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ALONE IN THE DARK II: EL REGRESO DE LAS SOMBRAS

Alone in the Dark 2

2008 US
septiembre 1, 2008

Cuando cae la noche, una sombra maléfica recorre la ciudad de Nueva York en busca de una misteriosa daga negra que promete la vida eterna. Tras ella también va Edward Carnby, especialista en fantasmas y ocultismo. Sin embargo, cuando finalmente consigue localizarla es apuñalado con ella. Al borde de la muerte, empieza a tener una serie de pesadillas extrañas; es el camino que utiliza la bruja para dar con él y recuperar la daga. El viejo Abner Lundberg parece su única esperanza.

Directores

Peter Scheerer, Michael Roesch

Reparto

Rick Yune, Lance Henriksen, Bill Moseley, Ralf Moeller, Danny Trejo, Zack Ward, Natassia Malthe, Jason Connery, Michael Paré, P. J. Soles
Fantasía Terror Acción
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

Edward Carnby viene pugnalato con un coltello maledetto e attraverso la ferita si propaga un’infezione che lo mette costantemente in contatto con una dimensione parallela abitata da una strega intenzionata ad estendere il suo dominio anche sulla nostra realtà. Carnby viene soccorso da Dexter e sua figlia Natalie che, insieme all’aiuto dell’esperto di occultismo prof. Lundbert, cercheranno di salvare l’uomo e di impedire alla strega di portare a compimento il suo piano. Ricordate “Alone in the Dark”, ovvero la conferma della mancanza di talento di Uwe Boll? Purtroppo si, dite? Bene, per la felicità di tutti noi masochisti ecco esordire direttamente in home video “Alone in the dark 2”, la dimostrazione più esplicita che toccato il fondo non è detto che si possa solo risalire, ma che sia possibile anche scavare per andare ancora più giù. “Alone in the Dark 2” è il Disastro, con la “d” maiuscola, uno di quei film che a fine visione ti fa scuotere leggermente la testa e con un sorriso a denti stretti ti fa domandare “ma come hanno fatto?”. Si fallisce sotto tutti, ma proprio TUTTI, i fronti già in fase di preproduzione con una storia stupida e confusionaria come raramente è accaduto negli ultimi tempi. Basta leggere il breve plot in cima a questo articolo per rendersi conto dell’idiozia di una trama che appare ingenuamente ridicola e altamente improbabile. Diciamo che di per se l’idea di dare un sequel al film di Boll, che economicamente è stato un flop clamoroso, ha dell’inquietante, ma le possibilità di riuscire a fare meglio del predecessore c’erano davvero tutte, anche considerando che il materiale da cui attingere (ben cinque capitoli dell’omonimo videogioco) forniva una grande varietà di situazioni d’impatto. E invece gli sceneggiatori e registi Michael Roesch e Peter Scheerer hanno deciso non solo di infischiarsene altamente dei videogiochi della Infogrames, ma anche di sorvolare con molta disinvoltura su quello che era il primo film. Dunque, se nel lungometraggio del 2005 c’era un Edward Carnby interpretato da Christian Slater che si sforzava minimamente di somigliare all’investigatore dell’occulto della saga video ludica, qui abbiamo un Edward Carnby senza arte e ne parte, coinvolto negli eventi per pura casualità e per di più interpretato dall’attore asiatico (!!!) Rick Yune. La disastrosa sceneggiatura firmata da Roesch e Scheerer (già autori del pasticciato script del primo capitolo) danno il peggio di se e mettono insieme una serie infinita di assurdità che sguazzano nel ridicolo involontario più eclatante: se la costruzione narrativa ha dei picchi di astrusa ingenuità da lasciare basiti, ci sono vere e proprie “genialità” che rendono davvero difficoltosa la possibilità di credere che i due autori siano sani di mente. Basti pensare che la famigerata strega è attratta dalle pallottole (perché non ci è dato saperlo) e malgrado tutti ne siano a conoscenza e lo ripetano più volte, alla comparsa dell’ectoplasmatica megera non fanno altro che svuotarle interi caricatori contro. Altro picco di genio è rappresentato dall’immotivata ambiguità del prof. Lundbert, che sembra nascondere segreti e dire solo mezze verità, onde abbandonare improvvisamente e completamente i suoi misteriosi comportamenti, facendolo diventare a tutti gli effetti l’aiutante e mentore dell’eroe. Ma vogliamo ricordare poi l’infallibile metodo del professore per impedire a Carnby di non essere individuato nel sonno dalla strega? Una pozione radioattiva (si, quelle verde fosforescente, come nei cartoni animati) iniettata nella guancia (la guancia?) che offuscherebbe l’aura dell’anima…ma vi rendete conto? Senza parole. E poi ci sono errori di continuità disseminati qua e là, il pugnale che prima non può essere toccato da nessuno perché venefico e poi stretto in mano da chiunque, personaggi gettati lì senza motivo (la moglie di Lundbert, Danny Trejo, il bolliano Zack Ward, i simil-soldati dell’occulto all’inizio capitanati dal figlio di Sean Connery…), la strega ridicola che somiglia alla dama in nero che si aggira in “La Casa 5” di Fragasso, gli effetti speciali orrendi, le imprecisioni spaziali (l’antro della strega è nei sotterranei di un edificio di una grande metropoli ma quando i protagonisti ne escono fuori si ritrovano in un bosco!), e tanto altro ancora che farebbe seriamente rivalutare le opere del nostro Andrea Bianchi. La cosa che più stupisce è il cast artistico composto da volti molto noti al pubblico del cinema di genere che sembra stato assemblato imitando i criteri selettivi di Rob Zombie, dei solitamente bravi caratteristi che in mano ai due sciagurati registi riescono ad offrire il peggio di se. Se Lance Henricksen è sufficientemente credibile nei panni di Lundbert, Bill Moseley appare inadatto e poco capace in quelli di Dexter, per non parlare dell’inutilizzato Danny Trejo messo lì a fare la parte dell’ “uomo che sa riparare la caldaia e muore per primo”. Nel ruolo della moglie di Ludbert compare perfino P.J. Soles, conosciuta per “Halloween – La notte delle streghe” e reduce di “La casa del diavolo”. I protagonisti, invece, sembrano essere stati scelti accuratamente tra i peggiori attori a disposizione: Rachel Specter (“La coniglietta di casa”; “Che la fine abbia inizio”) è la classica ragazza carina che probabilmente affollerà i direct to video del futuro; Rick Yune (“Fast and Furious”) è semplicemente improponibile. Boll, che evidentemente ha soldi da sprecare, stavolta si limita a produrre. A questo punto solo un terzo capitolo diretto da David DeCoteau potrebbe portare avanti la tradizione di questa saga.