Surgies des flots, des hordes de créatures monstrueuses, les "Kaiju", ont déclenché une guerre qui a fait des millions de victimes et épuisé les ressources naturelles de l'humanité pendant des années. Pour les combattre, une arme d'un genre nouveau a été mise au point : de gigantesques robots, les "Jaegers", contrôlés simultanément par deux pilotes qui communiquent par télépathie. Mais même les Jaegers semblent impuissants face aux redoutables Kaiju. Alors que la défaite paraît inéluctable, les forces armées qui protègent l'humanité n'ont d'autre choix que d'avoir recours à deux héros hors normes : un ancien pilote au bout du rouleau et une jeune femme en cours d'entraînement qui font équipe pour manœuvrer un Jaeger légendaire, quoique d'apparence obsolète. Ensemble, ils incarnent désormais le dernier rempart de l'humanité contre une apocalypse de plus en plus imminente…
Réalisateurs
Guillermo del Toro
Distribution
Charlie Hunnam, Rinko Kikuchi, Idris Elba, Max Martini, Clifton Collins Jr., Ron Perlman, Charlie Day, Burn Gorman, Robert Kazinsky, Robert Maillet
Quando si è aperta una fenditura nel fondale dell’Oceano Pacifico sono fuoriuscite, poco a poco, gigantesche creature mostruose che hanno cominciano a distruggere le città. Inizialmente inermi, gli esseri umani hanno poi capito che l’unico modo per combattere queste creature, battezzate Kaiju, è utilizzare dei mostri a loro volta. E così le nazioni hanno costruito i Jeagers, giganteschi robot comandati da due piloti ciascuno, che si connettono alla macchina tramite una rete neuronale. La guerra però è impari e i Kaiju sembrano avere la meglio, decimando pian piano tutti i Jeagers. Dopo anni di combattimenti, c’è solo un ultimo tentativo da effettuare con i soli quattro robot rimasti: cercare di far penetrare una bomba nucleare nella fenditura oceanica, così da interrompere il ponte interdimensionale che consente ai mostri di arrivare dal loro mondo sulla Terra.
Guardando l’ultimo, meraviglioso, film di Guillermo Del Toro potrebbero venire in mente ai più giovani recenti successi come “Transformers” e “Cloverfield” eppure il regista messicano di “Il labirinto del fauno” si è prefissato un obiettivo ben preciso realizzando “Pacific Rim” e guai a nominargli i robot della Hasbro portati al cinema da Michael Bay! Del Toro con il suo ultimo, mastodontico film, ha voluto omaggiare tutto quel cinema d’animazione, di mostri e i rispettivi fumetti che raccontano di creature mostruose colossali e di robot dalle dimensioni spropositate: in “Pacific Rim” c’è l’immaginario di almeno due generazioni, da “Godzilla” e figli (i Kaiju) a Daitan, Gundam, Jeeg, molto Neon Genesis
Evangelion e cugini vari (i Jeagers), in mezzo a tutto questo ci sono una marea di riferimenti palesi o meno, conditi da un’ottima gestione della narrazione e dei personaggi per un film che mescola talmente tante cose da risultare del tutto originale.
Ogni secondo di “Pacific Rim” è una dichiarazione d’amore dell’autore a quell’immaginario che costituisce il suo bagaglio culturale e a quell’universo che si è prefissato di portare in scena. La passione con cui “Pacific Rim” è realizzato e raccontato è costantemente percepibile e nonostante il budget di circa 180 milioni di dollari che ne ha fatto uno dei blockbuster dell’estate 2013, questo è un film di Del Toro al 100%, vero appassionato di cinema e cultura popolare e non mero esecutore di pellicole da botteghino, come quasi sempre si percepisce da questa tipologia di prodotti.
Perché “Pacific Rim” è un bel film? Solo perché trasmette la passione per determinati prodotti? Ovviamente no.
