Sorority Row backdrop
Sorority Row poster

SORORITY ROW

2009 US
September 9, 2009

When five sorority girls inadvertently cause the murder of one of their sisters in a prank gone wrong, they agree to keep the matter to themselves and never speak of it again, so they can get on with their lives. This proves easier said than done, when after graduation a mysterious killer goes after the five of them and anyone who knows their secret.

Directors

Stewart Hendler

Cast

Briana Evigan, Leah Pipes, Rumer Willis, Margo Harshman, Audrina Patridge, Julian Morris, Carrie Fisher, Jamie Chung, Matt O'Leary, Maxx Hennard
Horror Mystery
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Jessica, Cassidy, Megan, Ellie, Chugs e Claire sono sei amiche che fanno parte di un’esclusiva confraternita universitaria, Theta Pi, il cui credo si basa su ideali di segretezza e solidarietà. Durante un party, le ragazze decidono di vendicarsi sul fratello di Chugs, Garrett, colpevole di infedeltà verso la sua ex, così gli spingono tra le braccia Megan, inscenando poi un’overdose da farmaci per la ragazza, che viene di conseguenza spacciata per morta. Lo scherzo però viene tirato troppo per le lunghe e il gruppetto porta Megan in un cantiere abbandonato per disfarsi del cadavere. In un momento di disperazione Garrett conficca una chiave a croce nel petto di Megan, uccidendola realmente. A questo punto le cinque ragazze e il ragazzo fanno un patto: occulteranno il cadavere e non parleranno mai di quello che è accaduto quella notte. Otto mesi dopo qualcuno comincia a inviare sms minatori alle ragazze, che in breve tempo cadono una dopo l’altra vittime dei colpi di un misterioso assassino. Ci si chiede l’utilità di un prodotto come “Patto di sangue” oggi. Pressoché nullo, direi, se posto nelle fauci di un masticatore medio di cinema horror, dal momento che il film di Steward Hendler (“Il respiro del diavolo”) non è altro che una summa di luoghi comuni e situazioni riciclate da una marea di altri teen-horror/slasher degli ultimi trent’anni. Ovviamente se darete questo film in pasto a un ragazzino che ha scoperto la sua voglia di horror dopo averne visto uno per la prima volta con “Paranormal Activity” o “Wolfman” (tanto per citare dei titoli recenti), oppure se la vostra cavia è stata ibernata nel 1966 e si sveglia solo ora, allora “Patto di sangue” potrebbe apparire quel bel film, perfino innovativo! Certo, perché comunque il lavoro svolto da Hendler esteticamente non è disprezzabile, ma purtroppo non si può ignorare la lama affilata che grava sulla testa di questo prodotto, una lama sulla quale sono rilesse le immagini di tante, troppe, altre pellicole a cui “Patto di sangue” deve praticamente tutto. Cominciamo col dire che ci troviamo di fronte a un remake, dunque ci si assesta sulla consuetudine del cinema horror a stelle e strisce degli ultimi dieci anni. La pellicola ispiratrice stavolta non è delle più conosciute e si tratta di “Non entrate in quel collegio”, riuscito slasher del 1983 diretto da Mark Rosman. Ma si tratta di uno di quei remake “per modo di dire”, dal momento che si prende dall’opera originale giusto lo spunto di base (ma anche quello è modificato) per proseguire poi su una strada autonoma. La cosa curiosa è che “Patto di sangue”, invece di seguire “Non entrate in quel collegio”, si rifà alla abusatissima formula narrativa che da “Prom Night - Non entrate in quella casa” a “So cosa hai fatto” si è ripetuta più e più volte fino alla nausea (altri esempi? “Jolly Killer”, “Valentine – Appuntamento con la morte”, “Scherzo letale”…). Non che il film di Rosman fosse immune dall’emulare il “Prom Night” con Jamie Lee Curtis che ha dato origine a tutto, ma almeno c’era uno sviluppo più brioso e quasi anarchico di quanto sia riprodotto con standardizzazione nel film qui in esame. L’insieme di immagini e parole che accompagnano “Patto di sangue” è già stato visto e già stato detto altrove. Il film inizia con un omicidio accidentale e un giuramento che ricordano in modo quasi imbarazzante il “So cosa hai fatto” di Jim Gillespie, comprese le diatribe tra chi vuole denunciare il fatto e chi punta sulla corda del “così facendo saremo rovinati a vita”. C’è perfino lo sbalzo temporale di alcuni mesi prima che il killer si faccia vivo con messaggi minatori! E poi c’è il killer celato da una tunica nera che fa tanto “Scream” e il fatto che si tratta della classica mantella che “chiunque potrebbe indossare” perché è l’abbigliamento cerimoniale di chi si laurea e il film si svolge in un campus universitario, quindi “chiunque potrebbe essere l’assassino”! L’idea carina – ripresa però dal film d’origine – è il cast tutto al femminile, un variegato ginepraio di caratteri femminili descritti con una sprezzante misoginia che rende il film, oltre che chiaramente indirizzato a un pubblico maschile, perfino divertente. Le ragazze protagoniste sono tutte o “mignotte” o “stronze” e il più delle volte hanno entrambe le qualità. E la cosa paradossale è che la protagonista, Cassidy, interpretata dalla bella Briana Evigan (“Step Up 2”; “S. Darko”), è candida e leale però nelle scene clou è sempre sudata, mezza nuda e strizzatissima in biancheria intima o pants, mostrandosi così molto vicina alla caratterizzazione fisica delle sue amiche. C’è da dire che il film ha un gran ritmo, entra immediatamente nel vivo della storia e prosegue tra scene di tensione e omicidi, alcuni anche piuttosto fantasiosi, come del resto è fantasiosa – ma stupida! – l’arma del killer, una chiave a stella di quelle che si usano nelle officine meccaniche, ma accuratamente modificata con lame e punteruoli in ogni estremità. A livello estetico “Patto di sangue” si difende molto bene. Si punta sulla stilosità di alcune scelte registiche che donano un tocco di personalità all’opera, come il lungo piano sequenza iniziale in slow-motion, poi ripreso con tecnica analoga nell’epilogo, e una certa cura per le scenografie e per la fotografia. Nel cast di giovani attrici si fanno notare soprattutto la già citata Briana Evigan, la “bruttina” del gruppo Rummer Willis (“La coniglietta di casa”, la serie tv “90210”) e Leah Pipes (la serie tv “Terminator: The Sarah Connor Chronicles”). In un piccolo ruolo anche Carrie Fisher, la principessa Leia di “Star Wars”. Insomma, siamo di fronte al classico film del quale nessuno avrebbe mai sentito il bisogno, uno slasherino evanescente che mai e poi mai lascerà ricordo di se nella sterminata lista di titoli che affollano il filone. Il film comunque diverte ed è ben confezionato; con la consapevolezza di non avere molte frecce al suo arco scocca quelle due di cui può fregiarsi: belle ragazze, spesso poco vestite, e scene di suspense comprensive di dosi medio-alte di violenza. Se vi accontentate fatevi pure avanti. Curiosità. In “Non entrate in quel collegio” l’arma che contraddistingueva gli omicidi era un bastone da passeggio con impugnatura a forma di testa di cane. In “Patto di sangue” l’arma di allora viene omaggiata in una sequenza in cui l’attrice Biana Evigan va in soccorso di una sua amica in mezzo alla schiuma e impugna proprio quel bastone.

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