The Dinosaur Project backdrop
The Dinosaur Project poster

THE DINOSAUR PROJECT

2012 GB
août 9, 2012

Une équipe de tournage part au Congo et découvre que les dinosaures de plus de 65 millions d'années sont encore vivants. Suite à une attaque de reptiles volants, l'hélicoptère de l'équipe s'écrase à côté d'un village désert et tous les voyageurs se retrouvent coupés du reste du monde sans aucun moyen de communication...

Réalisateurs

Sid Bennett

Distribution

Natasha Loring, Matt Kane, Richard Dillane, Peter Brooke, Stephen Jennings, Andre Weideman, Abena Ayivor, Sivu Nobongoza
Aventure Horreur Action
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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L’esploratore Jonathan Marchant è a capo della spedizione della British Cryptozoological Society che dovrà cercare in Africa traccia del cosiddetto Mokele Mbembe, un leggendario mostro acquatico che secondo le leggende locali si aggirerebbe in un lago del Congo. Marchant mette su una squadra in cui si infiltra di nascosto anche suo figlio quindicenne Luke, un ragazzo un po’ troppo vivace che è appena stato espulso da scuola. La spedizione però non comincia nel migliore dei modi e l’elicottero su cui viaggia la squadra si schianta in mezzo alla giungla a causa di alcuni strani e giganteschi uccelli. I sopravvissuti all’impatto si avventurano nel cuore del Congo, pronti a riprendere ogni cosa con la loro attrezzatura rimasta, scoprendo che in quell’angolo di mondo sono sopravvissuti esseri preistorici pronti a rendere dura la loro sopravvivenza. Strega? Presente. Demoni? Presenti. Fantasmi? Presenti. Extraterrestri? Presenti. Serial killer? Presente. Zombi? Presenti. Ragazzi con superpoteri? Presenti. Chi – o cosa – manca all’appello per comparire in un mockumentary della tipologia found footage? I dinosauri, forse… Niente paura, ci pensa il documentarista inglese Sid Bennett che scrive e dirige “The Lost Dinosaurs” portando in scena la sua passione per la criptozoologia. Immaginate “Jurassic Park”, anzi più che altro “Jurassic Park III” – che è più attinente con la trama – e unitelo a “The Blair Witch Poject” (il titolo originale del film è “The Dinosaur Project”), anche se l’influenza maggiore forse deriva da “The River”, la serie tv ideata da Oren Peli ed esauritasi in una sola stagione. Avrete così “The Lost Dinosaurs” un bel filmetto tipicamente estivo che nel suo shakerare più elementi risulta godibile e paradossalmente originale. Nel film di Bennett troviamo l’abc della sceneggiatura con alcune scelte che inevitabilmente risulteranno banali, come il conflitto tra padre e figlio, in cui quest’ultimo oltre ad essere la copia in miniatura del genitore che vede riflesso in lui tutti gli errori compiuti in gioventù e per questo pronto a prevenirli, ci viene subito presentato come esperto di tecnologie, così da facilitare molti futuri snodi della trama. Ma tutto ciò ci può stare, così come non guasta il sottotesto ecologista e la complicità che si viene a creare tra Luke e un cucciolo di Dilofosauro, prontamente battezzato Cripto e necessario per l’epilogo del film. Pregevoli alcune scelte riguardo la sorte dei personaggi, piuttosto inaspettate, mentre quello che potrebbe disturbare è l’introduzione di un cattivo umano, solito espediente per focalizzare l’attenzione sulla meschinità dell’uomo che qui appare anche più forzata del solito. Capirete dunque che malgrado la sua voglia di essere “altro” vista la tecnica del falso documentario, “The Lost Dinosaurs” finisce per essere un film molto vicino allo standard dello spettacolo horror/avventuroso, facendo propria la lezione della saga di Spielberg sui dinosauri. Ma va benissimo così, un film che viaggia sul sicuro e sa intrattenere e divertire, grazie a una visione veloce (il film dura appena 80 minuti) e una trama semplice ma avvincente. C’è una buona varietà di dinosauri in “The Lost Dinosaurs” che si discostano dai soliti T-Rex e Velociraptor che i vari “Jurassic Park” (e non solo) ci hanno proposto negli anni. Piuttosto si fa largo uso di rettili volanti (ben due diverse varietà), un bel plesiosauro che sguazza nella gola di un canyon e poi carnivori di varie taglie e voracità, tra l’altro tutti realizzati in maniera piuttosto buona, anche se il montaggio finto-amatoriale e la resa “sporca” del mockumentary aiutano a mascherare l’effetto visivo. A proposito di mockumentary, “The Lost Dinosaurs” utilizza in maniera funzionale l’espediente della ripresa a tutti i costi, visti i fini scientifico/documentaristici della missione, che ad un certo punto assumo anche altri scopi. Ottimo e innovativo l’utilizzo della camera GoPro che viene fissata su un dinosauro, così da avere riprese subacquee e non solo tutte in soggettiva. Il taglio di “The Lost Dinosaurs” è comunque più avventuroso che horror e seppure ci sia concessione allo spavento in più occasioni, la violenza e il sangue rimangono prevalentemente fuori campo. Insomma, intrattenimento senza pretese che funziona proprio per la sua semplicità di fondo. Nell’odierno panorama dei mockumentary che riciclano idee e aggiungono numeri dopo il titolo, “The Lost Dinosaurs” è uno dei più freschi e divertenti.

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