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Vincenzo de Divitiis
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Amelia conduce una vita serena insieme a suo figlio Samuel, almeno in apparenza. Il piccolo, infatti, è rimasto sconvolto dalla morte del padre avvenuta sei anni prima a causa di un incidente stradale, proprio nel tragitto per accompagnare la moglie in ospedale a dare alla luce il loro bambino. Il forte trauma causa nella mente di Samuel uno squilibrio che lo induce a comportamenti violenti e compulsivi a scuola e a casa e, soprattutto, a fare sogni ricorrenti nei quali una mostruosa creatura cerca di uccidere lui e sua madre. Quando una notte i due ritrovano un inquietante e sinistro libro di favole il cui nome sembra quasi un suono onomatopeico, “The Babadook”, la minaccia immaginata da Samuel inizia concretizzarsi e la casa viene infestata da forza oscure. Ma ben presto non sarà l'unica cosa a essere posseduta da un demone malefico e distruttivo che sconvolgerà tragicamente gli equilibri familiari.
Tra i campi più utilizzati dalla letteratura e dal cinema horror un posto di rilievo è occupato dall'universo infantile che trova il suo risvolto più inquietante nella tradizione favolistica. Dietro al loro mondo incantato e rassicurante, infatti, i racconti per l'infanzia nascondono aspetti inquietanti, cupi e spaventosi di certo non passati inosservati agli autori di ogni epoca, basti pensare ai film dedicati alla figura
primordiale dell'uomo nero o alle recenti versioni di Hansel e Gretel o di Biancaneve, entrambe ispirate alle storie scritte da massimi esponenti del genere quali i fratelli Grimm. Un terreno fertile a cui non ha saputo rinunciare la regista Jennifer Kent la quale, dopo una lunga esperienza come attrice, decide di passare dietro la macchina da presa con il suo film d'esordio dal titolo “The Babadook”, presentato all'ultimo festival del cinema di Torino. Un battesimo senza dubbio positivo grazie ad una regia fresca, dinamica ed una sceneggiatura (curata dalla stessa Kent) che contribuisce a mettere in piedi un horror solido, ricco di tensione e destinato a diventare un cult fra gli appassionati e non solo.
C'è da mettere subito in chiaro che Kent non
realizza niente di innovativo, bensì utilizza gli stilemi del genere adattandoli a gusti e ritmi moderni in modo da non lasciar trasparire quel senso di già visto che ne avrebbe compromesso la buona riuscita. Lo spirito citazionistico dell'opera si palesa fin dai primi minuti e, oltre omaggi di vario tipo, l'influenza maggiore ha un nome e un cognome ben preciso: Mario Bava. Il padre dell'horror italiano rappresenta un punto di riferimento cardine per questo “The Babadook” la cui trama ricorda moltissimo uno degli ultimi titoli di Bava, “Shock”, del quale vengono riprese anche le ambientazioni e alcune inquadrature. Come accade in quest’ultimo, anche nella sua opera Kent si sofferma molto su personaggi afflitti da problemi psichici e traumi del passato che, seguendo il modello de “Il giro di vite” di Henry James, rappresentano una porta per permettere allo spettro di entrare nel nostro mondo. Le turbe di Samuel, infatti, sono evidenti fin dall'inizio ma trovano una loro funzionalità nel momento in cui entra in scena il libro di favole ed il fantasma
che esso porta con sé. Da qui scaturiscono lunghe scene di tensione, corroborate da una fotografia ben realizzata e capace di avvolgere lo spettatore in un ambiente tenebroso e poco rassicurante, ed un commento musicale distribuito in pochi punti del racconto ma efficace nel trasmettere inquietudine. Al resto pensa un plot semplice, lineare e soprattutto caratterizzato da un adeguato tratteggiamento dei personaggi con i caratteri che vengono analizzati in ogni loro aspetto. Vanno elogiati, in tal senso, le ottime interpretazione del piccolo Noah Wiseman (nei panni di Samuel) e di una superba Essie Davis (nel ruolo di Amelia), molto brava nel dar forza ad un personaggi complesso e dai due volti.
“The Babadook”, in conclusione, si rivela una piacevole sorpresa all'interno di un panorama horror senza grossi spunti e pieno di prodotti stereotipati e non sempre all'altezza di assolvere al loro compito principale, ovvero trasmettere paura.