Imprint backdrop
Imprint poster

IMPRINT

インプリント〜ぼっけえ、きょうてえ〜

2006 JP
February 25, 2006

An American journalist travels through 19th-century Japan to find the prostitute he fell in love with but instead learns of the physical and existential horror that befell her after he left.

Directors

Takashi Miike

Cast

Billy Drago, Youki Kudoh, Miho Ninagawa, Michié, Shihou Harumi, Magi, Hiroshi Kuze, Miyuki Konno, Sachiko Matsuura, Mame Yamada
Horror TV Movie
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

skull skull skull skull empty skull
L’americano Christopher torna in Giappone dopo tanti anni di esilio per rincontrare la sua amata Komomo, una prostituta alla quale aveva promesso amore eterno. Komomo però è morta e a raccontare la sua storia sarà un’altra prostituta, dal viso orrendamente sfigurato, con la quale Christopher ha scelto di intrattenersi. “Masters of Horror” è un singolare progetto nato dalla mente di Mick Garris, regista noto in ambito horror soprattutto per le trasposizioni dei romanzi di Stephen King. Garris ha pensato di riunire i più rappresentativi registi di horror cinematografico in un progetto destinato alla tv via cavo Showtime e all’home video, il risultato è “Masters of Horror”, una serie di 13 mediometraggi da 60 minuti l’uno, ognuno diretto da un grande nome del cinema di genere; ogni episodio ha un budget di 1,8 milioni di dollari, la location fissata nella città canadese Vancouver ed è stata concessa la più totale libertà creativa ad ogni regista. I nomi coinvolti nel progetto sono: Don Coscarelli, Tobe Hooper, Dario Argento, Lucky McKee, Stuart Gordon, Joe Dante, John McNaughton, Larry Cohen, Takashi Miike, John Carpenter, William Malone, John Landis e lo stesso Mick Garris. Tratto dal racconto “Bokkee Kyoutee” della scrittrice Shimako Iwai (che recita anche nel film), “Imprint” è il tredicesimo e ultimo episodio della prima stagione di “Masters of Horror”, nonché il più controverso. Infatti il lavoro firmato da Takashi Miike in USA ha avuto non pochi problemi per la trasmissione e, malgrado l’operazione “Masters of Horror” si fosse prefissata l’obbligo di lasciare massima libertà creativa agli autori e non effettuare censure, l’episodio diretto da Miike è l’unico che non ha trovato visibilità sulla tv via cavo Showtime, per la quale “Masters of Horror” è stata prodotta. Ma per quale motivo “Imprint” ha spaventato tanto quelli della Showtime e la mente dietro l’intero progetto, Mick Garris? Semplice: “Imprint” è un pugno nello stomaco, punto! La splendida fotografia di Toyomichi Kurita, le suggestive scenografie naturali di una terra quasi da fiaba, l’eterea bellezza delle prostitute che affollano il bordello in cui si svolge il film, tutti questi elementi, così delicati e morbidi, fungono da antitesi all’orrore che si cela dietro qualunque angolo. Un orrore fisico, carnale, avvalorato dalla sofferenza umana. I feti che, strappati dagli uteri delle partorienti, vengono gettati nel fiume; le violenze e lo stupro di cui era vittima la prostituta sfigurata quando era solo una bambina; la terribile e indescrivibile tortura a cui viene sottoposta Komomo per aver rubato un monile; la cattiveria dell’animo umano che si materializza sotto forma di oscene protuberanze stridenti non lontane dagli orrori mutanti di un Cronenberg d’annata. “Imprint” è tutto questo: è poesia ma è anche orrore, un orrore mai suggerito, ma servito allo spettatore sul proverbiale piatto d’argento. Tema portante dell’intero mediometraggio è la ricerca della verità, che spinge il protagonista a voler sapere qualunque cosa possa fornirgli un minimo appiglio alla speranza di poter riabbracciare la sua amata, una verità che però si tramuterà in uno sguardo introspettivo sulla violenza perpetrata e sulle colpe più nascoste. Il finale, volutamente ambiguo e contraddittorio, lascia lo spettatore con una sensazione di spaesamento, ormai caratteristica di tanti lavori del regista giapponese. Nel ruolo del protagonista Christopher troviamo un bravissimo – e perfetto per il ruolo – Billy Drago ( “Gli Intoccabili”; “Le colline hanno gli occhi”), ormai perfettamente entrato nel mondo dei caratteristi da film horror. La regia di Miike è, come al solito, impeccabile e in questo caso più che in altri, molto ispirata. In conclusione, “Imprint” si presenta come uno dei più belli e riusciti episodi della prima stagione di “Masters of Horror”, capace di affascinare ma allo stesso tempo disgustare lo spettatore, sottoposto ad una vera e propria sfida psicologica. Imperdibile.