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EL DÍA DEL FIN DEL MUNDO

Day the World Ended

1955 US
diciembre 1, 1955

Las peores pesadillas se hacen realidad para un grupo de siete personas, que han sobrevivido a un holocausto nuclear. Desde su refugio en la montaña observan cómo plantas y animales empiezan a sufrir monstruosas mutaciones por efecto de la radiactividad. La supervivencia del grupo depende de su inteligencia para enfrentarse a grandes mutantes caníbales.

Reparto

Richard Denning, Lori Nelson, Paul Birch, Mike Connors, Adele Jergens, Raymond Hatton, Paul Dubov, Jonathan Haze, Paul Blaisdell, Roger Corman
Terror Ciencia ficción
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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In seguito a un’esplosione atomica, la Terra è ridotta a un deserto arido e infestato da tumuli di gas nocivo. Alcuni sopravvissuti si sono rifugiati in una casa bunker e tra di loro si creano fin da subito diverse fazioni e inevitabili liti per la leadership. Ma nel frattempo uomini e animali rimasti esposti alle radiazioni sono mutati e fuori dall’abitazione si aggira un mostro con intenzioni per nulla pacifiche. Ogni regista indipendente che aspira a girare un film fanta/horror con un piccolissimo budget dovrebbe guardare “Il mostro del pianeta perduto” e imparare da Roger Corman. Lui, il re indiscusso del basso budget per questa sua prima incursione nel fantastico aveva a disposizione solo 96 mila dollari, una miseria se pensiamo che il film avrebbe dovuto raccontare di una Terra distrutta dall’atomica e di mostri mutanti assassini. E invece, giocando sapientemente con il vedo/non vedo e puntando tutto sulle dinamiche tra personaggi, Corman è riuscito a confezionare un signor film che oggi è giustamente celebrato come un classico del cinema fantastico. “Il mostro del pianeta perduto”, che in originale si intitola più pertinentemente “Day the World Ended”, viene girato nel 1955 dunque in quel periodo in cui negli Stati Uniti, così come in altre parti del mondo, ancora si piangeva per la bomba H di dieci anni prima e si temeva per un’imminente guerra nucleare. Va da se che un film che trattasse delle conseguenze di un’esplosione atomica e i mostri che letteralmente potrebbe generare, era di grande attualità e poteva stimolare la curiosità degli spettatori. In fin dei conti il cinema è sempre stato al passo coi tempi e può essere considerato uno dei più efficaci mezzi per esorcizzare le paure della società e infatti nel film di Corman non è tanto il mostro che si aggira attorno alla casa a rappresentare il fulcro della vicenda, quanto le tensioni che si creano all’interno del gruppo. L’uomo è responsabile del male in tutto e per tutto, sia del collasso del Pianeta che della morte dei pochi sopravvissuti. La visione particolarmente negativa del regista è pertinente con il periodo storico e si concretizza attraverso le immagini di un’umanità allo sbando in cui il più forte vuole averla vinta a tutti i costi distruggendo l’innocenza e violentando la natura. Corman si avvale di un buon corpus attoriale per portare in scena un microcosmo conflittuale che per certi aspetti ricorda e anticipa “La notte dei morti viventi”. L’eroe Rick (interpretato da Richard Denning) è ottuso tanto quanto il perfido Tony (Mike Connors), ma il suo agire è salvifico, a differenza di quello della sua nemesi. Il ruolo della bella in pericolo è di Lori Nelson, che nel momento topico sarà portata in braccio svenuta dal mostro, come tradizione vuole. Ecco, il mostro è la nota dolente del film. Se Corman era riuscito ad aggirare la carenza di budget facendo svolgere il film quasi tutto all’interno del bunker e incentrandosi sui personaggi, lasciando a poche scene il paesaggio devastato dalla bomba, con il mostro non può esimersi dal mostrarlo. Lo stesso regista ha dichiarato in un’intervista che secondo lui il mostro non doveva vedersi e che se fosse dipeso solo da lui non sarebbe stato mai mostrato, ma il mercato esigeva l’approccio visivo con la minaccia mutante e di conseguenza gli ultimi dieci minuti del film, quando appunto si può vedere il mostro apparso fino a quel momento solo in ombra, la credibilità della minaccia cade. Il look è bruttino e poco fantasioso e la realizzazione tramite costumone è men che mediocre, facendo apparire l’attore mascherato più impacciato che minaccioso. Soprassedendo su questo piccolo difetto che per qualcuno ha fatto invecchiare il film più velocemente del previsto, ci troviamo di fronte a un bel fanta/horror ricco di tensione e ritmo dati dall’intelligente gestione dei caratteri dei personaggi. Curiosità. Nel 2001 Stan Winston e Samuel Z. Arkoff produssero una serie di film, chiamata Creature Features, che richiamassero per il titolo alcuni classici della fantascienza anni ’50. “Il mostro del pianeta perduto” è finito nel calderone e in Italia lo pseudo remake (che però non c’entra nulla con la trama dell’originale) si chiama fedelmente “Il giorno in cui il mondo finì”, con Nastassja Kinski come protagonista e Terence Gross in cabina di regia.

Tráiler