The Terminator backdrop
The Terminator poster

THE TERMINATOR

1984 GB
October 26, 1984

In the post-apocalyptic future, reigning tyrannical supercomputers teleport a cyborg assassin known as the "Terminator" back to 1984 to kill Sarah Connor, whose unborn son is destined to lead insurgents against 21st century mechanical hegemony. Meanwhile, the human-resistance movement dispatches a lone warrior to safeguard Sarah. Can he stop the virtually indestructible killing machine?

Directors

James Cameron

Cast

Arnold Schwarzenegger, Michael Biehn, Linda Hamilton, Paul Winfield, Lance Henriksen, Rick Rossovich, Bess Motta, Earl Boen, Dick Miller, Shawn Schepps
Action Thriller Science Fiction
HMDB

REVIEWS (1)

FC

Francesco Chello

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2029, un potentissimo computer, Skynet, sviluppato dalla Cyberdyne System come arma di difesa in grado di apprendere e crescere da solo, si ribella ai suoi creatori con lo scopo di conquistare la Terra distruggendo tutte le forme di vita presenti su di essa. Per raggiungere l’obiettivo costruisce delle macchine esteriormente identiche in tutto e per tutto agli esseri umani (dotati perfino di un rivestimento organico uguale alla pelle) detti Terminator, che al loro interno nascondono un sofisticatissimo scheletro metallico. Uno di questi viene inviato nella Los Angeles del 1984 per uccidere Sarah Connor, che sarà madre di John, il futuro capo della resistenza umana. Ma dal futuro arriva anche un uomo, Kyle Reese, un soldato inviato proprio da John Connor, incaricato di proteggere Sarah. “Terminator” è un film del 1984 di James Cameron. E mai come in questo caso dire che è un film “è di” qualcuno è fare un’affermazione esatta. Sì perché James Cameron questo film non l’ha solo diretto, egregiamente, Cameron questo film l’ha concepito a 360 gradi! Il regista statunitense infatti lo ho dapprima “sognato” (come lui ama ricordare in un simpatico aneddoto di un sogno dovuto ai deliri di una brutta febbre), immaginato, visualizzato, scritto, ne ha realizzato personalmente tutti i disegni. Ha partecipato, collaborando con i grandi specialisti di ogni settore, alla realizzazione di effetti speciali, musiche, scenografie. Un modo eccezionale di fare cinema, un assoluto perfezionismo per l’artista a tutto tondo che risponde al nome di James Cameron, marchio di fabbrica che lo contraddistinguerà del resto anche nei suoi lavori successivi, un dato obiettivo a prescindere dal gradimento per i suoi film o dalla simpatia che si può avere o meno per il personaggio. “Terminator” potrebbe far pensare al film costruito esclusivamente intorno ad azione ed effetti speciali, componenti che senza dubbio non mancano, anzi, ci mancherebbe se così non fosse, ma che si mescolano sapientemente ad una storia coinvolgente e dei personaggi interessanti. Lo script è un assoluto colpo di genio, una trama intricata ed originale che cattura lo spettatore fin dai primi minuti. Cameron disegna un futuro in cui le macchine prendono il sopravvento sull’umanità, con l’unico obiettivo di annientarla completamente nell’assoluto dominio del pianeta. Ma la storia narrata, grazie ad una notevole trovata, non si svolge nel futuro ma bensì nel presente: un presente che per cupezza e freddezza non sfigura rispetto agli ipotetici anni a venire. Attraverso un viaggio nel tempo, infatti, la guerra fra macchine e uomini si svolge ai giorni nostri, e vede da una parte il Terminator, un cyborg programmato per uccidere Sarah Connor, epicentro dello scontro, e dall’altra Kyle Reese, soldato della futura resistenza umana, inviato nel passato dal figlio di Sarah, John il capo dei ribelli, per salvarla. Si scatena così una lotta decisamente impari, cinematograficamente assai appassionante che dà vita a numerose sequenze ad alta tensione. Uno script geniale nel quale hanno assoluto rilievo i tre personaggi principali. Con il Terminator ci viene consegnato un personaggio destinato ad entrare negli annali delle cinematografia