The Ruins backdrop
The Ruins poster

THE RUINS

2008 DE
April 2, 2008

Americans Amy, Stacy, Jeff and Eric look for fun during a sunny holiday in Mexico, but they get much more than that after visiting an archaeological dig in the jungle.

Directors

Carter Smith

Cast

Jonathan Tucker, Jena Malone, Shawn Ashmore, Laura Ramsey, Joe Anderson, Sergio Calderón, Jesse Ramirez, Balder Moreno, Dimitri Baveas, Patricio Almeida Rodriguez
Horror
HMDB

REVIEWS (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Quattro amici si trovano a trascorrere il loro penultimo giorno di vacanze in Messico quando fanno la conoscenza di Mathias, un giovane turista tedesco che invita i ragazzi ad aggregarsi a lui in un’avventurosa gita verso alcune rovine Maya antiche e ancora inesplorate. I ragazzi, dopo aver accettato l’invito di Mathias, si recano sul posto e quella che doveva essere una gita non tarderà a trasformarsi nel peggiore degli incubi a seguito di una feroce aggressione da parte di un gruppo di indigeni del posto che impedirà loro di allontanarsi dalla piramide e di rifugiarsi sul tetto del tempio Maya. Giunti sulla sommità della costruzione, per i ragazzi non sarà più possibile abbandonare la locazione poiché la popolazione locale sta mettendo in quarantena il tempio. Ma cosa c’è di tanto pericoloso in quelle antiche rovine da spingere i nativi del posto ad agitarsi tanto e ad isolare la zona? I giovani turisti americani scopriranno ben presto, e a loro spese, che in quella piramide si annida qualche cosa di molto antico e affamato. È proprio vero: la Natura ci ha dato la vita e di conseguenza può togliercela quando vuole! In quest’ultimo periodo il cinema horror appare particolarmente interessato, o ancor meglio terrorizzato, da quello che è il mondo naturale (vegetale in particolar modo) e sembra quasi che voglia a tutti i costi sfoggiare il suo “pollice verde” conducendo una stretta alleanza con l’ecologia e la botanica. Nel portare a termine tale impresa, logicamente, il cinema horror adotta una strada insolita e moralmente originale: non ci mostra, cioè, cosa accadrebbe se fosse l’uomo a devastare la natura, ma ci mostra una natura che, stanca dei soprusi dell’umanità, è lei a detenere una posizione di predominio e capace di distruggere e annientare la specie umana. Dunque il cinema di genere ha imparato a temere un nuovo villan: Madre Natura. In breve tempo, infatti, le nostre sale hanno accolto due pellicole che vedono in Madre Natura un temibile avversario: dopo l’apocalittico “E venne il giorno” di M.N. Shyamalan, arriva “Rovine” (“The Ruins”) diretto da un ancor poco esperto Carter Smith e basato sull’omonimo romanzo di Scott Smith. La storia narrata in “Rovine”, seppur potrebbe riportare alla mente in maniera assai vaga un vecchio cult del passato come “Il giorno dei Trifidi”, appare particolarmente accattivante ed anche originale dato che cerca di condire, in maniera piuttosto sapiente, il tipico survival-horror con elementi storici e antropologici desiderosi di riportare alla luce e all’attenzione dello spettatore antiche e ancor poco conosciute civiltà. Così la scelta di focalizzare l’attenzione su una misteriosa piramide ancora estranea all’occhio dell’uomo e costruita per mano dell’antica civiltà Maya appare particolarmente vincente ed interessante, dato che riesce a conferire al film quel piccolo spessore in più che potrebbe avviarlo alla differenziazione dalla massa. Anche la scelta del nemico da combattere e da cui difendersi riesce a suscitare motivo di interesse: se in un primo momento possiamo vedere e temere solo un gruppo di indigeni spietati, consci del pericolo ma incapaci di comunicarlo ai giovani turisti, è in un secondo momento che ci è possibile conoscere l’identità della vera minaccia da temere e cioè un’arcaica pianta carnivora, simil edera, che riveste l’intera costruzione Maya e cresce solo all’interno di essa. Un nemico linfaceo, dunque, invasivo e difficile da combattere e che particolarmente rispecchia quella che fu la cultura Maya connessa alla loro devozione e divinizzazione del mondo naturale. Purtroppo, però, non tutto è stato condotto accuratamente e così i difetti che gravano su “Rovine” non tardano a venire a galla. La storia di per se affascinante viene in parte rovinata da uno svolgimento men che mediocre, incapace di rendere a pieno giustizia al film e dovuto ad una sceneggiatura pedestre che pecca in svariati punti. Il primo neo riscontrabile nell’opera è senza dubbio la scarsa caratterizzazione dei personaggi, gettati sulla scena e lasciati in balia dello scorrere dei minuti, e la presenza di molteplici dialoghi sciocchi sfocianti spesso nel banale; ma il grave è rappresentato da una totale assenza di azione narrativa, infatti lo svolgersi dei fatti è eccessivamente ripetitivo, tanto che i protagonisti, dopo esser giunti sulla cima del tempio, non fanno altro che urlare, piangere e calarsi all’interno della piramide per poi risalire celermente. Il film, dunque, inizia, si evolve e conclude senza però andare mai realmente da nessuna parte. Altro punto dolente è rappresentato dalla scelta di ambientare l’intera pellicola alla luce del sole e sulla sommità della costruzione Maya, scelta forse innovativa ma poco consona per un lungometraggio che avrebbe tratto giovamento se l’azione si fosse spostata all’interno dell’antica architettura, ricca di labirintici e claustrofobici cunicoli (e sicuramente più idonei per un film dell’orrore). La regia di Carter Smith appare convincente, anche se poco sperimentativa, e capace in diverse occasioni di generare il giusto pathos nell’animo dello spettatore mettendo in scena situazioni inquietanti e abbastanza d’effetto (come la lunga sequenza in cui le due ragazze si recano all’interno della piramide per cercare il cellulare che continua a squillare imperterrito). Non mancano, inoltre, abbondanti sequenze per stomaci forti e sfocianti nel gore più estremo anche se, il più delle volte, risultano esageratamente gratuite e leggermente intrusive. Punto di demerito rivolto al cast composto da volti più o meno noti ma sommariamente poco convincenti. Tra questi si distingue, in positivo, la giovane Jena Malone (“Donnie Darko”, “Into the wild”) capace di donare personalità e rilievo ad un personaggio poco approfondito su carta, mentre a controbilanciare la sua buona performance abbiamo un inespressivo e poco credibile Jonathan Tucker (“Non aprite quella porta”, “Hostage”) che sembra non aver ben chiare quelle che sono le sorti del suo personaggio. Tra gli altri volti possiamo citare Shawn Ashmore (l’uomo ghiaccio degli “X-Men”), Laura Ramsey (“The Covenant”, “Venom”) e Joe Anderson (“Across the Universe”). Insomma, nulla di speciale bolle in pentola; “Rovine” aveva potenziale per risultare un ottimo film e invece si è accontentato di essere solo un piacevole filmetto. Vedibile ma trascurabile al tempo stesso. Merita comunque mezzo voto in più.

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