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Roberto Giacomelli
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Un gruppo di sei persone, sconosciute tra loro, vengono drogate, rapite e trasportate su un furgone all’interno di un’area boschiva recintata dalla quale è impossibile fuggire. Insieme a loro viene scaricata una cassa di legno contenete armi di ogni tipo e un manuale di tattica militare.
I sei ora hanno l’unico obiettivo di sopravvivere, scegliere se essere prede o predatori.
Quella di “Cavie” è una genesi singolare. Il film diretto dai Manetti Bros. (“Zora la vampira”; “Paura 3D”) nasce come saggio di fine corso della (defunta) Scuola di Cinema di Roma, dove nel 2008 era stato tenuto dagli stessi fratelli registi un Matser in Acting. Il film finale avrebbe dovuto coinvolgere i 12 attori/studenti per mettere in atto quello che avevano imparato. I Manetti ci spiegano che in origine questo “saggio finale” doveva essere un cortometraggio, ma dare uguale spazio a tutti e 12 gli attori era cosa ardua, così nacque l’idea di un lungometraggio che riflettesse le dinamiche di gruppo all’interno di un microcosmo “artificiale”. È venuto fuori “Cavie”, un survival horror dalla qualità discontinua che fa trasparire tanta buona volontà ma anche la povertà di mezzi che si cela dietro l’operazione.
Zero budget e la voglia di creare un horror di sopravvivenza in cui le immagini cruente si mescolano a una riflessione sulle dinamiche di interazione sociale. Alla fine la voglia di fare un film di intrattenimento prevale sulla chiave sociologica volontaria e tutte le scene che prevedono il “mondo esterno”, gli individui che manipolano, appaiono poco amalgamate con l’insieme, quasi intruse come se si cercasse in tutti i modi di dare una spiegazione agli eventi francante non necessaria (anche perché poco chiara). A conti fatti, “Cavie” sembra un frullato di “Cube – Il Cubo” (la situazione iniziale in cui alcuni estranei si trovano a convivere e lottare in un luogo ostile senza sapere perché sono lì), “Severance – Tagli al personale” (l’ambientazione e l’uso delle armi da guerra) e “Battle Royale” (uccidi per sopravvivere), anche se gli autori dicono di essersi ispirati soprattutto alla serie tv “Lost” per mostrare rivalità e alleanze all’interno del gruppo e con i gruppi esterni.
Il problema maggiore di “Cavie” è la mancanza di fluidità, sia narrativa che d’azione, che finisce per far sembrare questo lungometraggio quasi interminabile. L’incipit è interessante e tutta la parte di preparazione funziona bene, mostrandoci una fauna di aspiranti vittime disparata e in parte ben delineata. Poi, quando fanno la comparsa “gli altri” – lostianamente parlando, appunto – e comincia la vera lotta per la sopravvivenza, paradossalmente il film rallenta, si accartoccia su se stesso e si fa ripetitivo, poco interessante. Ovviamente sul finale il ritmo si fa indiavolato, l’azione prende il sopravvento e fa capolino anche qualche memorabile scena di grottesca violenza. Forse tagliare qualche cosa dal montaggio sarebbe la scelta più saggia per un film di questo tipo.
Tecnicamente parlando il film presenta tutti limiti di una produzione a zero budget. Purtroppo a poco serve una certa cura per gli effetti speciali caserecci (ben fatti, davvero) se poi tutto il resto appare vistosamente poco curato dati i limiti del caso. Di certo questa però non è una colpa che si può imputare ai registi, che con tre settimane e senza un euro hanno comunque confezionato un lungometraggio che si lascia seguire dall’inizio alla fine.
Gli attori, punto focale dell’operazione perché nata proprio su di loro, procedono tra alti e bassi. Alcuni sono sicuramente capaci, altri molto meno e sorprende come i più validi siano i primi a uscire di scena lasciando spazio a chi magari dà un’interpretazione più forzata. In una piccola parte si può riconoscere anche il regista Gabriele Albanesi (“Il bosco fuori”; “Ubaldo Terzani Horror Show”), che interpreta in modo molto divertente l’imbranato “sacrificabile” del gruppo. Per gli appassionati del televisivo “Ispettore Coliandro” (creatura dei Manetti Bros.), segnalo che anche Giampaolo Morelli e il suo personaggio fanno un cammeo vocale a inizio film.
I Manetti Bros. hanno deciso di non distribuire “Cavie” al cinema e forse non lo vedremo mai neanche in home video, per precisa scelta di chi l’ha realizzato. In parte si può capire questa volontà, vista la quasi amatorialità di fondo, ma in circolazione c’è davvero di peggio…di molto peggio, dunque una possibilità di visibilità a questo piccolissimo film la si potrebbe tranquillamente dare. Se mai accadrà, naturalmente non aspettatevi nulla di eccezionale.