tutta, non solo Sci-Fi. Un complessissimo Cyborg studiato nei minimi dettagli: ci verrà mostrato il suo punto di vista, ci verranno spiegate le sue caratteristiche, vedremo la sua struttura interna, l’Endoskeleton, uno scheletro d’acciaio cromato. Una perfetta macchina da morte, spietato, implacabile, incapace di provare qualsiasi tipo di emozione, programmato per un unico scopo: uccidere. Il suo aspetto, il modus operandi, la sua forza, l’uso indiscriminato della violenza, il fascino dell’organico e del meccanico fusi insieme ne fanno un personaggio memorabile. Un assassino degno della migliore tradizione dei Villains cinematografici, come dimostra la scia di morti che si lascia dietro dall’inizio alla fine della pellicola, tra le tante va citata sicuramente la memorabile scena della stazione di polizia in cui il Terminator fa letteralmente piazza pulita dei malcapitati agenti. Venendo poi ai due protagonisti positivi, Sarah Connor e Kyle Reese, nei quali sarà impossibile per lo spettatore non immedesimarsi, vivere le loro ansie, le loro paure, la loro fuga. Personaggi ben caratterizzati ed approfonditi, dal profilo ben delineato. Sarah vivrà nel corso della pellicola una sorta di metamorfosi: dalla tipica ragazza della porta accanto, ingenua, timorosa, vulnerabile ad una donna forte, una vera combattente; Reese è un uomo coraggioso, dai fortissimi ideali, pronto al sacrificio pur di proteggerli, ma è anche un uomo confuso, spaesato nel suo essere stato catapultato in un’epoca differente. Grandi personaggi resi indimenticabili da grandi interpretazioni. Ad iniziare naturalmente da quella di Arnold Schwarzenegger. Schwarzy non interpreta Terminator..Schwarzy è Terminator! Assolutamente perfetto l’austriaco nei panni del killer cibernetico, nelle movenze, la camminata, lo sguardo e tutto il resto. Un ruolo che superficialmente potrebbe apparire come facile ma che in realtà nasconde non poche difficoltà: risultare credibile come essere non umano, infatti, non è cosa da poco, il rischio del ridicolo involontario per ruoli del genere è sempre dietro l’angolo. L’ottima Linda Hamilton è Sarah Connor, personaggio, come dicevamo, protagonista di una profonda evoluzione nella cui rappresentazione l’attrice risulta eccellente. Reese invece è interpretato da un bravissimo Michael Biehn capace di mostrarci un personaggio audace, ma allo stesso tempo conscio dei propri limiti, apparentemente freddo nel compiere il proprio dovere ma in realtà guidato da profondi sentimenti. Nel cast, in una parte minore, anche Lance Henriksen per il quale Cameron, con cui aveva lavorato in “Piranha 2”, aveva inizialmente pensato addirittura alla parte del Terminator. Quando però fu mostrato il copione a Schwarzenegger, contattato in principio per la parte di Reese, l’attuale Governatore della California mostrò particolare interesse per il ruolo del ”bad guy” cosa che trovò la piena approvazione e l’entusiasmo del regista, che avrà comunque, due anni dopo, l’occasione di “risarcire” Henriksen con un ruolo entrato di diritto nell’immaginario collettivo dei fan dello Sci-Fi ovvero l’androide Bishop di “Aliens”. Piccolissime parti anche per il noto caratterista Dick Miller (“Piranha”, “Howling”) e per un giovane Bill Paxton (“Aliens”, “Frailty”). La regia di Cameron, come già accennato in apertura, è ottima. Un eccezionale senso del ritmo da parte del regista che sceglie quello giusto per ogni singola scena: dal ritmo forsennato di alcune sequenze all’indimenticabile rallenty della scena in discoteca. Un film del genere per poter funzionare ha bisogno necessariamente di effetti speciali stupefacenti ed è ciò che “Terminator” può vantare, effetti speciali assolutamente all’avanguardia per l’epoca, tanto da risultare ancora oggi più che adeguati non sfigurando per niente al cospetto del prepotente progresso. Un sapiente mix di varie tecniche che va dal make-up agli animatronics, dalle miniature alla stop motion. Make-up ed animatronics sono opera di quel mago di