Carnival of Souls backdrop
Carnival of Souls poster

CARNIVAL OF SOULS

1998 US
August 21, 1998

A young woman is pursued in reality and in her subconscious by the sadistic carnival clown who raped and murdered her mother.

Directors

Adam Grossman

Cast

Bobbie Phillips, Shawnee Smith, Paul Johansson, Larry Miller, Cleavant Derricks, Henry G. Sanders, Brendan Dillon, Anna K. McKown, Raquel Beaudene, Tiffanie Ann Taylor
Horror Thriller
HMDB

REVIEWS (1)

MC

Marco Castellini

Carnival of Souls

Alex Grant ha subito un duro trauma da bambina: ha visto la madre morire, uccisa barbaramente dal folle maniaco Louis Seagram. Ora sono trascorsi vent’anni e Alex lavora, assieme alla sorella Sandra, nella vecchia locanda che gestiva anni prima la madre. Seppur sono trascorsi molti anni Alex non è stata ancora in grado di superare quel duro colpo che ha travagliato la sua infanzia e ora che si sta avvicinando l’anniversario della morte della madre, Alex, inizia a sprofondare in un turbine di follia e visioni raccapriccianti che le ricordano proprio l’assassino della madre, Louis Seagram. Per tutti quelli che sostengono che durante gli anni ’90 non vi è stato alcun declino di qualità per quanto concerne il genere horror ecco servito “Carnival of Souls”, ignobile pellicola gettata sul mercato nel finire degli anni novanta (siamo nel 1998 per esattezza) che potrebbe da sola fungere da emblema per tutte le produzioni di qualità medio-bassa (che erano le più numerose) che hanno dominato in questo decennio. Il film appartiene a quella serie di pellicole etichettate con “Wes Craven presenta” (e che oltre a “presentarlo” ricopre anche il ruolo di produttore esecutivo) il che testimonia che Craven sarà anche un regista di tutto rispetto (da ricordare sempre che a lui sono dovuti odierni capolavori di genere come “Nightmare – Dal profondo della notte” o “Scream”) ma come produttore lascia davvero molto a desiderare. Sempre per la serie “Wes Craven presenta” abbiamo avuto, infatti, valide pellicole come “They – incubo dal mondo delle ombre” o “Wishmaster” ma anche film ai limiti della decenza come “Vertigini” e “Dracula’s Legacy”. Purtroppo il film in esame è molto più assimilabile a questa seconda schiera di prodotti. Malgrado si tratti di un film che ha subito una distribuzione regolare (nato, dunque, per essere diffuso nelle sale) è evidente che questo “Carnival of Souls” annovera uno stile e una tecnica prettamente televisiva tanto che, di primo acchito, lo spettatore sarà sicuramente invaso dal pensiero che il film sotto osservazione sia una film tv. Forse questa particolare sensazione è dovuta ad una fotografia particolarmente pulita e limpida in stile telefilm e alla regia, affidata ad Adam Grossman e Ian Kessner (ci sono volute addirittura due persone per realizzare un film così?!), che non ha stile e risulta fin troppo piatta, passiva e anche questa in perfetto stile telefilm. Ma ciò che davvero lascia a desiderare è il disastroso plot (ammesso che ci sia un plot) poiché, strano ma vero, per 84minuti il film non tratta praticamente di nulla; non c’è una storia effettiva capace di legare assieme i vari avvenimenti ma il tutto si risolve solo con una manciata di visioni e di incubi, che alternano con troppa frequenza realtà e finzione, assemblati in maniera illogica e sconclusionata. Di conseguenza anche la sceneggiatura non potrà fare grandi passi offrendo solamente una serie di sequenze tutte uguali e risulterà, dunque, terribilmente ripetitiva e ridondante capace solo di suscitare sbadigli nello spettatore che non riuscirà a tenere facilmente gli occhi aperti (ma dal sonno, non dalla paura!). Insomma, con “Carnival of Souls” si ha davvero l’impressione di vedere un film la cui sceneggiatura è stata scritta in maniera molto disordinata e confusa, direttamente sul set, giorno dopo giorno, prima che venisse dato il “ciak”. Ma è evidente notare che l’insensatezza del film è voluta poiché in previsione del colpo di scena finale (che potrebbe, volendo, risultare abbastanza scontato), un colpo di scena che però non funziona minimamente poiché, anziché stupire lo spettatore, lo farà imprecare a causa di un impostazione del tutto sbagliata che lo rende: poco chiaro, intruso, ridicolo (la telefonata che anticipa i titoli di coda potrebbe risultare esilarante) e inserito malissimo poiché anziché fare luce su un ora e venti di vuoto totale non fa altro che peggiorare le cose poiché nulla combacia a perfezione. La delineazione dei personaggi (che dovrebbe svolgere un ruolo rilevante in questo genere di film) meriterebbe una discussione a parte poiché tutti hanno ricevuto un approfondimento psicologico scritto con l’inchiostro simpatico. Tra i tanti, quello che ha ricevuto un trattamento più grossolano è proprio il killer Louis, interpretato da uno sbagliatissimo Larry Miller, attore troppo goffo e buffo per la parte, che non fa assolutamente nulla per risultare una figura minacciosa anzi sembra quasi voler parodizzare il Pennywise di “It” lasciando ovunque il suo bel palloncino rosso. Tra gli altri interpreti troviamo: Bobbie Philips (alle prese principalmente con serie tv) e qui nei panni della protagonista, Alex Grant, che non offre una grande performance ma comunque superiore al resto del cast; al suo fianco recitano Shawnee Smith (che avrà modo di farsi conoscere al pubblico con la recente saga “Saw” interpretando il personaggio di Amanda) nei panni della sorella Sandra e un certo Paul Johansson (visto anche nel contemporaneo “Wishmaster 2”) alle prese con un personaggio davvero inutile che, nel momento in cui sembra destinato a far qualcosa, esce di scena senza lasciare tracce. Unico aspetto positivo della pellicola è il buon make-up utilizzato per il trucco dei mostri, a metà tra i cenobiti e le creature di Yuzna in “Socety”, che compaiono inutilmente in qualche visione solo per ricordare che il film in questione è un horror e per offrire qualche tocco inquietante (in stile “Allucinazione Perversa”) che possa destare l’attenzione dello spettatore. In conclusione “Carnival of Souls” è un film senza idee e senza storia, solo un accozzaglia di sequenza ripetitive e prolisse che sfociano in un finale pasticciato e abbastanza privo di senso. Remake solo nominale del film del 1962. Da evitare.

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