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Roberto Giacomelli
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Mac è il leader del gruppo pop Slash. Una sera, dopo un concerto, Billy Bob va a fare visita a Mac annunciandogli la morte di sua zia e l’imminente funerale. Mac e i suoi colleghi e amici si recano con il pulmino della band nella fattoria in cui il ragazzo è cresciuto per presenziare al funerale. Lì però Mac rivede il padre dopo tanti anni e gli riaffiorano alla mente i tragici eventi che lo hanno portato ad allontanarsi da quel luogo, legati soprattutto alla morte di suo nonno Jethro, sospettato all’epoca di essere un terribile assassino. Nel momento in cui Mac è tornato alla fattoria, un misterioso uomo vestito come uno spaventapasseri comincia a mietere vittime nel circondario.
Neanche il Sud Africa si fa mancare un’incursione nel filone degli slasher movie e per farlo decide di cavalcare l’onda rilanciata da “Scream” e soci. Leggendo la trama di “Slash” non gli si darebbe un soldo bucato a questo teen slasher firmato da Neal Sundstrom (“Howling IV”), poi andando un poco più a fondo si capisce che qualche buona idea questo slasher in realtà ce l’ha, anche se, a conti fatti, il risultato non vale neanche quel misero soldo bucato.
La sceneggiatura di Stephen R. Francis e Gus Silber raccoglie tutti gli stereotipi narrativi dello slasher classico, aggiunge la formula da whodunit propria della “Scream-moda” e in più introduce elementi legati alla religione pagana che richiamano un po’ il kinghiano “Grano rosso sangue”. Quest’ultimo elemento, che poi è l’unico originale del film, è decisamente accattivante e capace di legare il classico boogeyman da slasher – qui dalle sembianze di uno spaventapasseri, per rimanere giustamente in tema – con riti propiziatori di carattere pagano che uniscono il sacrificio del sangue con la ricchezza del raccolto. Purtroppo quest’ottimo spunto è appena accennato e dopo un’introduzione con duplice omicidio promettente tutto il resto è abbandonato al caso e alle solite dinamiche dello slasher, trite e ritrite, anzi qui rappresentate dal peggio che si potesse fare.
A questo punto bisogna riflettere su un dato
sconcertate. Come ben sappiamo lo slasher dopo “Halloween” aveva già sparato le cartucce migliori e per dare allo spettatore qualche cosa che non fosse la semplice copia carbone del film di Carpenter bisognava trovare qualche elemento di novità. Così, prima dell’incursione nel fantastico con “Nightmare”, si decise di aggiungere all’elegante formula carpenteriana gli elementi caratteristici dell’exploitation: sesso e sangue. La fortuna fu di “Venerdì 13”, da cui derivano gran parte degli slasher più rappresentativi degli anni ’80, che di fatto impone delle regole base alla realizzazione di un buon slasher movie.
Questa lunga premessa per constatare come Sundstrom con “Slash” non solo nega fin dall’inizio il prototipo carpenteriano, ma decide di non seguire neanche l’exploitation alla “Venerdì 13”, confezionando così solo uno slasher da bollino verde che in primis annoia a morte. Prima che il film entri nel vivo – e intendo serial killer e primi omicidi – bisogna aspettare 50 lunghi minuti di chiacchiere e fesserie fatte dire e fatte fare da uno stuolo di personaggi tra i peggiori mai visti in un film di questo tipo. Avete presente ragazzotti
scemi che fanno scherzi anche quando c’è scappato il morto? “Slash” ne è pieno. E avete presete il tizio con il ventre a tartaruga ma totalmente inespressivo che per buona parte del tempo sta a torso nudo per mostrare gli addominali? In “Slash” è addirittura il protagonista. Terrificante, eh!
Poi quando qualche cosa comincia ad accadere e il killer si fa vivo, tutti gli omicidi avvengono al buio o fuori campo, non si vede una sola goccia di sangue e per di più le due ragazze del film non mostrano neanche un centimetro di pelle nuda (ci sarebbe anche qualche cosa da ridere sulle scelte di casting a proposito, ma sorvoliamo). Così non si fa, Sundstrom non ha capito qual è il suo target di riferimento e dunque va da se che il film è un disastro.
Uniche note positive sono una confezione dignitosissima da film hollywoodiano, con tanto di bella fotografia desaturata, e un look per il boogeyman accattivante anche se un po’ troppo simile al Creeper di “Jeepers Creepers” con maschera alla Leatherface. Tutto qui, poi noia e frustrazione.
Da evitare anche per gli amanti dello slasher.
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