Zombi 2 backdrop
Zombi 2 poster

ZOMBI 2

1979 IT
agosto 25, 1979

Una barca viene trovata abbandonata a largo delle coste di New York. Le forze di polizia rimangono scioccate quando scoprono a bordo uno zombi che tenta di attaccarli uccidendo uno di loro. La notizia finisce nelle mani di Peter West. La storia prosegue con Peter che, assieme alla figlia di uno scienziato che è sparito nei Caraibi qualche anno prima, si recano in viaggio con la speranza di scoprire perchè in quel bastimento (proveniente appunto dalle Antille) c'era uno zombi. Pazzia, dolore e paura li aspetteranno in un posto desolato dove i morti camminano e uccidono per cibarsi.

Cast

Tisa Farrow, Ian McCulloch, Richard Johnson, Olga Karlatos, Al Cliver, Auretta Gay, Stefania D'Amario, Ugo Bologna, Omero Capanna, Lucio Fulci
Horror
HMDB

RECENSIONI (1)

MM

Massimiliano Marongiu

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Nel porto di New York giunge una piccola imbarcazione senza equipaggio. La barca apparteneva al padre di una ragazza chiamata Ann Bowles (Tisa Farrow) che decide di raggiungere l’isola di Matul, localizzata nelle Antille, in cerca del genitore scomparso. Assieme a lei partono il giornalista Peter West (Ian McCulloch) e una coppia di oceanografi formata da Brian Hull (Al Cliver) e Susan Barret (Auretta Gay). Nella stessa isola, dove si trovano il dottor Menard (Richard Johnson) e la moglie Paola (Olga Karlatos), i cadaveri risorgono e attaccano i vivi... Con “Zombi 2” Lucio Fulci si addentra per la prima volta nei territori dell’horror, il genere che lo identifica maggiormente e a cui deve la sua fama. Grazie a questo accostamento (in verità molto riduttivo viste tutte le tematiche da lui affrontate in oltre 50 pellicole) gli verranno conferiti appellativi importanti come “godfather of gore” e “poète du macabre”. L’avvicinamento di Fulci al genere che lo renderà famoso fu però piuttosto casuale. “Zombi 2”, sulla carta un semplice mezzo per far soldi realizzando un finto seguito di “Zombi” di Romero, venne prima proposto a Joe D’Amato e Enzo G. Castellari. Vista l’indisponibilità dei due si fece allora il nome di Fulci, ai tempi caduto nel dimenticatoio e riciclato come regista di alcuni programmi televisivi che avevano come protagonista un Franco Franchi a fine carriera. Grazie a Fulci quello che sarebbe dovuto essere il solito banale exploitation nato sull’onda di un film famoso, divenne uno dei più riusciti zombie-movie della storia del cinema, oltre che un successo commerciale clamoroso: costato appena 410 milioni di lire guadagnò in giro per il mondo ben 30 milioni di dollari, e secondo molte fonti in certi paesi incassò addirittura più del film di Romero! Tra “Zombi” e “Zombi 2”, va subito detto, le somiglianze sono da ricercare unicamente nel titolo e nelle presenza dei morti viventi. Un pregio di Fulci era senz’altro quello di realizzare opere originali e personali nonostante si muovesse all’interno di logiche commerciali e battesse piste cinematografiche già segnate da altri prima di lui. Questa sua apprezzabilissima virtù lo accompagnò sin dagli esordi nel cinema, in cui se girava un western cercava di realizzarlo in maniera diversa da quelli di Leone, e se faceva un thriller tentava in tutti i modi di non essere assimilabile al rivale Argento. Per quanto riguarda “Zombi 2” il regista romano amava dire che il suo era un vero film di zombi e non un film a carattere sociologico come l’opera romeriana, in cui il morto vivente era l’emblema della nuova società che divorava la vecchia. Altro carattere originale del film è l’aver ricondotto la figura dello zombi al suo nucleo originario: il classico vudù. Oltre ad essere un film schiettamente avventuroso e privo di metafore politico-sociali, un’altra diversità dell’opera fulciana va ricercata nella caratterizzazione dei veri protagonisti: gli zombi. Mentre quelli del film di Romero risultano molto simili ai vivi nell’aspetto fisico e nell’abbigliamento, gli zombi di Fulci sono truccati in maniera da risultare dei cadaveri in cui la putrefazione è già in atto e i cui abiti sono dei semplici stracci, in modo da marcare maggiormente la differenza coi vivi. La loro realizzazione, affidata al grande Giannetto De Rossi, è una delle cose migliori del film e risulta addirittura più suggestiva di quella del più blasonato titolo USA. De Rossi cura anche gli straordinari effetti gore, anche questi più d’impatto rispetto a quelli, pur sempre notevoli, della controparte d’oltreoceano. Tra le scene splatter è impossibile non citare quella famosissima, da vera antologia dell’orrore, dell’occhio perforato di Olga Karlatos: una scena ottimamente realizzata dal punto di vista degli effetti speciali e da quello registico, con un notevole senso di fluidità. Un’altra scena famosa, seppur discutibile, è quella del combattimento tra lo squalo e il morto vivente nelle profondità marine. La sequenza è sicuramente efficace e ha comunque il merito di presentare la figura dello zombi in un ambiente inedito come quello acquatico (un’intuizione che diverrà in seguito sfruttata a fondo dal regista americano Ken Wiederhorn per il suo “L’occhio nel triangolo”). Il tutto non è stato però girato da Fulci, ma inserito in seguito per volere del produttore in modo da sfruttare il successo de “Lo Squalo” di Spielberg e a girare fu Giannetto De Rossi. Riguardo agli attori, seppur non proprio di livello eccelso, la loro interpretazione è perfettamente funzionale alla storia, anche perché essendo gli zombi in definitiva le vere star, la caratterizzazione psicologica degli umani è ridotta al minimo. Gli unici personaggi con una certa profondità vengono affidati agli attori migliori, ovvero Olga Karlatos, chiamata a interpretare la sfortunata moglie del Dr. Menard, e Richard Johnson che interpreta David Menard, un uomo incapace di arrendersi all’inconcepibile e schiavo di visioni razionali preconcette e inconcludenti, che fino alla fine non comprende che i cadaveri resuscitano non per motivi scientifici ma per il vudù: un “razionalista ottuso” tipico dei film fulciani. Interessante aneddoto riguarda la scena girata nelle vicinanze del ponte di Brooklin: in effetti non era stata data (meglio… non era stata chiesta) l’autorizzazione a girare, quindi l’ingegno di Fulci escogitò uno stratagemma degno della sua nomea: fece passare davanti alla telecamera le comparse vestite alla buona, con stracci e make-up improvvisato, verso l’alba per non essere intercettati dalle autorità: subito dopo il carosello, i figuranti venivano caricati in fretta e furia su un pulmino affinchè nessuno si accorgesse della loro presenza… “Zombi 2” in definitiva è un piccolo film, ma è molto ben girato e ha dalla sua una fortissima personalità; a riprova delle sue doti basterà citare tutti i problemi dati al povero Romero che dovette ritardare l’uscita del suo “Il giorno degli zombi” proprio a causa del film italiano. E’ un film con delle caratteristiche che ricordano molto le qualità di Fulci: un piccolo artigiano che però, quando le muse gli arridevano, alzava la testa ed era in grado di dare dei punti anche ai grandi maestri.

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