Q backdrop
Q poster

Q

1982 US
September 8, 1982

A fleeing gangland flunky discovers the New York nest of Aztec deity Quetzalcoatl, the man-eating flying serpent.

Directors

Larry Cohen

Cast

Michael Moriarty, Candy Clark, David Carradine, Richard Roundtree, James Dixon, Malachy McCourt, Fred J. Scollay, Peter Hock, Ron Cey, Mary Louise Weller
Horror Crime Mystery
HMDB

REVIEWS (1)

MS

Marco Soldati

skull skull skull empty skull empty skull
Da poco fuori di prigione, Jimmy Quin cerca lavoro come pianista in piccoli bar, ma non ha fortuna nel tentativo e così, per sbarcare il lunario, decide di tornare in affari con i suoi vecchi amici Slim e Morgan, specializzati in rapine a gioiellerie. Dopo un colpo andato male, Quinn, per scappare alla polizia, si rifugia nel Chrysler Building; all’ultimo piano, direttamente sotto “la punta”, fa una macabra scoperta: un gigantesco uovo e un cadavere completamente divorato. Mentre osserva terrorizzato il macabro spettacolo, qualcosa di enorme entra da una delle aperture del tetto e Quinn si precipita via appena in tempo. Da quel momento Quinn si troverà invischiato in una serie di macabri omicidi rituali e strane sparizioni che portano inevitabilmente al Chrysler Building, e l’unico disposto ad aiutarlo e a far luce sulla strana storia è il tenente Shepard. “Q - Il serpente alato” è uno dei migliori B-Movie degli anni 80, e forse di sempre. La trama risulta intrigante e sfaccettata, visto che si intrecciano due filoni: quello degli omicidi rituali e quello degli omicidi del “mostro”; due storie apparentemente diverse, ma in realtà strettamente connesse, per non dire l’una funzionale all’altra. Il cast vede, come protagonisti, due buoni caratteristi: Michael Moriarty, attore feticcio del regista Cohen (presente in quasi tutti i suoi film, compreso il recente “Pick me up”, della serie “Masters of Horror”), interpreta il ladruncolo Jimmy Quinn, mentre l’antagonista, il poliziotto Shepard, è interpretato da David Carradine, tornato alla ribalta, dopo anni di piccole produzioni, con il capolavoro “Kill Bill” di Tarantino. Il primo tempo risulta essere la parte migliore del film; coinvolge lo spettatore e annovera diverse buone trovate (l’ombra del mostro sui palazzi; i macabri ritrovamenti in vari punti della città; la teoria per cui durante il volo non sarebbe possibile vedere il mostro; la stessa figura e/o rappresentazione del dio serpente; il richiamo ai riti aztechi, fedelmente riportati). Un discorso a parte meritano gli effetti speciali, soprattutto per chi, come lo scrivente, è affezionato ai vecchi trucchi artigianali e alla stop motion, con i suoi mostri “di plastilina”; il trucco è piuttosto semplice, per alcuni versi anche buffo, però efficace e mai brutto, poi suscita tanta ma tanta nostalgia per i tempi andati e ricorda molto i film di fantascienza degli anni 50. Le “animazioni” sono piuttosto credibili e a tratti divertenti (varie le scene degne di nota come l’attacco finale al Chrysler Bulding); il rispolvero della stop motion, risulta una scelta azzeccata, perché permette di realizzare delle buone scene di azione che, altrimenti, non si sarebbero potute girare a costi contenuti. Molto ben curati e credibili gli omicidi rituali, tra i quali segnaliamo uno scuoiamento e un truculento accoltellamento (per non tralasciare i numerosi cadaveri con cuore asportato o senza pelle oppure le numerose vittime del mostro). Il secondo tempo, nonostante perda qualche punto (caratteristica, purtroppo, che spesso accomuna i b-movie: un secondo tempo non all’altezza del primo per esaurimento di idee oppure per difetti vari, come vuoti di sceneggiatura), a causa di qualche piccola incongruenza nello svolgimento della storia (e qualche scena un pò ridicola, come il rapimento di un uomo su un tetto, da parte del mostro, oppure quella dell’organizzazione di un piano, da parte della polizia, per catturare quest’ultimo) procede, tutto sommato, in scioltezza e risulta, in alcuni punti, anche piacevolmente autoironico. L’ironia, in questo genere di film, si palesa spesso come una componente fondamentale perché consente di non prendere troppo seriamente lavori che frequentemente appaiono inverosimili e non molto credibili. La fotografia appare ben curata, decisamente sopra la media per questo genere di lavori; degne di nota sono anche le locations. La storia si dipana perfettamente tra i bassifondi della città e le “cime” di quelli che sono i suoi palazzi più famosi e rappresentativi, come appunto il Chrysler Building; curioso, in tal senso, il contrasto che viene sempre riproposto tra vedute dal basso e vedute dall’alto (si passa dalla prospettiva uomo, dalle caotiche strade della metropoli, a quella del mostro, dall’alto o dalle cime dei palazzi). Buona la colonna sonora, che sottolinea perfettamente l’azione del film e non risulta mai ingombrante (non male uno “strimpellamento jazz al pianoforte” all’inizio del film e il motivo portante di quest’ultimo). Nel finale si può notare un simpatico omaggio ad un grande capolavoro del cinema, ovvero “King Kong” di Merian C. Cooper e Ernest Schoedsack del 1933. “Q – Il serpente alato” rappresenta, insieme a “Baby Killer”, il miglior lavoro di Larry Cohen, un abile artigiano che è riuscito, con molta fantasia e pochi mezzi, a dar vita ad una delle leggende più affascinanti, misteriose e sanguinarie degli aztechi, quella del dio serpente; un dio crudele e vendicativo in onore del quale venivano compiuti svariati sacrifici umani. Merita mezza zucca in più.

Where to Watch

Stream

Amazon Prime Video Amazon Prime Video
MIDNIGHT FACTORY Amazon Channel MIDNIGHT FACTORY Amazon Channel
Amazon Prime Video with Ads Amazon Prime Video with Ads