Stan Wiston, che con il suo team raggiunge risultati fantastici, tra cui il leggendario Endoskeleton, disegnato da Cameron, protagonista di una sensazionale sequenza finale, ed eccezionali effetti di trucco e protesi: memorabile in tal senso la scena in cui il Terminator “ripara” i danni ai tendini del proprio avambraccio e all’occhio. Non vanno dimenticati gli effetti visivi della Fantasy II Film: le magnifiche miniature con cui sono state realizzate le scene del futuro o l’esplosione finale dell’autocisterna, oppure le tecniche di stop motion con cui è stata girata parte della sopra citata sequenza finale dell’Endoskeleton, sequenza in cui lo stop motion viene alternato a intelligenti inquadrature parziali del magnifico esemplare robotico. Grande merito nel rendere la storia coinvolgente va dato anche alle splendide musiche di Brad Fiedel, capaci di scandire nello spettatore un continuo crescendo di forti emozioni. Menzione particolare inoltre per il main theme del film, divenuto assolutamente un cult. Ruolo chiave anche per le ambientazioni: davvero azzeccata infatti la scelta di ambientare il film prevalentemente in città e di notte. Mentre i vari flashback sul futuro ci mostrano un inquietante e suggestivo scenario post-apocalittico. Il doppiaggio italiano è buono anche se alcune battute non sono state tradotte perfettamente, un semplice esempio quel “I’ll be back” (letteralmente “Ritornerò”, ma traducibile anche con un “Torno dopo” o frasi simili) pronunciato dal Terminator in occasione della “visita” alla stazione di polizia e seguito da una spettacolare ”entrata in scena” in automobile, battuta divenuta celebre negli Usa e che in Italia è stata tradotta con uno meno accattivante “Aspetto fuori”. Il finale rappresenta l’apice di ansia, paura e tensione, sentimenti e sensazioni saliti ormai alle stelle in un inseguimento ed una fuga interminabili e al cospetto di un nemico la cui indistruttibilità spingerebbe quasi alla rassegnazione. Nonostante la visione possa far pensare il contrario va detto che “Terminator” non ha goduto certamente di un budget considerevole, elemento che senza dubbio eleva ulteriormente, semmai fosse possibile, il livello qualitativo della pellicola. Oltre che per la realizzazione, la produzione aveva stanziato pochi fondi addirittura anche per la campagna pubblicitaria trovandosi costretta ad intervenire in corso d’opera per incrementarla visto il grande successo che stava accompagnando l’uscita del film. Successo e seguito di fan che a distanza di oltre vent’anni non accenna a diminuire ma, anzi, aumenta di anno in anno. “Terminator” è un film che riesce a raggiungere più di uno scopo. Intrattiene grazie ad azione, adrenalina, scene spettacolari ed effetti speciali. Coinvolge totalmente ed emoziona attraverso una storia appassionante. Riesce a lasciare più di un messaggio allo spettatore. Il più evidente senz’altro il chiaro attacco all’inarrestabile (ed incontrollabile?) progresso tecnologico. Ma anche le vicende di Sarah Connor si prestano a più di un’interpretazione: ogni scelta che facciamo oggi può essere determinante per il nostro futuro; il cambiamento del proprio modo di essere a cui può portare un’esperienza importante; l’esistenza di una persona può variare a seconda del punto di vista da cui la si guarda: la persona apparentemente meno importante potrebbe in realtà essere la più importante del mondo, esistenza che se può sembrare poco rilevante agli occhi degli altri o addirittura di se stessi potrebbe avere grande valore e significato in futuro. In definitiva “Terminator” è quello che si può considerare un cult immortale. Un grande film. Uno di quelli che lasciano un segno, tracciano un percorso, fanno epoca. Un capostipite di un genere di cui rimarrà per sempre una pietra miliare. Come del resto il personaggio del Terminator resterà per sempre un’icona indimenticabile. Stupendo. Delittuoso non averlo in videoteca. Da vedere e rivedere.

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