Hotel Room backdrop
Hotel Room poster

HOTEL ROOM

Camera d'albergo

1981 FR
febbraio 12, 1981

Appassionati di cinema, tre giovani - Guido, Tonino ed Emma Crocetti - costituiscono la Cooperativa "La Svolta" e, approfittando del fatto che la Crocetti è figlia del padrone di un alberghetto, decidono di fare esperienze di "cinema verità" nelle camere dell'hotel. Con una parte del materiale ripreso, i tre si presentano al commendator Achille Mengaroni, vecchio produttore della Ursus indebitato fino al collo. Il volpone suggerisce di "manipolare" il materiale, di ottenere i permessi degli involontari attori e di strappare a qualcuno il consenso a condurre qualche scena a conclusione "commerciale". I giovani, anche se poco convinti, si danno da fare e riescono a portare all'astuto Mengaroni Fausto Talponi, un netturbino, e la sua amante Flaminia..

Registi

Mario Monicelli

Cast

Vittorio Gassman, Monica Vitti, Enrico Montesano, Roger Pierre, Ida Di Benedetto, Béatrice Bruno, Néstor Garay, Gianni Agus, Franco Ferrini, Daniele Formica
Commedia
HMDB

RECENSIONI (1)

FM

Francesco Mirabelli

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Hotel room è una trilogia di episodi brevi per la televisione, del 1992. Due degli episodi, "Tricks" e "Blackout" sono diretti da David Lynch e sceneggiati da Barry Gifford, mentre "Getting rid of Harry" è diretto da James Signorelli. In questa sede mi occuperò solo dei 2 diretti dal regista di "Eraserhead". Il filo comune delle tre parti è dato dall'ambientazione: la stanza 603 di un hotel, che ospita storie diverse in epoche diverse (anche se, come accade spesso in Lynch, la temporalità appare come un elemento per lo più indefinito). Fondamentale l'apporto di Gifford per la costruzione di queste nuove visoni Lynchiane: soprattutto il primo episodio ricorda da vicino, per tematiche e situazioni, il successivo "Strade perdute", che vide un ancora più stretto rapporto di collaborazione tra i due. Due racconti tesi e vibranti, due plastici quadri di umana disperazione. L'angoscia per ciò che non si può capire. L'inquietudine di chi ha capito fin troppo. Il regista avvolge i personaggi un un'atmosfera onirica (la dipartita delle luci; le mura che frettolosamente rinchiusero lo spazio sempre esistito della camera 603). La logica del sogno è ferrea. Polverizza ciò che ciecamente ci ostiniamo a chiamare razionale. In una scena chiave del serial Twin Peaks, Laura Palmer svela in sogno all'agente Cooper il nome del proprio assassino, bisbigliandoglielo all'orecchio. Al risveglio, il ricordo è già svanito. Discreto.

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