Una nueva raza de vampiros ha surgido de la oscuridad. Están entre nosotros, acechando sedientos de sangre en busca de nuevas víctimas. Una guerra silenciosa entre vampiros y humanos ha estallado. Una organización secreta ha sido designada para limpiar el mundo de esta amenaza. Entre sus mejores agentes se encuentra una misteriosa muchacha llamada Saya, cuyo carácter frío y calculador la convierten en la mejor cazadora de vampiros. Por todo ello ha sido escogida para llevar a cabo una peligrosa misión: infiltrarse en una base militar estadounidense situada en Japón e investigar si la serie de misteriosas muertes ocurridas recientemente tienen relación con los vampiros. Remake con actores de la película anime del mismo nombre dirigida por Hiroyuki Kitakubo en el año 2000
Reparto
Jun Ji-hyun, Allison Miller, Liam Cunningham, JJ Feild, Koyuki, Yasuaki Kurata, Michael Byrne, Colin Salmon, Andrew Pleavin, Larry Lamb
Saya, adolescente mezzosangue umana-demone, ha la missione di uccidere Onigen, demone dall’incredibile forza colpevole della morte di suo padre. Saya, per i suoi particolari poteri, fa parte di un’agenzia segreta che ha il compito di stanare e uccidere demoni celati sotto l’aspetto di esseri umani e per far ciò è stata inviata in un liceo giapponese nei pressi di una base militare statunitense, dal momento che proprio in quella zona è stata riscontrata un’intensa attività demoniaca.
Con una produzione franco-cinese, Chris Nahon, autore dell’action “Kiss of the Dragon” e del thriller “L’impero dei lupi”, porta sul grande schermo la versione live-action di “Blood: The Last Vampire” l’anime di Hiroyuki Kitakubo che nel 2000 riscosse un discreto successo. Lo stile orientaleggiante c’è, il senso del ritmo caro al regista francese anche, non manca neanche il reparto coreografico affidato all’esperto Cory Yuen, ma purtroppo è proprio il film ad essere assente.
Cominciamo col dire che già il titolo è fuorviante perché non c’è nessun “ultimo vampiro”, nel film si parla di demoni, ma di vampiri nel senso mitologico neanche l’ombra, sebbene la protagonista debba nutrirsi di sangue per sopravvivere. Una protagonista che è l’antitesi dell’originalità,
visto che il suo stato ricorda in modo fin troppo vicino il Blade dell’omonima serie (di film e fumetti); ma non è solo Saya – interpretata da Gianna Jun – a risultare poco memorabile, dal momento che l’intero parco personaggi è formato da evanescenti figure. Si parte con Alice McKee, interpretata da Allison Miller (“17 Again”), un personaggio americano del tutto assente nel prototipo giapponese e che qui è stata evidentemente inserita per dare un appiglio di immedesimazione al pubblico occidentale; il problema è che il suo personaggio è fin troppo intruso, vistosamente inserito senza un reale scopo narrativo e la cosa grave è che Alice viene presentata come co-protagonista della vicenda. Neanche il demone Onigen, a cui da le sembianze la bella Koyuki (“L’ultimo samurai”), appare un personaggio sufficientemente forte e interessante, tanto che il momento del suo scontro con Saya appare quasi privo di phatos a causa della poca carica attribuita al personaggio.
“The Last Vampire”, poi, presenta il gravissimo difetto di risultare un gran pasticcio narrativo. C’è la sensazione che ci sia molto materiale inespresso, molte informazioni celate o gettate al pubblico in modo frettoloso e poco chiaro. Non si tratta neanche del classico film per nerd della cultura orientale ne integrazione sentita all’anime d’origine, ma semplicemente un soggetto mal
sviluppato, una sceneggiatura scritta con approssimazione che non tiene conto delle esigenze informative che una storia deve fornire. Un susseguirsi di (lunghe) scene d’azione prive di un collante capace di unirle. E se possiamo comunque spendere parole lodevoli per l’azione che Nahon porta su schermo, con combattimenti adrenalinici e ben strutturati, parole di sdegno vanno invece spese per l’invasività degli effetti speciali. Degli orrendi e primitivi “cosi” in computer graphic che dovrebbero essere i demoni al servizio di Onigen, pipistrelloni davvero poco convincenti per la grezza resa visiva, così come per nulla credibile è il sangue, sempre rigorosamente in CGI, che con i suoi goccioloni ricorda gli spruzzi d’emoglobina che affollavano i videogiochi della serie “Mortal Kombat”. Ma poi la cosa che infastidisce è la fastosità d’intenti di alcune scene, come quella dell’inseguimento con l’autocarro (molto simile a quella già vista in “Underworld Evolution”, tra l’altro), che devono immancabilmente fare i conti con l’esiguo budget e l’assoluta mancanza di credibilità della messa in scena.
Il risultato generale fa apparire “The Last Vampire” esattamente quello che è: un piccolo film che ha aspirazioni da blockbuster. E quando il poveraccio tenta di imitare il signorotto benestante, i risultati sono quasi sempre al limite del ridicolo.
Nahon sprecato, film sbagliato.