Wake Up and Die backdrop
Wake Up and Die poster

WAKE UP AND DIE

Volver a morir

2011 CO
aprile 15, 2011

Camilla si sveglia nel letto di Dorian, un uomo che ha incontrato la sera prima con cui ha passato una travolgente notte di passione. Quello che sembrerebbe l’uomo perfetto, però, ben presto si rivela per quello che è, un pericoloso psicopatico che prima la stupra e poi uccide. Sorprendentemente però, Camilla si risveglia...

Registi

Miguel Urrutia

Cast

Andrea Montenegro, Luis Fernando Bohórquez
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

AC

Andrea Costantini

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Camilla si risveglia dopo una notte brava. Non si trova nel suo letto e accanto a lei c’è un uomo che non conosce. Lei sembra non ricordare nulla di cosa è successo la sera prima. Imbarazzata spiega all’uomo, Dario, che non è solita fare queste cose e che vorrebbe andarsene. Lui invece fa di tutto per tenerla nell’appartamento, fino a diventare violento. Lei muore e si risveglia di nuovo nel letto di Dario. Il cinema degli ultimi anni ci ha spesso mostrato film costruiti sul nulla sperimentando così un modo nuovo di fare cinema. Non sono sempre necessari decine di location, comparse, effetti speciali quando si ha a disposizione un’idea. Se poi questa idea è anche economicamente favorevole e con quattro spiccioli i produttori riescono a metterla in piedi, tanto di guadagnato. Nel caso di questo “Volver a morir”, film del colombiano Miguel Urrutia tradotto per il mercato internazionale con “Wake Up and Die”, si sono spinti ancora oltre, riducendo al minino location, personaggi e addirittura costumi. Il film ha soltanto due protagonisti, Camilla (interpretata dalla sensuale Andrea Montenegro) e Dario (Luis Fernando Bohòrquez) che si risvegliano abbracciati in una camera di una casa fredda e spoglia. Lei sembra spaesata, forse non ricorda bene quello che è successo la sera precedente e addirittura non ricorda di essere finita a letto con quell’uomo, il quale invece sembra ricordare tutto. Una serata di divertimento con uno sconosciuto in poche parole. Mentre Camilla, imbarazzata, cerca di giustificare il comportamento della sera prima, Dario accende la radio. Nella stanza si diffonde Aria sulla Quarta Corda di Bach e, colto da un impeto di violenza, la uccide. Fino a qui tutto regolare ma dopo la morte di Camilla, la pellicola si riavvolge come se lo spettatore avesse premuto il tasto “Rew” del proprio lettore e si ricomincia tutto da capo, con Camilla che si risveglia nel letto di uno sconosciuto, non più così tanto sconosciuto. Ed è questo il momento in cui lo spettatore tira un sospiro di sollievo, pensando che forse sta per vedere un film interessante. La storia ricomincia, poi ricomincia di nuovo e poi ancora. Ogni volta viene aggiunto un piccolo tassello al passato dei due protagonisti e ogni volta il motivo per cui si sono trovati nella stessa stanza sembra farsi più chiaro. Una specie di “giorno della marmotta” versione mistery e paradossale che punta tutto sul minimalismo: due soli attori in scena, una sola location costituita da un appartamento con un materasso, uno stereo e una bella collezione di armi da taglio, lo stesso brano musicale che si ripete per tutto il film come presenza quasi costante e, ultimo dettaglio ma non per importanza, gli attori recitano nudi per tutti gli ottanta minuti di film, fatta eccezione per due sole scene in cui qualcosa addosso se lo mettono. Una discreta idea di partenza ma con una storia flebile che purtroppo si sviluppa nella noia. Per ottanta minuti vediamo le stesse scene che si ripetono, con qualche variazione, ma dopo lo stupore iniziale del rewind, alla terza volta si comincia a sbadigliare. I tasselli che compongono la storia sono molto semplici e anche il quadro generale della vicenda non sorprende, con tanto di madre possessiva di hitchcockiana memoria. Puzza tutto di già visto anche se non si può non spezzare una lancia a favore di Urrutia che tutto sommato è riuscito a trovare un modo diverso per raccontare la solita storia. Bella l’idea di fare recitare i protagonisti nudi per tutto il tempo.

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