The family man farmer John Rollins is stressed with his financial situation: the crows and the lack of irrigation are destroying his crop of corn; the bank is near closure of his mortgage; he does not have credit to fix the water pump or to buy seeds; and his marriage is in crisis and his wife Mary is giving too much attention to her friend Tommy. When John accidentally discovers a hidden compartment in the barn, he finds a creepy scarecrow but his son Michael makes him promise to destroy it. However, his neighbor Jude Weatherby visits him, gives a six-pack of beer to the abstemious John and convinces him to put the scarecrow in the cornfield. Out of the blue, the life of John changes: the crows die; the pump works again irrigating the land; and the banker responsible for the closure has an accident and dies. However, he feels that his land is possessed by something evil that is threatening his beloved family.
Directors
Martin Barnewitz
Cast
Norman Reedus, Heather Stephens, Claire Holt, Richard Riehle, Darcy Fowers, Matthew McNulty, Laurence Belcher, Vladimir Yossifov, Todd Jensen, Michael McCoy
John Rollins è un agricoltore e vive con la sua famiglia in una fattoria del Nord Dakota. Purtroppo per la famiglia Rollins le cose non vanno per il meglio, dal momento che il campo sembra particolarmente arido e lo scarso raccolto viene depredato dai corvi che infestano la zona. Per allontanare gli uccelli, John monta un vecchio spaventapasseri trovato nella stalla e da quel momento le cose sembrano andare a meraviglia. Allo stesso tempo, però, cominciano a succedere fatti inquietanti e le persone che in un modo o nell’altro recano disturbo alla tranquillità e al successo della famiglia Rollins muoiono in circostanze misteriose.
Esiste un minuscolo filone nello sterminato campo del cinema horror che tratta di spaventapasseri assassini; è difficile imbattersi in questi film, molti sono anche inediti in Italia, e tra i più celebri si possono citare “Dark Night of the Scarecrow” (Frank de Felitta, 1981), “Scarecrows” (William Wesley, 1988), “Night of the Scarecrow” (Jeff Burr, 1995) e la putrida trilogia di “Scarecrow”, iniziata da Emmanuel Itier nel 2002 con l’omonimo film e proseguita con “Caccia a Scarecrow” (David M. Latt, 2003) e “Il ritorno di Scarecrow” (Brian Katkin, 2004). Ora c’è però una new entry nel mini-filone e si tratta di “The Messengers 2”, che in originale esibisce come sottotitolo proprio “The Scarecrow”.
Come si può evincere dal numero dopo il
titolo, “The Messengers 2” è il sequel – anzi il prequel – del film che ha segnato nel 2007 l’esordio dei fratelli cinesi Pang in una produzione hollywoodiana. Ma siamo decisamente lontani dal film dei Pang, dal momento che questo prequel va in tutt’altra direzione, esplora un genere completamente differente e, così facendo, mal si collega al suo predecessore, anche perché crea dei problemi di continuità narrativa. Non che queste macroscopiche differenze siano un male, vista la bassissima qualità del film del 2007 a cui, stranamente, questo direct to video riesce perfino ad essere superiore.
Se “The Messengers” era la classica ghost story di derivazione asiatica che alla fine si tingeva di psycho thriller, “The Messengers 2” è fin da subito uno psycho thriller che a poco a poco si tinge di sovrannaturale. I due film sono quasi divergenti, dunque, partono da premesse differenti e approdano in lidi che non si sfiorano neanche. E la cosa è positiva per il sequel, dal momento che seguire le orme del predecessore facendo una copia carbone di un film che a sua volta scopiazzava tutto lo
scopiazzabile sarebbe stata decisamente una scelta infelice. Invece “The Messengers 2” può vantare ameno di essere un sequel a modo suo originale.
Chiariamo subito, però, che il film diretto dal danese Martin Barnewitz non è di certo quello che può essere considerato un bel film, anzi ci troviamo di fronte a un’opera mediocrissima che ha poche possibilità di essere ricordata nel tempo. La natura da direct to video è evidente già dalle prime immagini, l’anonimato generale che si abbatte sull’intero film parla chiaro e i ritmi lenti del film lasciano quasi intendere una scansione degli eventi più adatta a una fiction tv. Il film, infatti, inizia e prosegue per gran parte della sua durata con piglio lento, soffermandosi molto sul protagonista della vicenda , un Norman Reedus (“Masters of Horror: Cigarets Burns”; “Pandorum”) decisamente in parte, e la sua discesa nella paranoia. Naturalmente il soffermarsi sull’aspetto più introspettivo della vicenda non è un difetto, anzi è spesso la grave mancanza di molti film horror, però “The Messangers 2” sembra soffrire di fiacchezza, come se fosse formato da un accumulo di elementi dettato solo dalla necessità di allungare
il brodo in funzione del gran finale. E infatti ciò che lascia il buon umore dopo la visione del film è proprio il finale in cui i nodi vengono al pettine e lo spaventapasseri che abbiamo sempre visto crocefisso in mezzo al campo di grano turco entra finalmente in azione.
L’azione e gli effetti gore sono limitati a poche sequenze e alcuni elementi inseriti dallo sceneggiatore Todd Farmer (“Jason X”; “San Valentino di sangue”) sembrano quasi inutili all’economia narrativa della storia (i vicini di casa di John?), comunque nel suo complesso, seppur tra molti difetti, il film funziona discretamente; se non altro hanno trovato un giusto compromesso per dar vita a un seguito al film dei Pang: discostarsi il più possibile da quest’ultimo.