Cube Zero backdrop
Cube Zero poster

CUBE ZERO

2004 CA
ottobre 10, 2004

Rains si sveglia in un labirinto formato da stanze perfettamente cubiche. Indossa una strana uniforme e non ricorda nulla del suo passato, nemmeno il suo nome. Ben presto, scopre di non essere sola, ma di condividere quella terribile vicenda con altri sventurati. Uno ad uno, i prigionieri rischiano la vita tra le trappole dell'immenso cubo. Ma, da fuori, qualcuno li guarda, li segue passo passo, ne registra i movimenti. Chi sono i misteriosi osservatori? Possono in qualche modo salvare i detenuti? Sono liberi o sono anch'essi vittime del sistema?

Registi

Ernie Barbarash

Cast

Zachary Bennett, David Huband, Stephanie Moore, Martin Roach, Terri Hawkes, Richard McMillan, Mike 'Nug' Nahrgang, Tony Munch, Michael Riley, Joshua Peace
Thriller Fantascienza Mistero
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Una donna si ritrova rinchiusa in una stanza a forma di cubo, circondata da decine e decine di altre stanze dalla stessa forma ma che possono contenere trappole mortali; la donna non sa chi l’abbia intrappolati lì, né per quale motivo, l’unico ricordo è una fuga nel bosco e il rapimento di sua figlia. Due uomini, impiegati per una non ben chiara ditta para-militare, anch’essi ignari sull’identità dei loro datori di lavoro, osservano la donna rinchiusi in una stanza piena di monitor e registrano ogni suo movimento. Ben presto si scoprirà che la struttura a forma di cubo ospita altre persone, destinate ad incontrarsi e a tentare un piano di evasione con l’aiuto di uno dei due impiegati stanco di partecipare a questo gioco sadico e crudele. Siamo giunti al terzo capitolo dell’affascinante e misteriosa saga del Cubo, iniziata nel 1998 dal canadese Vincenzo Natali con il bellissimo “Cube” e proseguita con il deludente “Hypercube” di Andreij Sekula nel 2002. “Cube Zero”, che dovrebbe essere un prequel del film di Natali anche se non ci sono riferimenti di carattere cronologico, tenta di risollevare la qualità della saga improvvisamente sprofondata a livelli quasi infimi con il confuso secondo capitolo e riesce in modo piuttosto diligente nella sua impresa. Lo spettatore affascinato dal senso del mistero e dalle metafore filosofico-matematiche del primo film, potrebbe non gradire l’intenzione da parte dei produttori di dare una spiegazione concreta a ciò che sta dietro il Cubo, ma fortunatamente “Cube Zero” accenna, aggiunge qualche piccolo tassello ma non spiega mai in modo chiaro, continuando così a condurre, con le dovute e inevitabili differenze qualitative, quel gioco di specchi già portato sullo schermo nel 1998. Inoltre anche in questo film, come nel primo, l’innocenza e la purezza sono sinonimo di salvezza e di continuità, anche se un inaspettato colpo di scena finale metterà in discussione molto di quello che i primi due episodi ci avevano mostrato. Questo prequel sicuramente ha una venatura più spiccatamente orrorifica in confronto ai due film precedenti, grazie ad una serie di ingegnose trappole nascoste nella struttura a cubo che avranno delle conseguenze semi splatter sui malcapitati che ne entreranno in contatto: c’è chi viene completamente liquefatto da una strana sostanza, mettendo in scena una disgustosa quanto ben fatta sequenza di body melt; c’è chi viene contagiato da un letale virus che divora la carne; c’è chi viene fatto a pezzi da una lamina affilatissima e chi viene fatto esplodere da onde sonore. Un notevole passo avanti in confronto alle insipide trappole astratte dell’ “Hypercube”! La regia è stata affidata a Ernie Barbarash, al suo esordio dietro la macchina da presa e autore anche della sceneggiatura (suo era anche lo script del secondo capitolo); già noto in campo fanta horror come produttore anche dei due “American Psycho”. Naturalmente il film in questione ha le caratteristiche dei film direct to video, oltre alla regia anonima ed alle interpretazioni poco professionali (tra gli attori Zachary Bennet nel ruolo del protagonista e Stephanie Moore in quello della donna a cui è stata rapita la figlia) anche la fotografia e le scenografie non riescono a replicare il fascino low budget del primo film. Comunque il risultato è sicuramente superiore al prodotto medio da home video. In conclusione “Cube Zero”, pur risultando molto lontano dall’originalità e dalla qualità del suo prototipo, convince e coinvolge, soprattutto grazie ad una serie di gustose morti spettacolari.

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