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LE TERRITOIRE DES LOUPS

The Grey

2012 GB
janvier 26, 2012

Lorsque l'avion transportant des employés d'une compagnie pétrolière s'écrase dans les territoires reculés du Grand Nord, les rares survivants savent que leur temps est compté. Entre le froid, les recherches impossibles et les loups qui les guettent déjà, ils ne s'en sortiront que par eux-mêmes. John Ottway (Liam Neeson) a un passé suffisamment sombre pour savoir que dans leur périple, l'ennemi ne viendra pas seulement de l'extérieur. Dans l'incroyable odyssée qu'ils entament, les victimes ne tardent pas à se multiplier...

Réalisateurs

Joe Carnahan

Distribution

Liam Neeson, Dermot Mulroney, Frank Grillo, Dallas Roberts, Nonso Anozie, James Badge Dale, Anne Openshaw, Jonathan James Bitonti, Ben Hernandez Bray, Peter Girges
Avventura Dramma Azione Thriller
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Alaska. Finito il turno di due settimane che li impegna sul campo, gli operai di una raffineria si apprestano a ripartire verso le proprie case, per abbracciare le proprie famiglie. Tra di loro c’è John Ottway, un uomo di mezz’età che si occupa di monitorare la zona esterna in cui gli operai lavorano per assicurare che i lupi e gli altri animali selvatici non si avvicinino. Mentre stanno tornando a casa, una tempesta provoca un malfunzionamento dell’aereo e il velivolo cade nella tundra dell’Alaska. Solo in otto si salvano all’incidente, ma ora una prova durissima li aspetta: sopravvivere alle intemperie e soprattutto a un branco di lupi affamati che da subito li aggrediscono. Non è facile realizzare un film come “The Grey”. Vuoi per le condizioni climatiche “al limite” che per forza di cose sono costretti ad affrontare la troupe e il cast, vuoi per la difficoltà a rendere credibilmente minacciosi i lupi e non ultima la sfida a non far rimpiangere i film di sopravvivenza che hanno fatto grande il cinema d’avventura del passato. Il regista e sceneggiatore Joe Carnahan riesce pienamente nell’impresa e con “The Grey” consegna allo spettatore un film compatto e duro, solido e avvincente, catapultandoci direttamente ai migliori esempi di survival movie anni ’70. L’origine di “The Grey” è in un racconto dello scrittore Ian Mackenzie Jeffers, “Ghost Walkers”, e il film di Carnahan ha un po’ il respiro di un racconto di formazione, in cui tutto è visto dal punto di vista di un unico personaggio e filtrato dalle sue ossessioni, le sue paure e soprattutto le sue debolezze. Infatti, quando incontriamo John Ottway lui è tormentato da una candida figura femminile: la sogna, soffre per lei ed è sull’orlo del suicidio proprio a causa sua. Fino alla fine non sapremo chi è quella donna – ma possiamo facilmente intuirlo – però abbiamo sufficienti elementi per capire come John non abbia nulla da perdere dalla grave situazione in cui si trova coinvolto, ed è proprio partendo da questo presupposto che risulta molto interessante notare la trasformazione d’animo nell’uomo, da aspirante suicida a guerriero che intende vendere cara la propria pelle. “The Grey” è per questo motivo una riflessione sulla forza di volontà dell’essere umano, sull’istinto di conservazione, che spinge alla trasformazione caratteriale qualsiasi individuo, facendo uscire fuori la bestia che è in ognuno di noi. Per affrontare il grigio del titolo, ovvero l’enorme maschio alfa del branco di lupi, bisogna diventare a propria volta un predatore pronto a qualunque cosa. Molto buono il lavoro svolto da Carnahan sulla sceneggiatura, che trova tutto il tempo per sviluppare al meglio i personaggi, ognuno diverso dall’altro e con specifiche peculiarità come se gli otto sopravvissuti fossero parti di un unico individuo: l’aggressivo, il saggio, il debole, l’esperto e via dicendo, ognuno di loro contribuisce a tenere viva la situazione e a far sopravvivere il gruppo nella condizione critica in cui si trovano. Interessante, a questo proposito, notare come più accresce il body count, più diventa complicato per il gruppo districarsi tra le difficoltà del clima e del luogo e gli attacchi dei lupi. E i lupi, appunto, sono una delle attrattive di “The Grey”. Il film di Carnahan non è un beast movie, almeno non del tutto, perché i giganteschi lupi grigi sono solo una delle difficoltà davanti a cui vengono messi i protagonisti, però il concetto di eco vengeance è ben leggibile fra le righe perché sembra quasi che gli operai della raffineria siano messi alla prova dalla Natura che probabilmente loro contribuiscono ad annientare. John, in particolare, uccide lupi per lavoro facendo in modo che i suoi colleghi portino a termine il processo di decostruzione dell’ambiente naturale. I lupi sono come dei guardiani/guerrieri e il loro attacco agli operai inermi può essere letto come una sorta di punizione. Per John i lupi sono come dei demoni che vengono a riscuotere il proprio dazio, che mettono le sue paure a nudo. Non a caso in uno dei primi contatti faccia a faccia, i lupi appaiono come degli esseri soprannaturali, silenziosi e invisibili, con i soli inquietanti occhi che si illuminano al buio. Joe Carnahan in passato si è fatto conoscere soprattutto per film d’azione quali “Smockin’ Aces” e “A-Team”, “The Grey” è però un’opera completamente differente, più seria e con altri ritmi, il migliore tra i film di Carnahan fino ad oggi. Forse giusto il finale potrebbe lasciare scontento qualcuno, ma non alzatevi prima della fine dei titoli di coda perché c’è un’ulteriore scena piuttosto importante ad aspettarci. Praticamente perfetto Liam Neeson come protagonista, un attore artisticamente rinato a quasi sessant’anni d’età. Aggiungete mezza zucca al voto finale.

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