The Convent backdrop
The Convent poster

THE CONVENT

2000 US
gennaio 21, 2000

Una ragazza, armata di fucile e di una tanica di benzina, entra in una chiesa e massacra senza pietà i preti e le suore che celebrano la santa messa. Anni dopo, un gruppo di adolescenti si reca nel teatro di quella strage. Secondo alcuni il luogo sarebbe diventato il ricettacolo del demonio e dei suoi accoliti, ma ci vuole ben altro che non delle stupide superstizioni per spaventare i ragazzi.

Registi

Mike Mendez

Cast

Adrienne Barbeau, Joanna Canton, Richard Trapp, Megahn Perry, Liam Kyle Sullivan, Dax Miller, Renée Graham, Jim Golden, Chaton Anderson, Kelly Mantle
Horror Azione Commedia
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Nel 1960 una ragazza, armata di fucile a pompa e munita di mazza da baseball e taniche di benzina, irrompe in un convento e dopo aver malmenato e ferito il prete e le suore, appicca il fuoco all’intero edificio. 40 anni dopo. Il convento è ormai diventato luogo di leggende e spesso accade che i ragazzi del campus universitario adiacente lo scelgano come luogo in cui svolgere le prove di coraggio per le matricole. Una notte, sette ragazzi decidono di recarsi al convento per passare alcune ore di allegria e per far superare la prova di coraggio ad uno di loro; però nello stesso luogo, quella stessa notte, quattro satanisti, decisi ad evocare il principe delle tenebre, compiono un sacrificio umano, scatenando così le forze del male. Uno ad uno, gli incauti visitatori del convento verranno posseduti dal male, trasformandosi in mostri assetati di sangue. Fa uno strano effetto assistere alla visione di “The Convent” sapendo che il film è stato prodotto nel 2000; fa uno strano effetto perché imbattersi in questo genere di film nel 2000 è un po’ come trovare un quadrifoglio in un cespuglio di biancospini. Spiccatamente old style e dai toni dissacranti e semi demenziali, “The Convent” si rifà esplicitamente al filone splatter anni ’80, riproponendo situazioni già viste ( e amate ) in film ormai di culto come “La Casa”, “Demoni” e i minori “La notte dei demoni” e “Il cavaliere del male”. Sull’intera pellicola aleggia fin dall’inizio un’aria di compiaciuto divertimento che dall’introduzione ambientata negli anni 60 fa già presagire un cult mancato per poco, ipotesi poi confermata man mano che la pellicola avanza: ogni situazione proposta rimanda inevitabilmente ad una situazione già vista altrove, a metà tra l’omaggio dichiarato e la necessità di attingere al passato per un’ovvia mancanza di idee. I personaggi sono tutti piuttosto stupidi ed eccessivamente bidimensionali, a metà tra lo stereotipo e la parodia dello stesso; purtroppo anche il personaggio chiave della pellicola ( la ragazza della strage nel convento, ormai cresciuta ) risulta appena abbozzato, anche se, con gran gioia per i fan, a vestire i suoi panni compare una rediviva Adrienne Barbeau, indimenticabile co-protagonista di tanto cinema horror anni 80 come “The Fog” e “Creepshow”. Arrivati a questo punto non si sa se applaudire l’opera di Mike Mendez o storcere il naso dopo la sua visione. La lodevole impresa di esaltare l’aspetto nostalgico della pellicola è da considerarsi riuscito, grazie ad una storia semplice e a tratti efficace, alla partecipazione di un’icona del bel cinema che fu e alla massiccia dose di scene splatter, che non mancano di teste esplose, facce scarnificate e un tripudio di liquidi vari ( con tanto di bambina indemoniata che vomita passata di piselli! ). Poi un plauso particolare va agli effetti di make-up, capaci di creare dei demoni credibili e spaventosi, originali nella scelta del look ecclesiastico. Però, poi, se il film viene analizzato sotto un’ottica che prescinde dalla semplice eccitazione per l’aspetto nostalgico, allora ci si imbatte in una serie di evidenti limiti, non tanto tecnici ( pur essendo un film a basso budget, la qualità non ne risente più di tanto, anzi, oltre ai già citati effetti speciali, è da ammirare anche la particolarissima fotografa che preferisce tonalità pop coloratissime e spesso fosforescenti ), ma soprattutto contenutistici: una storia esilissima, personaggi poco credibili ed eccessivamente superficiali e una inspiegabile frettolosità nel confezionamento del prodotto finale. Il film è al confine tra il medio e il lungometraggio ( arriva a mala pena a 70 minuti ) e manca quasi completamente di un adeguato climax finale, risolvendosi in modo sbrigativo, come se più di una scena sia stata omessa dal montaggio, scelta inspiegabile, data la ridicola durata della pellicola. Dunque, una giusta valutazione di “The Convent” probabilmente risiede nel mezzo: un film soprattutto per appassionati di vecchia data che diverte e fa sorridere, ma anche un filmetto leggero leggero, non sempre ben fatto e in diversi punti troppo frettoloso. Se l’opera fosse stata condotta con maggiore perizia ci saremmo trovati davanti un nuovo cult, invece abbiamo un innocuo prodotto da seconda serata estiva. Merita sicuramente mezza zucca in più.

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