MC
Marco Castellini
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Alcuni efferati omicidi sconvolgono modelli e stilisti di un prestigioso atelier di moda. Vengono uccise sei donne, una dopo l’altra, e tutte in modi atroci. Mentre l’ispettore Silvestri indaga viene rinvenuto il diario di una delle ragazze uccise che sembra contenere delle rivelazioni molto compromettenti. Qual è il filo che lega tutti gli omicidi? Oltre al grande merito di aver inaugurato il filone gotico italiano con “La Maschera Del Demonio”, Mario Bava ha anche il non minor pregio di aver diretto questo “Sei Donne per l’Assassino” che è considerato il primo giallo in chiave orrorifica della cinematografia italiana. Con questa pellicola Bava per la prima volta mette in primo piano la figura dell’assassino: un’inquietante personaggio nero vestito, diabolico, onnipresente ma senza volto, che massacra e terrorizza le sue vittime (tutte donne) nei modi più atroci. Queste vengono strangolate, sfregiate con un guanto irto di punte (che anticipa gli artigli del Freddy Krueger di “Nightmare”), affogate, spinte con il volto sopra una stufa incandescente (anticipando, in questo caso, uno dei più celebri omicidi di “Profondo Rosso”). Il regista insiste sull'atrocità dei delitti: il sonoro durante gli assalti dell'assassino è al massimo ed il "repertorio" di efferatezze messo in scena assolutamente impressionante. Un film carico di suspense che evidenzia fin dai titoli di testa – in cui gli attori vengono presentati come fossero manichini - che tutti i personaggi protagonisti della storia altro non sono che pedine di un macabro gioco, di cui non si può intuire nulla fino alla resa dei conti finale. Per molti aspetti “Sei Donne per l’Assassino” rimane tuttora un’opera insuperata nel suo genere ed è senza ombra di dubbio un film che non può non essere visto da tutti gli appassionati. Curiosità: in originale il film doveva intitolarsi “L’Atelier della Morte” ma prima di distribuirlo la produzione decise di cambiarlo con il più accattivante “Sei Donne per l’Assassino”. L’effetto sonoro per la sequenza in cui viene bruciato il volto della povera modella venne reso da Bava utilizzando il rumore di una fettina di carne alla piastra.