Zodiac backdrop
Zodiac poster

ZODIAC

2007 US
March 2, 2007

The Zodiac murders cause the lives of Paul Avery, David Toschi and Robert Graysmith to intersect.

Directors

David Fincher

Cast

Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo, Anthony Edwards, Robert Downey Jr., Chloë Sevigny, Elias Koteas, John Carroll Lynch, Brian Cox, Dermot Mulroney, Charles Fleischer
Thriller Crime Mystery
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Nell’estate del 1969, le redazioni di tre testate locali ( il “Chronicle”, il “San Francisco Examiner” e il “Vallejo Time-Herald” ) ricevono la lettera di un uomo che confessa di aver compiuto due omicidi nei mesi precedenti, omicidi che tra l’altro non erano stati collegati tra loro. L’assassino si firma “Zodiac” e annuncia che, se le sue lettere non verranno pubblicate in prima pagina, ucciderà di nuovo, molto presto; inoltre allega una pagina cifrata che contiene importanti informazioni sulla sua identità. Da quel momento Zodiac uccide ancora, continuando a mandare indizi alla polizia e alle redazioni dei giornali. Gli ispettori Dave Toschi e Bill Armstrong si metteranno sulle sue tracce, così come il reporter del Chronicle, Paul Avery e il suo collega vignettista, esperto di codici, Robert Graysmith. La minaccia del killer imperverserà sulla baia di San Francisco fino al 1974, data in cui interromperà ogni contatto con la stampa. “Ossessione” è la parola chiave per identificare il cinema di David Fincher. Il talentuoso regista statunitense ha ormai fatto della tematica ossessiva il suo marchio di fabbrica, applicando l’ossessione stessa al suo metodo di lavoro. Ormai famoso nel settore per la sua pignoleria e meticolosità ( prima di girare “Zodiac” si è documentato per ben 18 mesi, analizzando i vecchi schedari della polizia e interrogando i sopravvissuti agli eventi ), Fincher è riuscito ad incentrare sull’ossessione di una quasi invisibile presenza malefica l’intero “Alien 3”, ha accentuato il carattere ossessivo del protagonista di “Seven” verso le indagini sul killer a cui dava la caccia, ha narrato una particolare parabola sulla paranoia con “The Game” e ha descritto magistralmente l’ossessione schizofrenica di un perfetto signor nessun in “Fight Club”. “Zodiac” si avvicina probabilmente, sia per genere che per argomentazione, a “Seven” ed anche in questo caso possiamo assistere all’ossessione che scaturisce in quattro semplici uomini verso la ricerca di un killer-fantasma, ossessione che raggiunge la sua estrema espansione nel personaggio di Robert Graysmith, il quale dedicherà la sua intera vita alla scoperta dell’identità del killer. Ed è proprio ai due romanzi di Graysmith (“Zodiac” e “Zodiac Unmasked”) che Fincher si ispirerà per la creazione del suo thriller, dando a Graysmith stesso (interpretato dall’ex Donnie Darko Jake Gyllenhaal) il ruolo di protagonista della vicenda. “Zodiac”, in concorso al 60° Festival di Cannes, narra le vicende del serial killer che terrorizzò San Francisco tra i ’60 e i ’70 come se si trattasse di un reportage: ricostruzione quasi documentaristica degli eventi, didascalie su luogo e tempo degli eventi sempre presenti ad ogni cambiamento di scena…insomma, un thriller quasi unico nel suo genere, capace di affascinare e, allo stesso tempo, estraniare lo spettatore. Il limite più evidente del film è, però, la sua eccessiva lunghezza ( 2 ore e 38 minuti ) che lo spinge, inevitabilmente, a mostrare alcune lungaggini del tutto evitabili e capaci, in alcuni casi, di affievolire sensibilmente la tensione narrativa del film. Infatti alcuni passaggi, soprattutto nella seconda metà del film, risultano piuttosto lenti ed eccessivamente verbosi, sicuramente non adatti alla fluidità a cui ci hanno abituati i moderni thriller statunitensi; e pensare che il cut iniziale del film comprendeva una durata che superava le 3 ore, poi accorciate dopo il malcontento mostrato dal pubblico nelle proiezioni di prova. Fincher da ancora una volta la prova della sua maestria dietro la macchina da presa; i virtuosismi che contraddistinguevano “Panic Room” sono scomparsi per lasciare posto ad una regia dallo stampo più classico che utilizza, però, una serie di ottime soluzioni visive: dalla lunga panoramica dall’alto che segue il taxi che trasporta il killer, alle stanze virtuali costruite dalle parole, fino all’edificazione accelerata del grattacielo che sta a materializzare lo scorrere del tempo. Anche il cast è notevolissimo. Al già citato Gyllehaal, sono affiancati un bravissimo Robert Downey Jr., nel ruolo del cronista Avary, e un’altrettanto bravo Mark Ruffalo, nei panni dell’ispettore Toschi. Al di là dell’etichetta di thriller tout-court, “Zodiac” riesce a toccare anche due punti che spesso non sono propri del genere; da una parte abbiamo un accostamento all’horror grazie a due scene che difficilmente verranno dimenticate dallo spettatore, ovvero la scena della spietatissima esecuzione della coppietta al lago e la scena in cui Graysmith si trova faccia a faccia con uno dei sospettati all’interno di una buia cantina. L’altro valore di cui il film riesce a coprirsi è una non indifferente attenzione sociologica che sta a dimostrare il grandissimo potere che i media hanno sulla vita umana, negli anni ’70 così come ora: non a caso Zodiac sceglie l’editoria per diffondere il suo folle piano, conscio che il “quarto potere” può influenzare il singolo cittadino e trasformarlo in una vera star (l’apice della sua mitizzazione si ha nella scena in cui i protagonisti vanno al cinema a vedere “Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo”, film di quegli anni ispirato proprio al Zodiac killer). Inoltre, il killer si mostrò particolarmente affascinato (nonché ispirato) dal mondo del cinema, poiché nelle lettere spedite ai giornali citò esplicitamente una frase tratta da “La pericolosa partita”, film del 1932 diretto da Ernest B. Shoedsack, dal quale prese anche il suo travestimento. Insomma, “Zodiac” è un film notevole, lontano dai “Seven” o “Fight Club” di Fincher, che rimangono i suoi lavori migliori, ma comunque degno di nota. Sicuramente avrebbe guadagnato punti se reso più scorrevole da una durata inferiore. Curiosità. Il caso di Zodiac ha ispirato più settori dell’industria culturale, fornendo materiale per fumetti, romanzi, canzoni (“Body thief” dei Faster Pussycat) e cinema (oltre al già citato “Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo” di Don Siegel, “Bullit”, con Steve McQueen, si è ispirato alla figura dell’ispettore Dave Toschi, e “L’esorcista 3” ha tratto ispirazione da Zodiac per la figura del Gemini killer).

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