I dincj de lune backdrop
I dincj de lune poster

I DINCJ DE LUNE

1999
enero 1, 1999

Un villaggio è tormentato da un lupo mannaro da ormai 100 anni.

Directores

Lorenzo Bianchini
Horror
HMDB

RESEÑAS (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Una scrittrice, che si dedica alla pubblicazione di leggende e tradizioni popolari, si reca in un piccolo paesino friulano alla ricerca di materiale per il suo nuovo libro. Arrivata sul posto e dopo essere stata ospitata in una vecchia locanda, la scrittrice viene a conoscenza che in quel paesino vige il mito della bestia: trattasi di una leggenda che narra di una ferocissima bestia che si sveglia nelle notti di luna piena e che vaga nelle strade del paese affinché possa soddisfare la propria sete di sangue. Ben presto la scrittrice scoprirà che in quella che credeva fosse solo una leggenda c’è un fondo di realtà. Con “I dincj de lune” non abbiamo a che fare con un vero e proprio film, bensì con un medio metraggio della lunghezza di quaranta minuti, ma visto l’ottimo risultato raggiunto e la professionalità con cui è stato realizzato merita indubbiamente di essere inserito tra i tanti lungo metraggi affermati. Il medio metraggio in questione è uno dei rari casi di werewolf-movie made in Italy; infatti è difficile imbattersi in pellicole tutte italiane a tema “lupo mannaro”. L’idea di girare un medio metraggio horror viene a Lorenzo Bianchini nel 1999, che fa di questo film la sua vera opera prima, con lo scopo di partecipare ad un festival del cinema friulano; ed ecco perché questo “I dincj de lune”, primissimo esempio di horror realizzato in Friuli (a seguire poi i lungo metraggi dello stesso Bianchini “Lidris cuadrade di tre” e “Custodes Beastiae”), è interamente recitato in lingua friulana con l’aggiunta di sottotitoli in italiano. Bianchini con “I dincj de lune” ( che in italiano significa “I denti della luna” ) oltre ad essere riuscito a realizzare una delle migliori pellicole sulla bestia che vive grazie al pallore della luna piena, il lupo mannaro, ha dato vita ad una delle opere più inquietanti e terrificanti ambientate al chiaro di luna. Qui il terrore non ci viene trasmesso direttamente come fece nel 1980 John Landis con “Un lupo mannaro americano a Londra” o Joe Dante con “L’ululato” (tanto per fare qualche esempio), mostrandoci chiaramente l’orrore attraverso terrificanti creature pelose che mutano e ululano alla luna, al contrario Bianchini decide di inquietare lo spettatore diversamente, non mostrando mai l’orrore nelle sue più rivoltanti forme; ed ecco dunque che non assistiamo mai a chiare rappresentazioni della bestia (anche se forse non è nemmeno stata una scelta del regista ma solo un obbligo dovuto al budget), ma il terrore consiste per Bianchini in un aumento di tensione e suspance suggeriti allo spettatore attraverso una storia decisivamente realistica (un tocco in più di realismo ci viene offerto dalla recitazione in friulano) ed inquietante, in cui il terrore vige ma quasi mai viene mostrato (solo qualche velocissimo frame, all’inizio del film, che ritrae le fauci e il dorso del terrificante licantropo), dove nulla si vede chiaramente ma tutto è suggerito. Vediamo la scrittrice protagonista “sprofondare” lentamente in un baratro di terrore, sospesa sempre tra leggenda o realtà, ma solo sul finire scoprirà se quella della bestia è solo una delle tante leggende popolari che infestano la mente dei superstiziosi abitanti del villaggio, o se, contrariamente, la leggenda trae ispirazione da fatti reali ed esistenti. Decisivamente buona è la prova recitativa offertaci da Annalista Gaudio, che oltre ad essere la protagonista di questo medio è anche la cugina del regista Lorenzo Bianchini, tanto che è possibile ritrovarla in altre opere minori sempre del regista (nel bellissimo cortometraggio “Paura dentro”, sempre nelle vesti di protagonista) o nel primo lungo metraggio di Bianchini “Lidris cuadrade di tre” in vesti di comparsa. Impossibile non individuare e ritrovare la passione che Bianchini ha verso il genere horror, tanto da citare, in questo medio metraggio, grandi icone del cinema horror italiano: dal padre dell’horror italiano Mario Bava, Bianchini ripropone la figura della bambina fantasma vestita di bianco e che gioca con una palla, proprio come la piccola Melissa Graps di “Operazione Paura”; mentre da Pupi Avati il regista trae ispirazione per le ambientazioni e per il modo di far procedere la narrazione del film. In conclusione questo “I dincj de lune” è un validissimo medio metraggio, un ottimo esordio alla regia di Bianchini che ha da subito dimostrato la grossa competenza che ha con il mondo del cinema. Assolutamente da vedere seppure molto difficile da reperire.