Nel 1954, i due agenti federali Teddy Daniels e Chuck Aule vengono inviati all'istituto mentale Ashecliffe di Shutter Island, al largo della costa est, per indagare sull'improvvisa scomparsa di Rachel Solando, una pericolosa infanticida. Il direttore dell'istituto, il dottor Cawley, e i vari infermieri sostengono che la madre assassina si sia come dileguata dalla sua stanza senza lasciare alcuna traccia, ma l'agente Daniels nutre fin dal principio dei forti sospetti sullla gestione dell'ospedale da parte del dottor Cawley e del suo medico assistente, il dottor Naehring. Un uragano costringe i due agenti a protrarre il soggiorno sull'isola, durante il quale le indagini proseguono e particolari sempre più inquietanti emergono, mentre Daniels continua ad avere delle visioni che riguardano la moglie defunta e le sue esperienze di guerra contro gli ufficiali nazisti.
Registi
Martin Scorsese
Cast
Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Max von Sydow, Michelle Williams, Emily Mortimer, Patricia Clarkson, Jackie Earle Haley, Ted Levine, John Carroll Lynch
1954. L’agente federale Teddy Daniels viene mandato, insieme al nuovo partner Chuck Aule, a Shutter Island, un penitenziario al largo di Chicago che ospita 66 pericolosissimi criminali con problemi mentali. Daniels deve risolvere il mistero di una paziente scomparsa nel nulla, presumibilmente evasa anche se la sua cella era chiusa dall’esterno e nessuna guardia l’abbia vista uscire. L’indagine però comincia a prendere una brutta piega dal momento che sulla vicenda aleggia una strana omertà e una tempesta si sta dirigendo verso l’isola con il pericolo di tagliare qualunque contatto con la terra ferma.
Martin Scorsese si da all’horror.
Ma “Shutter Island” non è un vero e proprio horror, direte voi. Ma siamo proprio sicuri?
Il viaggio nell’abisso di un uomo macchiato di sangue, un abisso che prende le sembianze di un tetro manicomio criminale, strapieno di assassini terribili che in una notte di tempesta riescono ad evadere dalle proprie celle, inquietanti incubi costellati di fantasmi e morti viventi…non è questo materiale tipico del cinema horror? E poi ancora l’atmosfera opprimente, le orde di ratti neri, i richiami architettonici al gotico cinematografico, il pessimismo, la visita al cimitero durante una notte piovosa. Le carte in regola per il visto di horror d’autore ci sono proprio tutte. Il geniale regista di alcuni dei capolavori del cinema
noir/gangsteristico postmoderno, dunque, confeziona un film del brivido dopo la già ottima prova data nel 1991 con lo psycho-thriller “Cape Fear – Il promontorio della paura”: lì c’era un romanzo di John D. McDonald da cui attingere e l’attore feticcio Robert De Niro, qui il romanzo appartiene a Dennis Lehane e il ruolo di protagonista è affidato a Leonardo Di Caprio, nuovo attore-feticcio per Scorsese.
L’impressione che si ha allo scorrere dei titoli di coda di “Shutter Island” è quella del capolavoro mancato, dell’occasione di fare un film immenso gettata alle ortiche a causa di scelte narrative non del tutto condivisibili. C’è da dire, però, che in questo caso parliamo di un’impressione fortemente soggettiva e che magari le banalità di cui andrò a parlare non sono tali per molti altri spettatori.
“Shutter Island” parte alla grande, ci immerge immediatamente nella storia e nelle atmosfere da incubo che permeano l’intera vicenda. Scorsese utilizza una carrellata in soggettiva per farci
entrare nel penitenziario di Shutter Island: i grandi cancelli scuri e cigolanti si aprono all’avvicinarsi della macchina da presa e dunque dello sguardo del protagonista che fin da subito viene fatto coincidere con quello dello spettatore, creando immediatamente un gran senso dell’immedesimazione. I dettagli sui volti delle guardie che conducono i detective all’interno della struttura sembra già far presagire svolte narrative infauste per l’agente Daniels e gli inquietanti criminali che lavorano nel parco del penitenziario aggiungono phatos alla carica orrorifica che in un paio di minuti di visione si è già venuta a creare. L’inizio è fulminante e così anche i successivi trenta minuti. Si crea immediatamente una speciale alchimia tra lo spettatore e il protagonista della vicenda, un’empatia data sia dall’ottima caratterizzazione su carta dell’agente Teddy Daniels sia dall’interpretazione dell’ottimo Leonardo Di Caprio, che da film in film sta mostrando una crescita attoriale impressionante.