“Pacific Rim” per lo più è un film fracassone in cui mostri giganti provenienti da un’altra dimensione se le danno di santa ragione con robot giganti guidati da soldati. Ma gli scontri altamente spettacolari, che ci offrono lunghi momenti di ludico e spensierato intrattenimento, sono legati a una cura per la storia narrata e per i personaggi che non ci saremmo
aspettati. “Pacific Rim” è innanzitutto un film che affronta il tema dell’unione e la condivisione (tra persone, popoli ed esperienze/vissuti individuali) e riesce ad aggirare tutti quei facili escamotage romantico-patriottici che solitamente vengono utilizzati per trasmettere questi valori nel cinema mainstream. Nel film di Del Toro non ci sono gli Stati Uniti indistruttibili che dominano la visione del mondo, ma c’è un discorso realmente globale che porta alla collaborazione per un comune obiettivo di vittoria: i piloti dei Jeagers provengono da ogni parte del mondo e anche se il protagonista Raleigh Becket è americano, per riuscire nel suo intento è costretto a collaborare e condividere ricordi ed esperienze con la giapponese Mako Mori, oltre che pianificare la strategia di attacco con piloti australiani, cinesi e russi. Si tratta di una guerra tra l’umanità e un mondo che le è estraneo, forse divino, in una pertinente sfida che potrebbe richiamare i miti greci e le crociate di quegli eroi che cercavano riscatto per l’uomo contro le divinità crudeli.
La cosa piacevole di “Pacific Rim”, inoltre, è la sceneggiatura curata dallo stesso Del Toro con Travis Beacham (“Scontro tra Titani”, non a caso), che riesce a trattare una storia dall’incredibile ampiezza narrativa (ma anche temporale) in modo assolutamente fluido e ordinato, grazie alla scelta di inquadrare tutta la vicenda dal punto di vista dei piloti di Jeagers (e in parte dei due scienziati che collaborano con loro). Inoltre anche gran parte dei vari personaggi che ci vengono presentati sono ben delineati, riescono a far emergere personalità e vissuti anche con poche immagini e battute e, soprattutto, riescono a creare empatia nello spettatore. Tra i tanti, forse, il personaggio meglio riuscito è Mako Mori interpretato dalla brava Rinko
Kikuchi (“47 Ronin”), una ragazza tanto fragile quanto temeraria e pronta a combattere per se stessa e per il suo trauma prima che per la causa. Ovviamente non passa inosservato il personaggio interpretato dall’attore feticcio di Del Toro Ron Perlman, Hannibal Chau, un trafficante di carcasse di Kaiju tanto spaccone e autoritario quanto simpatico.
Del Toro dirige con consapevolezza e mano sicura, riuscendo ad esaltare lo spettatore con le numerose e lunghe scene di combattimento, tutte fluide e ben coreografate nonostante siano ambientate praticamente sempre di notte e sotto la pioggia battente, se non addirittura sui fondali oceanici. A questo proposito conta anche la bella fotografia dark del fido Guillermo Navarro, che con Del Toro ha fatto molti film.
È quasi inutile sottolinearlo perché i trailers parlano chiaro, ma il look dei mostri e dei robot è davvero magnifico, sempre attento a differenziare l’uno dall’altro e, nel caso dei Kaiju, finalmente in grado di proporci mostri alieni originali, lontani dallo standard ragniforme degli ultimi anni,
piuttosto legato all’ambiente marino, con creature che ricordano spesso crostacei e rettili (non manca neanche un mostro volante, però!) e, perché no, almeno in un caso dal sapore decisamente lovecraftiano.
E la dedica finale a Ishiro Honda e Ray Harryhausen è un’ulteriore dichiarazione (anzi conferma) d’intenti di Del Toro.
C’è poi da sottolineare un dato: “Pacific Rim” è presentato in 3D ma si tratta di una conversione e non di un 3D natio, ma il risultato è altamente soddisfacente. Il film punta tutto sul senso di profondità ma coglie perfettamente nel segno, offrendoci un 3D non indispensabile ma assolutamente armonico e ordinato anche nelle scene di frenetica battaglia… il ché è davvero cosa rara per una conversione 3D!
Insomma, “Pacific Rim” è un film imperdibile per chiunque sia un appassionato di monster movie, anime e soprattutto buon cinema fantastico. Il regista messicano ha fatto nuovamente centro confermandosi uno degli artisti più talentuosi della sua generazione e “Pacific Rim” è intrattenimento intelligente e spettacolare, non solo il giocattolone estivo che ci si potrebbe aspettare.
Non scappate subito dalla sala che a metà dei titoli di coda c’è una sorpresa.
Aggiungete mezza zucca.