Jessabelle backdrop
Jessabelle poster

JESSABELLE

2014 US
noviembre 7, 2014

Una joven es forzada a volver a casa de su padre, en Luisiana, cuando un accidente de tráfico la deja inválida sin poder usar las piernas. Descubrirá entonces que hay un misterio alrededor de su nacimiento y un fantasma, llamado Jessabelle, que parece dispuesto a acabar con ella.

Directores

Kevin Greutert

Reparto

Sarah Snook, Mark Webber, Joelle Carter, David Andrews, Chris Ellis, Ana de la Reguera, Brian Hallisay, Larisa Oleynik, Amber Stevens West, Vaughn Wilson
Terror Suspense
HMDB

RESEÑAS (1)

VD

Vincenzo de Divitiis

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Jessie e il suo ragazzo decidono finalmente di andare a convivere e realizzare il sogno di costruire una famiglia, già in procinto di aumentare di numero con il bambino che la ragazza porta in grembo. Come purtroppo accade in molti casi, il destino mette il bastone fra le ruote e un tragico incidente stradale toglie la vita all'uomo e costringe la donna a perdere il figlio e a stare per qualche mese sulla sedia a rotelle. Per trascorrere il periodo di convalescenza, la donna decide di fare ritorno alla casa paterna in cui è cresciuta, nella Louisiana del sud. Il soggiorno non va come previsto e ben presto Jessie si accorge che l'abitazione è infestata da presenze soprannaturali legate al passato della madre, scomparsa quando lei era piccola, e a riti misteriosi che svelano verità scomode e sorprendenti. Le ultime stagioni cinematografiche stanno sempre più confermando una preoccupante tendenza della scena horror che vede un abbassamento non solo della qualità media dei prodotti, piuttosto mediocre, ma anche della quantità di film annui a causa di lampanti difficoltà produttive alle quali devono far fronte persino i grandi maestri del genere, basti pensare a nomi del calibro di Carpenter e Romero. L'unica isola felice è rappresentata dalla BlumHouse, casa di produzione americana che da quasi un decennio recita la parte del leone per quanto riguarda le uscite in sala, la cui caratteristica peculiare è la varietà di tematiche e stili delle sue pellicole; si spazia, infatti, dalle classiche case infestate da spettri di varia natura fino agli horror di stampo politico, passando per i tanto discussi e criticati mockumentary di cui la saga di “Paranormal Activity” è il simbolo. La ricetta dell'industria diretta da Jason Blum è molto semplice: realizzare progetti low budget con l'obiettivo di ricavare grandi incassi al botteghino. Ma tale formula non sempre è sinonimo di qualità, e questo spiega il perché i prodotti della BlumHouse oscillano tra livelli qualitativi ottimali e livelli mediocri. Ad una categoria intermedia appartiene invece il nuovo lavoro di Kevin Greutert il quale, dopo aver legato per anni il suo nome alla saga di “Saw” prima in qualità di montatore e poi di regista degli ultimi due capitoli, abbandona i bagni di sangue e le dinamiche del torture porn per dedicarsi ad una ghost story dalle buone premesse, ma dallo sviluppo balbettante in molti punti. “Noi siamo i nostri demoni”, questa frase dello scrittore tedesco Goethe sembra essere il modello d’ispirazione per Greutert nel mettere in piedi questa storia di fantasmi dalla velata vena psicologica e capace solo a tratti di trasmettere il senso di inquietudine necessaria in una vicenda simile. Il regista esplora un universo molto distante dalla nostra cultura occidentale, ma proprio per questo ancora più inquietante, ovvero quello della magia nera e del voodoo, qui viste sotto forma della lettura del futuro tramite le carte, riti sacrificali e spiriti che ritornano dal passato. Gli ingredienti dunque sembrano essere quelli giusti e infatti la prima parte abbonda di momenti di tensione efficaci e realizzati con uno stile raffinato, su tutti va segnalata la sequenza in cui il fantasma appare attraverso una tenda creando così un suggestivo effetto vedo-non vedo. Altro grande punto di forza è la scelta delle ambientazioni sia per quanto riguarda gli interni che gli esterni; nel primo caso si tratta della più classica delle ville sperdute in campagna dal sapore gotico e valorizzata da una fotografia rarefatta ed onirica, nel secondo invece il riferimento va alle paludose e nebbiose pianure della Louisiana, non a caso teatro di molti film horror (su tutti va citato “The Skeleton Key” con cui il film di Guetert condivide anche la tematica del voodoo). Le note liete, però, finiscono qui per lasciare spazio a numerosi difetti che, specie nella seconda parte, inficiano in modo implacabile la buona riuscita del film. Con il trascorrere dei minuti, infatti, la storia mostra evidenti buchi di sceneggiatura, momenti prevedibili e una serie di elementi solo accennati, ma mai sviluppati del tutto, come nel caso del personaggio della madre che si manifesta tramite vecchi filmati in VHS. Se a questo aggiungiamo una scarsa caratterizzazione dei personaggi, elemento fondante in una ghost story che punta molto sulle debolezze e i dolori di ognuno di loro, si capisce come “Jessabelle” perda di consistenza fino ad allinearsi sui binari della sufficienza stentata. Meno della sufficienza merita anche il make-up dello spettro che strizza l’occhio al modello dei film giapponesi, con il risultato di apparire solo una brutta copia. Il cast, come buona tradizione BlumHouse, è formato da attori non famosissimi a grande pubblico e tra questi l’unica a fornire una prova davvero convincente è Sarah Snook (nei panni di Jessie) mentre gli altri interpreti, Joelle Carter e Mark Webber, appaiono impalpabili e poco incisivi. “Jessabelle”, in conclusione, è un’opera che riesce a intrattenere senza entusiasmare, che finisce col perdersi nello sterminato mare dei prodotti meramente commerciali.

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