I primi trenta-quaranta minuti del film, dunque, finché si costruisce l’atmosfera e si cominciano a incastrare i tasselli della storia, riesce davvero a far gridare al capolavoro, onde però una repentina messa in gioco del giudizio dal momento in cui vengono introdotti quegli elementi che irrimediabilmente tirano fuori l’investigatore che risiede in ogni spettatore. “Shutter Island”, più di ogni altro film mainstream degli ultimi anni, presenta una soluzione al mistero prevedibilissima, fortemente urlata dalle stesse immagini del film e
intuibile senza difficoltà già nella prima mezz’ora. Una delusione, dunque, per lo spettatore trovarsi di fronte a una soluzione che aveva ampiamente previsto quasi due ore prima che venisse svelata, rendendo così quasi inutile lo svilente tram-tram del protagonista. Una soluzione, tra l’altro, portata sullo schermo in un finale un po’ troppo macchinoso, affidato a un lungo duplice ‘spiegone’ (prima a parole poi per immagini), espediente che dovrebbero bandire dal mondo del cinema contemporaneo perché sempre colpevole di spezzare la tensione del racconto.
A questo punto, però, bisogna prendere atto del fatto che la colpa non va imputata a Scoresese e forse neanche al suo sceneggiatore Laeta Kalogridis (“Alexander”; “Pathfinder”), bensì a quel Dennis Lehane già autore del bellissimo “Mystic River” (da cui è stato tratto l’omonimo stupendo film di Clint Eastwood) che ha scritto un romanzo d’atmosfera che fa suoi molti, troppi, cliché del thriller utilizzandoli come colpi di scena.
Particolarità di “Shutter Island” è l’inserto di frequenti – forse troppo frequenti! – momenti onirici per delineare la personalità del detective protagonista. Un personaggio dal passato doppiamente drammatico, in quanto soldato durante il rastrellamento di Dachau e vedevo di una moglie morta in un rogo doloso. Alcuni dei sogni rappresentati sono inquietanti e allo stesso tempo bellissimi, soprattutto quelli che riguardano la guerra e i delitti compiuti della ricercata, altri, più funzionali al dipanarsi della trama e con protagonista la moglie del detective, risultano
meno fluidi e più artefatti.
Oltre al bravissimo Di Caprio, completano il cast il simpatico Mark Ruffalo (“Zodiac”; “30 anni in un secondo”) nel ruolo del partner di Daniels, Ben Kingsley (“Slevin”; “Fa la cosa sbagliata”) nei panni del Dr. Crawley, Max Von Sydow (“L’esorcista”; “Minority Report”) in quelli del Dr. Naehring, e Michelle Williams (“Hallowen – 20 anni dopo”; I segreti di Brokeback Mountain”), la più stonata del gruppo, nella parte della moglie defunta di Daniels. Piccolo ruolo per il sempre bravo Ted Levine (“Il silenzio degli innocenti”; “Le colline hanno gli occhi”) e per l’imminente Freddy Krueger Jackie Earle Haley (“Watchmen”). Cammeo per il robertdeniriano Elias Koteas (“Il messaggero”; “Il quarto tipo”), nei panni di Laeddies.
Un applauso alla cupa fotografia di Robert Richardson, alle scenografie di Dante Ferretti e alle musiche.
Questo è “Shutter Island”, un sontuoso a tratti bellissimo thriller d’atmosfera e terrore che presenta una parte “gialla” prevedibile e allo stesso tempo macchinosa. Falle narrative che non permettono a Scorsese di confezionare un nuovo capolavoro ma solo un buon film.