MC
Marco Castellini
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Sconvolta dal suicidio del padre Daniella inizia un'indagine che ben presto la porta a scoprire molte scomode verità. L'amato genitore, di cui lei si fidava ciecamente, nascondeva un lato oscuro, era uno dei capi di una setta di fanatici religiosi che, interpretando in modo distorto le Sacre Scritture, sacrifica i primogeniti di ogni famiglia. Improvvisamente le persone e i luoghi che la circondano cominciano ad apparirle sotto una luce diversa. Sotto la calma apparente della piccola comunità, la ragazza capisce di non essere più al sicuro... . Prodotto dalla Filmax, la factory spagnola di Julio Fernandez ormai specializzata in horror (a lei si devono piccoli gioielli come “Darkness”, “Nameless” e “Dagon”), e tratto dal romanzo “The Pact Of The Father “di Ramsey Campbell, “Second Name” è il secondo lungometraggio diretto dal ventinovenne spagnolo Paco Plaza. Un buon film, chiaramente ispirato al classico “Rosemary's Baby”, ma mentre nel film di Polanski l'accettazione della convivenza con il male risultava, a conti fatti, come una scelta obbligata, Plaza pone la questione in termini diversi: è giusto accettare il compromesso o è meglio rimanere fedeli a se stessi anche a costo di perdere tutto? Il canovaccio è quello da “classico” film dell’orrore (ambientazioni fredde, colori cupi, musiche gotiche, sette segrete e forze demoniache pronte a scatenarsi) ed un ritmo non certo eccelso ma che grazie alla solida regia di Plaza, alle ottime interpretazioni dei protagonisti (molto ispirata la prova di Erica Prior) e ad una storia molto intrigante con un finale nero, cupo e senza un briciolo di speranza risulta, alla fine, un’opera risuscita. Tra le noti dolenti sicuramente da segnalare la scelta di inserire un personaggio assolutamente fuori luogo come quello dell’ispettore incaricato delle indagini, il sing. Potts, tratteggiato come na vera macchietta: baffoni neri, impermeabile di almeno due taglie più grandi della sua misura, sempre incerto e impreparato su tutto; personaggio assolutamente inadatto ad un horror, e ancor di più ad un horror dalle atmosfere cupi e sordide come “Second Name”. Non siamo ai livelli di “Nameless” e “Darkness” ma chi ha apprezzato le ambientazioni e lo stile dei due horror di Balaguerò (specialmente del primo) si ritroverà soddisfatto anche da questo “Second Name”.