica e stilistica da annoverarlo tra gli autori italiani odierni più interessanti. Si, forse l’esperimento “Film sporco” stona un po’ nella filmografia, ma “Occhi” (2010) e ora “Across the River – Oltre il guado” (2013), danno un senso di completezza autoriale capace di portare avanti un discorso che acquista valore di film in film, in maniera maggiore se osservato nella sua interezza. “Across the River – Oltre il guado” ha avuto una genesi piuttosto travagliata, un film le cui riprese si sono estese per oltre un anno fino a trovare compimento in un’opera matura ma allo stesso tempo imperfetta, pur risultando altamente affascinante. La prima cosa che salterà all’occhio dello spettatore che conosce l’opera omnia del regista friulano è il gigantesco balzo qualitativo che “Oltre il guado” fa tecnicamente compiere al cinema di Bianchini. Visivamente parlando, “Oltre il guado” è davvero ottimo, riuscendo a far dimenticare in un nanosecondo che ci si trova dinnanzi a un film quasi a zero budget. La pecca, infatti, che sedeva dietro le opere precedenti del regista, soprattutto se riviste oggi, era la povertà visiva data soprattutto dai mezzi digitali, “Oltre il guado” invece visivamente è ottimo e molto del merito va sia alla bellissima fotografia di Daniele Trani che alle suggestive scenografie di Stefano Tell. E sono proprio le scenografie che conferiscono grande personalità a questo film, ambienti per lo più naturali quali il bosco che collega il Friuli con la Slovenia in cui si ambientano tutti gli esterni e il vero paese abbandonato sloveno Topolov, che incute davvero timore ed emana un’aria mortifera da brividi. Anche gli interni decadenti e fatiscenti sono sicuramente di grande impatto, così come l’utilizzo dell’elemento dell’acqua, ricorrente in più sequenze del film come trait d’union tra ciò che sta al di qua e al di là del fiume. Per molti aspetti “Across the River – Oltre il guado” riporta alla mente “Silent Hill”, gioco e film, immergendo il personaggio protagonista, interpretato molto bene da Marco Marchese, e lo spettatore in una sorta di dimensione altra fuori dal tempo e dallo spazio, dove accadono cose inquietanti forse legate al passato e si muovo ombre dalle fattezze femminili. Anche l’alternanza tra Marco sperduto nel paese e i soccorsi che lo cercano invano richiamano il bel film di Christopher Gans sulla città fantasma, anche se poi “Oltre il guado” segue un proprio iter che lo trasforma quasi in un elegante slasher. Dicevamo però che il nuovo film di Bianchini è imperfetto, perché se da una parte c’è una cura stilistica invidiabile e un utilizzo lodevole dell’atmosfera, dall’altro c’è un ritmo fin troppo lento, quasi statico, che da l’impressione che narrativamente parlando il film non si muova. E in parte è vero, perché i diversi tempi morti sono causati più che altro da uno sbagliato dosaggio della scansione degli eventi, concentrati per lo più negli ultimi minuti, con la conseguenza che molti particolari non vengono approfonditi e troppe domande lasciate senza risposta. A questo proposito andavano sicuramente gestiti meglio i personaggi dei due anziani e i dettagli legati alle fantasmatiche figure che infestano il bosco, percepite come minacce dallo spettatore senza che vi sia però un reale perché. “Oltre il guado” è dunque un film che va visto, ha grande personalità e conferma il talento di un regista che sicuramente meriterebbe superiore fama. L’atmosfera c’è, l’inquietudine pure, però manca il ritmo e una sceneggiatura che valorizzi l’interessante soggetto.

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