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The Box poster

THE BOX

2009 US
ottobre 29, 2009

Nel 1976 Norma Lewis insegna in un liceo privato e suo marito Arthur è un ingegnere che lavora alla NASA. In un momento di particolare vulnerabilità ricevono la visita di Arlington Steward, un uomo misterioso dal volto orribilmente sfigurato, che compare alla loro porta con un'offerta che potrebbe cambiare completamente la loro vita: l'uomo regala infatti alla giovane coppia una scatola di legno con un pulsante rosso. Se i due decideranno di premere il bottone, potrebbero ricevere un milione di dollari, ma allo stesso tempo il loro gesto causerà la morte di uno sconosciuto...

Registi

Richard Kelly

Cast

Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella, James Rebhorn, Holmes Osborne, Sam Oz Stone, Gillian Jacobs, Celia Weston, Lisa K. Wyatt, Mark S. Cartier
Thriller Fantascienza
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Virginia, 1976. Norma e Arthur Lewis vengono svegliati a prima mattina dal campanello della loro abitazione. Norma apre la porta e trova una scatola, dentro la quale c’è un meccanismo a pulsante e un lettera in cui c’è scritto che alle cinque del pomeriggio sarebbe passato un certo signor Steward. Puntualmente alle cinque dello stesso giorno arriva il signor Steward, un uomo vestito in modo discreto, con una ventiquattrore e mezzo volto deturpato. L’uomo fa una proposta a Norma: se premerà il pulsante del meccanismo una persona che non conosce morirà e loro guadagneranno un milione di dollari in contanti. Norma e suo marito hanno ventiquattro ore di tempo per decidere. Fermate Richard Kelly! O meglio, non date soldi a quest’uomo sufficienti a dar vita alle sue visioni megalomani del fantastico. Il regista di “Donnie Darko” ha un indiscutibile talento ma anche un altrettanto indiscutibile limite, tende a caricare le sue storie di sottotrame e significati fino al punto di perdere e far perdere il senso dell’orientamento e, immancabilmente, smarrire le redini della narrazione. Con “Donnie Darko” si poteva già intuire la tendenza al sovraffollamento narrativo, ma l’intelligenza con la quale è stato mosso il progetto e il fascino della libera interpretazione hanno fatto si che con il suo primo film il giovane regista americano facesse centro. Alla sua seconda opera, “Southland Tales”, Kelly ha avuto a disposizione il quadruplo del budget del suo primo film e così ha potuto dare corpo alle sue fantasie, caricando non solo narrativamente ma anche visivamente il suo film e creando così un pasticcio poco digeribile. “The Box” rappresentava la prova del nove, budget simile a quello di “Southland Tales” e altrettanti grandi nomi nel cast, ma allo stesso tempo una storia di Richard Matheson che faceva del minimalismo il suo punto di forza. Ovviamente Kelly non si accontenta neanche stavolta e carica a dismisura la storia di base fino a farla esplodere. Ciò che più fa rabbia è che finché Kelly rimane fedele a “Button, button”, il racconto di Richard Matheson da cui tutto ha origine, “The Box” è un ottimo film, carico di tensione, con un senso del mistero costante e con un ritmo serrato. Nel momento in cui l’autore aggiunge del suo, non solo stravolge l’idea di base, ma riempie di così tanti elementi la storia che poi non riesce più a uscirne “intatta”, tanto che più di un dettaglio rimane insoluto facendo così apparire alcune scelte del tutto inutili e dannose all’economia e alla coerenza narrativa del tutto. “The Box” parte come un thriller dai connotati fantastici minimalista che fa dell’intimità della situazione un punto cruciale. Lui e lei sono in difficoltà economiche, hanno un bambino da crescere e in più lei ha un’importante operazione al piede da effettuare. La potenziale fortuna che si presenta ai coniugi è la proverbiale manna dal cielo che potrebbe risolvere tutti i loro problemi: basta premere un pulsante. Ma qui si inserisce il principio morale che sta alla base della natura sociale dell’essere umano: è bene uccidere qualcuno che non si conosce per il benessere personale? Kelly gestisce il materiale a disposizione con estrema maestria, sfruttando le psicologie dei suoi personaggi a dovere senza mai banalizzare il percorso che conduce alla “scelta”, anzi caricandolo di tensione e drammaticità. A questo favorisce positivamente anche l’operato degli attori, sui quali primeggia un Frank Langella (“Superman Returns”; “Frost/Nixon: il duello”) intenso e inquietante, spalleggiato da una Cameron Diaz (“Tutti pazzi per Mary”; “Charlie’s Angels”) ad uno dei migliori ruoli della sua carriera. Purtroppo, esaurito l’esiguo ma interessante materiale letterario, che ha ispirato anche un episodio di “Ai confini della realtà” datato 1986 e intitolato “La pulsantiera” (e che potete visionare per intero in fondo alla pagina), il film comincia a perdersi in deliri religioso- fantascientifici che francamente stonano molto con quanto fin a quel momento era stato costruito. Il minimalismo e l’intimità vanno a farsi benedire e la storia prende una piega troppo ampia. Kelly gioca in maniera evidente sull’allegoria del peccato originale biblico e si sbizzarrisce con trovate fantascientifiche non sense che rompono drasticamente la compattezza e la coerenza del film. Trovate abbandonate a se stesse, evidentemente difficili da gestire con cognizione di causa e senza le quali il film ci avrebbe sicuramente guadagnato. Anche la voglia di dire e spiegare troppo riesce a rompere la magia dell’intrigante idea di base, con il risultato che il fascino del mistero e della libera interpretazione che ha caratterizzato l’opera prima del regista e a cui si prestava perfettamente “Button, button” vengono così a mancare. La conclusione di “The Box” riesce fortunatamente a far quadrare il cerchio imperfetto, tornando anche a una buona costruzione della tensione. L’impressione generale che Kelly però sia riuscito a rovinare uno spunto dalle potenzialità immense è però invadente e a conti fatti “The Box” delude. L’esempio lampante di un’occasione mancata. Visiona l'episodio di Ai confini della realtà LA PULSANTIERA

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