RG
Roberto Giacomelli
•In un condominio nel cuore di Roma, viene uccisa a colpi di squadra da disegno una giovane maestra. Approfittando dell’accaduto, alcuni condomini mettono in scena omicidi simili per farsi pubblicità, vendicarsi di rancori personali o per accaparrarsi fortune in denaro; è il caso dell’ex star della tv Nicole Cardente che per riguadagnare notorietà dice di essere stata minacciata dal killer o della ricca Mirta che commissiona l’omicidio della propria colf per farla tacere su dei loschi affari che la riguardano. Su questo marasma di eventi si catalizza l’interesse dei mezzi di comunicazione di massa che si servono della caccia al serial killer per aumentare il loro audience.
Il 2003 verrà ricordato dagli appassionati di genere come l’anno in cui il thiller all’italiana, nobilissimo genere in voga soprattutto negli anni ’70, ha compiuto il suicidio; e a spingere questo amatissimo genere al gesto estremo è stato Pierfrancesco Campanella, registucolo senza alcun talento che si è spinto in un genere che ha delle regole ben precise, dimostrando di non conoscerle affatto! “Cattive inclinazioni” viene meno ad ogni promessa che un thiller casereccio dovrebbe mantenere: manca la suspance, manca il gore, manca una storia convincente, manca un colpo di scena finale e manca, soprattutto l’assassino, dal momento che per l’intera durata del film vedremo agire maldestramente una combriccola di antipatiche sgallettate in cerca di soldi e successo.
Campanella aveva intenti, in fin dei conti, alti, dal momento che il suo obiettivo era quello di denunciare lo strapotere che i media hanno acquistato in questi anni, un potere che può spingere ad accusare un innocente per il semplice bene dell’aumento di audience; non a caso come collaboratore alla sceneggiatura figura Salvatore Ferraro, accusato per l’omicidio di Marta Russo in un caso che ha molte analogie con alcuni eventi narrati nel film. Questo evidente sottotesto è purtroppo mal gestito e mal inserito in un film che, diciamocelo chiaramente, è scritto male, diretto malissimo e interpretato in modo peggiore.
La storia spesso gira a vuoto e si dipana in sottotrame inutili e ridicole (l’indagine sul presunto colpevole, con tanto di visita in manicomio e scoperta dei disegni macabri che il paziente faceva, è il massimo dell’ovvietà!); i personaggi sono appena abbozzati se non del tutto evanescenti (la ragazza tossicodipendente interpretata da Elisabetta Rocchetti avrebbe sicuramente necessitato di un minimo di approfondimento); la regia è maldestra e insicura se prendere la strada del giallo, del dramma di denuncia o del grottesco; gli effetti speciali sono così grezzi da risultare inferiori a qualsiasi prodotto indipendente/underground. Fatto ancora più eclatante è la presenza di numerosi bloopers che gettano lo spettatore in uno stato di ridarella compulsiva: microfoni che invadono il campo d’inquadratura; persone della troupe riflesse nei vetri e chi più ne ha, più ne metta!
Un velo pietoso è poi da stendere sul cast, composto da emeriti incapaci: Eva Robin’s nei panni della starlette decaduta, Mirca Viola (volto televisivo e voce da televendita) nei panni del P.M. Rita Facino, l’inespressivo Guido Berti nel ruolo dell’indagato #1 Premio Politano (che razza di nome!) e l’altrove brava Elisabetta Cavallotti nei panni della manager e amante della Robin’s. A questi nomi si aggiungono inspiegabilmente Florinda Bolkan, famosa per aver recitato in molti gialli dell’epoca d’oro come “Una lucertola con la pelle di donna” e “Non si sevizia un paperino”,
qui nelle vesti della malvagia Mirta e, in un cammeo, compare perfino Franco Nero, ottimo attore anch’esso dedito al genere giallo/poliziesco, finito in questo pasticcio per qualche arcano motivo.
Insomma, “Cattive inclinazioni” è uno di quei prodotti talmente imbarazzanti e malfatti da guadagnarsi, con il passare degli anni, la nomea di cult del trash e di trash, credetemi, in questo film ce n’è da vendere!
Insalvabile.