Predators backdrop
Predators poster

PREDATORS

2010 US
juillet 7, 2010

Royce, un mercenaire, se retrouve obligé de mener un groupe de combattants d’élite sur une planète étrangère. Ils vont vite comprendre qu’ils ont été rassemblés pour servir de gibier. A une exception près, tous sont des tueurs implacables – des mercenaires, des yakuzas, des condamnés, des membres d’escadrons de la mort ; des « prédateurs » humains qui sont à présent systématiquement traqués et éliminés par une nouvelle génération de Predators extraterrestres. Voici l’affrontement sans pitié de tueurs absolus…

Réalisateurs

Nimród Antal

Distribution

Adrien Brody, Topher Grace, Alice Braga, Walton Goggins, Oleg Taktarov, Laurence Fishburne, Danny Trejo, Louis Ozawa, Mahershala Ali, Carey Jones
Action Thriller Science-Fiction
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Sette uomini e una donna si ritrovano catapultati in una foresta: sono stati tramortiti e gettati con il paracadute tra la vegetazione, non sanno dove sono e chi li ha messi lì. Dopo la diffidenza iniziale e le inevitabili tensioni interne al gruppo, gli otto si rendono conto che non sono sulla Terra ma su un pianeta simile e che qualcuno o qualcosa sta dando loro la caccia. Ci sono voluti ben 16 anni per dar vita a “Predators” – o “Predator 3”, che dir si voglia – dal momento che nel 1994 la Fox chiese a un giovane Robert Rodreguiz post “Mariachi” di scrivere il soggetto di un terzo film che rilanciasse la saga di “Predator” dopo il mezzo flop del secondo capitolo diretto da Stephen Hopkins. Quel soggetto ha preso polvere nei cassetti degli studi Fox per molti anni, è stato scavalcato dai due cross-over “Alien vs. Predator” fino a trovare attuazione nel 2010…ovviamente completamente stravolto dagli anni passati e dalla sceneggiatura degli esordienti Alex Litvak e Michael Finch che a un certo punto sembravano pronti a realizzare un remake del film capostipite. La fonte d’ispirazione per “Predators” è esplicitamente il mitico primo film diretto nel 1987 da John McTiernan, dal momento che l’ambientazione, la tipologia dei personaggi e la stessa struttura narrativa richiamano molto l’originale. Da queste caratteristiche quasi obbligate il regista ungherese Nimrod Antal (“Vacancy”; “Blindato”) costruisce un robusto film d’azione ricco di ritmo che sicuramente farà felici i fan dei cacciatori alieni, ma che allo stesso tempo mostra delle carenze, alcune delle quali ce le saremmo potute aspettare, altre un po’ impreviste. Cominciamo dalle sorprese in negativo. Ci troviamo alle prese con il prodotto di un franchise di successo che contava – tra episodi ufficiali e cross-over – già quattro film, nei quali la figura del Predator è stata mitizzata, ostentata ed esaltata più volte, fino allo status di protagonismo assunto nei due “Alien vs. Predator”. Facile e doveroso, dunque, aspettarsi un “Predators” in cui i cacciatori alieni con acconciatura rasta facciano da mattatori sulla scena. Invece, sorpresa, Antal e soci tengono i predators lontani dallo schermo per molto, troppo tempo, creando quel senso di frustrazione che ti porta a pensare “ok, ok, basta col nasone di Brody a tutto schermo, ora vogliamo il Predator ringhiante!”. Tenere nascosta la minaccia era un espediente perfetto per il film di McTiernan, dal momento che lo stesso spettatore del 1987 era alle prese con una novità e non sapeva cosa aspettarsi fino al fatidico duello finale in cui quello che sembrava quasi un cyborg rivela le sue fattezze mostruose a un Arnold Schwarzenegger all’apice di carriera. In “Predators” scatenare i cacciatori nell’ultima mezz’ora in un film che dura 105 minuti è forse una mossa sbagliata. C’è da dire, però, che nel momento in cui i predators entrano in scena il film decolla, mostrandoci dei cacciatori cattivi più che in passato e dotati di un look tra i migliori visti nell’intera saga. E questo alimenta il classico “senno di poi” che non fa altro che accentuare la frustrazione di cui si paralava su. La carenza che ci aspettavamo riguarda il parco di personaggi che affolla il film. Conoscendo la saga e consci del fatto che la vera star non è l’eroe umano bensì il predatore alieno, era facile aspettarsi protagonisti un po’ monodimensionali e in parte è così. Dico in parte perché sono riusciti a piazzare uno stravagante schizofrenico interpretato da Laurence Fishburne e anche un personaggio imprevedibilmente beffardo in grado di offrire un discreto colpo di scena. Per il resto c’è quella monodimensionalità che comunque non è un reale difetto ma quasi un marchio di fabbrica capace di creare familiarità, a partire dallo stereotipo abusatissimo della donna d’azione di origini ispaniche, che da “Aliens – Scontro finale” in poi (compreso “Predator” e “Predator 2”) è onnipresente. Buona e ben sfruttata l’idea della caccia. Il Predator è un cacciatore, lo sappiamo per certo e in ogni film ce lo ricordano; mai come stavolta, però, si rende centrale il ruolo del cacciatore e della preda, vero cardine di questo “Predators”. Sembra quasi che si voglia applicare la logica alla base di “La pericolosa partita”, racconto di Richard Connell e omonimo film di Ernest B.Schoedsack e Irving Pichel, secondo cui “la preda più pericolosa è l’uomo” e proprio per questo motivo c’è gusto nel dargli la caccia, una sorta di prova finale superata la quale si può decretare la rispettiva superiorità. In questo caso ci sono trappole, esche, segugi alieni da caccia, strategie, alleanze, tradimenti … il tutto in funzione di una lunga battuta di caccia in cui i ruoli sono, ovviamente, costantemente messi in discussione. Alla fine “Predators” è un survival horror carico d’azione, un body count adrenalinico e se preso esclusivamente per questo il film funziona molto bene. C’è una grande cura per gli effetti speciali e per il make-up – opera del sempre ottimo team di Berger e Nicotero – e una consapevole fierezza da serie B che va probabilmente attribuita alla produzione esecutiva di Robert Rodriguez. Cast di nomi noti che va da un palestrato Adrien Brody, ormai alle prese con personaggi che mai ti aspetteresti interpretati da lui, alla brasiliana Alice Braga (“Io sono leggenda”; “City of God”), dal già citato Laurence Fishbourne (“Matrix”; “Punto di non ritorno”) a uno sprecatissimo Danny Trejo (“Machete”; “Halloween – The beginning”). Se non fosse stato per la sensazione di idea riciclata e, soprattutto, per l’inspiegabile marginalità dei mostri, “Predators” sarebbe potuto essere un gran film, così rimane un buon film ma si posiziona all’ultimo posto della classifica nella saga “ufficiale”.

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