Pandorum backdrop
Pandorum poster

PANDORUM

2009 DE
septiembre 8, 2009

Dos miembros de la tripulación de una nave espacial, el Teniente Payton (Dennis Quaid) y el Cabo Bower (Ben Foster), se despiertan en sus cámaras de hibernación sin recordar nada de lo que ha sucedido: ni quiénes son, ni cuál era su misión o por qué, aparentemente, son los únicos supervivientes. Conforme se adentren en las zonas más profundas de la nave, descubrirán que no están solos, y desvelarán el terrible misterio que rodea la desaparición del resto de la tripulación y de los pasajeros. Pronto se darán cuenta de que mantenerse con vida es mucho más importante de lo que puedan imaginarse: es el único modo de evitar la extinción de la raza humana.

Directores

Christian Alvart

Reparto

Ben Foster, Dennis Quaid, Cam Gigandet, Antje Traue, Cung Le, Eddie Rouse, Norman Reedus, André Hennicke, Friederike Kempter, Niels-Bruno Schmidt
Terror Acción Suspense Ciencia ficción Misterio
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Nel 2174 la Terra è ormai sull’orlo del collasso, le risorse sono minime e la popolazione sempre più numerosa. La destinazione per continuare la specie umana è Tanis, un pianeta molto simile alla Terra, verso il quale la nave Elysium è stata spedita con a bordo una grande quantità di persone, animali e vegetali. Il tenete Payton e il caporale Bower si risvegliano dal sonno criogenico per effettuare il loro turno nel lungo viaggio che conduce a Tanis, ma si accorgono che qualcosa sull’Elysium non va. L’immensa nave spaziale sembra disabitata e abbandonata da tempo, inoltre poco ricordano della loro missione, a causa degli effetti collaterali dell’ibernazione. Mentre Payton rimane in cabina di comando, Bower procede nell’esplorazione della nave diretto verso la sala del reattore, ma ben presto si accorge che sulla nave non sono soli, c’è anche un branco di creature affamate di carne umana. Se un tempo i film che raccontano di orrori e astronavi erano all’ordine del giorno grazie al successo mondiale di “Alien”, oggi sono una rarità. Cercando produzioni recenti di genere fantascientifico che ambientano l’azione nello spazio e si immergono in suggestioni da horror bisogna risalire al 2007 e al “Sunshine” di Danny Boyle; ci si rende così conto che, malgrado il mondo dei videogame abbia dalle sue il successo di un capolavoro come “Dead Space”, il panorama cinematografico attuale è particolarmente povero di fanta-horror “spaziali”. In mezzo a tanta desolazione arriva però “Pandorum – L’universo parallelo” del tedesco Christian Alvart (“Case 39”), uno di quei gioiellini di cui si sentiva il bisogno, un perfetto mix di terrore, azione, suspense e colpi di scena. La sindrome di Pandorum, detta altrimenti sindrome da disfunzione orbitale, a cui spesso si fa cenno durante il film e che da il titolo all’opera, indica uno stato patologico che può essere raggiunto dall’essere umano dinnanzi al senso di confusione, solitudine e isolamento che si può provare nello spazio profondo. Attorno a questo concetto ruota l’intero film. Il caporale Bower, interpretato da un bravo Ben Foster (“Alphadog”; “30 giorni di buio”), si risveglia da un sonno cosmico durato ben otto anni, è confuso e privo di memoria, realizza immediatamente di essere isolato, nello spazio, probabilmente in pericolo, e la sua prima reazione è la ricerca di qualcuno con cui condividere la paura e da cui avere magari qualche chiarimento. Non c’è nessuno apparentemente, almeno nessuno vivo o cosciente. Solitudine. L’abilità del regista Alvert e dello sceneggiatore Travis Milloy sta nel rendere immediatamente partecipe lo spettatore, di fornirgli solamente il punto di vista di Bower, privandolo così di informazioni aggiuntive che gli possano dare un vantaggio sul personaggio. Lo spettatore è lì, sull’Elysium, si è appena svegliato da un sonno di otto anni e si strappa i tubi dalle vene vicino a Bower. Lo spettatore è Bower. Gli elementi che rendono concreta la storia di “Pandorum” si aggiungono un po’ alla volta fino a dare forma ai ricordi di Bower e alle verità che si celano tra i corridoi dell’Elysium. Il senso di coinvolgimento emozionale è reso con efficacia, l’esclusione dell’onniscienza avvicina lo spettatore alla storia e carica significativamente ogni svelamento. La gestione dei tempi, l’alternanza dei generi e il piazzamento dei colpi di scena è lodevole. Il film, malgrado la ragguardevole durata di 108 minuti, ha un ritmo serratissimo, praticamente privo di tempi morti, grazie al sapiente dosaggio delle informazioni elargite allo spettatore e all’alternanza tra azione e momenti più riflessivi. “Pandorum” è un film decisamente completo, capace di coinvolgere grazie a una trama originale e avvincente in cui agiscono personaggi interessanti e, una volta tanto, non stereotipati seppure di stampo classico. La sceneggiatura del quasi esordiente Millory è sicuramente costruita tenendo presente la lezione di Vogler e il suo seminale “Il viaggio dell’eroe”. Bower è l’eroe catapultato in una situazione straniante e continuamente sottoposto a prove. Nei tre canonici atti affronta nemesi e incontra aiutanti fino al raggiungimento del premio, passando naturalmente attraverso lo scontro con il “boss” finale. Possiamo anche usare il linguaggio videoludico perché è chiaro che la scansione di “Pandorum” non si basa solo sull’abc della sceneggiatura, ma anche sulla costruzione a “livelli” cara ai videogiochi. Esplorare gli ambienti, trovare una via d’uscita, brandire un’arma e affrontare i numerosi nemici. Non a caso abbiamo riconosciuto il videogame della Electonic Arts “Dead Space” come uno dei massimi vertici raggiunti di recente dal genere fanta-horror nell’ambito dell’industria culturale. Classicità e modernità si alternano, dunque, in “Pandorum”, un film che comunque è ben ancorato ad opere del passato, più o meno lontano. Se “Alien” è un punto di partenza fondamentale, si trovano influenze e rimandi espliciti anche al carpenteriano “Fantasmi da Marte” e al neo-classico “The Desccent”, soprattutto per il look e il modus operandi delle creature che infestano l’astronave, dei repellenti umanoidi cannibali che vantano innesti metallici, cacciano in gruppo e adorano grufolare nella sporcizia e nel sudiciume in immonde ammucchiate di corpi glabri e viscidi. Altro film al quale è impossibile non pensare in riferimento a “Pandorum” è “Eventhorizont – Punto di non ritorno”, diretto da Paul W. Anderson nel 1997; e non a caso troviamo lo stesso Anderson tra i produttori del film di Alvert. Qualche difettuccio qua e là non manca neanche a “Pandorum”. Alcune scene sono eccessivamente buie, soprattutto nella prima parte, rendendo praticante incomprensibili alcuni movimenti, problema analogo per alcune sequenze d’azione, così concitate e veloci da creare confusione visiva. Si tratta però di dettagli, piccolezze sulle quali si riesce a soprassedere quando si ha a che fare con un film comunque memorabile e assolutamente apprezzabile. Consigliato.