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Roberto Giacomelli
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Sei giovani stanno percorrendo le polverose strade del Messico a bordo di un pulmino alla ricerca di una giusta location dove girare un film hard. A secco di carburante, i ragazzi si fermano in una stazione di servizio in disuso dove ricevono indicazioni dallo strambo proprietario per raggiungere la città più vicina per fare il pieno di carburante; inoltre, l’uomo racconta ai ragazzi di un paese fantasma poco distante da lì, dove si dice che sia stato isolato El Mascarado, un campione di lucha libre, che un giorno impazzì e uccise i suoi avversari.
I sei ragazzi si mettono in cammino e si imbattono proprio nella città fantasma, in cui decidono di andarsi a rifugiare in seguito ad un guasto al loro pulmino; ma lì scopriranno che quella del Mascarado non è solamente una leggenda.
Circa 20-25 anni fa si chiamavano Hulk Hogan, Andrè The Giant, Roddy Piper; erano grandi star del wrestling che trovarono una seconda fortuna anche ad Hollywood, interpretando eroi ed antieroi del grande schermo, blockbusters e film di nicchia, sempre pronti a menar le mani e a gettarsi a capofitto in qualsiasi baracconesca scena action. Oggi il wrestling è tornato in auge, appassionando grandi e bambini e, come venti anni fa, prestando i suoi “personaggi” al mondo del cinema.
Ma una tendenza del tutto nuova è l’accostamento che sta vedendo coinvolti i campioni dello sport-spettacolo con il genere horror, forse per una semplice strategia di mercato che vede coincidere i fruitori-tipo del wrestling con quelli del cinema horror contemporaneo.
E così, dopo aver visto The Rock in “Doom” e Kane in “Il collezionista di occhi”, ecco arrivare anche Rey Mysterio Sr. in “Wrestlemaniac”, pellicola d’esordio del giovane Jesse Baget che, oltre a dirigere, scrive e monta il suo film.
“Wrestlemaniac” è un film furbo, una di quelle opere costruite ad hoc sfruttando le mode del momento, tanto da racchiudere in se almeno una dozzina di elementi topici del genere horror in voga in questi anni e una mezza dozzina di chiaro riferimento alla cultura pop globalistica del terzo millennio. La maggior fonte di ispirazione è senz’altro il “Non aprite quella porta” di Marcus Nispel, film che ha letteralmente rilanciato un filone creando una serie di semi-cloni, riusciti e non;
in questo caso abbiamo un film parzialmente riuscito, in cui si mette in scena uno spettacolo al massacro piuttosto godibile, i cui elementi fondamentali sembrano rispondere a perfezione allo stereotipo: polverosi e suggestivi paesaggi, uno sparuto gruppetto di ventenni di oggi che sembrano usciti direttamente dai primi anni ’70, un pulmino sgangherato, dialoghi pieni di “fuck” e “shit”, una stazione di servizio in mezzo al nulla, un incidente stradale che costringe i “nostri” ad una sosta fuori programma, tette al vento in almeno un’occasione e un boogeyman sanguinario dalla forza sovrumana, il tutto condito con la giusta dose di sadismo che ogni copione ormai prevede. L’originalità, dunque, latita, però è innegabile che il veloce spettacolo scorre via che è una meraviglia e diverte con gusto; alcune sequenze sono abbastanza riuscite, come la sanguinosa morte del regista e lo scontro nel quadrilatero, e un discreto gusto per la messa in scena e una bella fotografia contribuisco ad innalzare “Wrestlemaniac” al di sopra della media dei prodotti da home video.
Il boogeyman interpretato da Rey Mysterio Sr. (zio del ben più noto divo del WWE) è un lottatore del lucha libre, wrestling caratteristico delle tradizione messicana, e rimanda chiaramente ad un altro divo del wrestling e del cinema passato, ovvero El Santo, luchadore e protagonista di numerosissime pellicole sud-americane a cavallo gli anni ’60 e ’70.
El Mascarado protagonista di questo “Wrestlemaniac” è un ex lottatore che, uscito fuori di senno, uccise i suoi avversari durante un match ed ora vive confinato in una leggendaria città fantasma: a dire il vero il mito che sta alle spalle di El Mascarado non è del tutto convincente, sicuramente si poteva pensare a qualcosa di più suggestivo; però vedere un clone del Santo, sporco e cattivissimo, nel 2007, fa il suo effetto e non mancherà di infondere una dose di goliardico divertimento nell’estimatore delle pellicole di serie B.
In conclusione, “Wrestlemaniac” è uno slasher che deve molto alla nuova saga di “Non aprite quella porta” e che riesce a divertire con una manciata di scene splatter, un ritmo veloce ed una narrazione essenziale. Da evitare per lo spettatore più esigente e in cerca di novità.
Merita mezzo voto in più.