Dark Water backdrop
Dark Water poster

DARK WATER

2005 US
July 8, 2005

Dahlia Williams and her daughter Cecelia move into a rundown apartment on New York's Roosevelt Island. Dahlia is in the midst of divorce proceedings, and the apartment, though near an excellent school for her daughter, is all she can afford. From the time she arrives, there are mysterious occurrences—and there is a constant drip from the ceiling in her daughter's bedroom…

Directors

Walter Salles

Cast

Jennifer Connelly, John C. Reilly, Tim Roth, Dougray Scott, Pete Postlethwaite, Ariel Gade, Camryn Manheim, Perla Haney-Jardine, Debra Monk, Linda Emond
Horror Mystery
HMDB

REVIEWS (1)

AC

Alessandro Carrara

New York, 2005, la vita non è facile per Dahlia: un'infanzia difficile alle spalle, un matrimonio fallito nel presente e una bambina di 5 anni da crescere da sola. La separazione dal marito si rivela presto una situazione difficile che rischia di degenerare, quindi, per il bene della piccola Cecilia la madre decide di trasferirsi lontano dal padre. Anche la situazione economica non è delle migliori, quindi l'unica soluzione appare attraversare il fiume e vivere in un grande e fatiscente conglomerato urbano bisognoso di restauri profondi. Appena trasferite nel nuovo appartamento, complice la pioggia torrentizia, sul soffitto della camera da letto si forma un'infiltrazione d'acqua, che, assieme a misteriosi rumori provenienti dal piano superiori, comincia a disturbare Dahlia e sua figlia. Peccato, però, che l'appartamento 10F risulti disabitato da mesi, da quando la famiglia russa che lo abitava sparì inspiegabilmente da un giorno all'altro… Ennesimo film horror giapponese a subire il "trattamento hollywood", "Dark water", almeno nella sua versione originale, pellicola di Nakata su soggetto di Suzuki (l'azzeccata accoppiata di "Ringu") aveva colpito positivamente gran parte del pubblico dell'estremo oriente e non, per via della storia minimalista che descriveva la situazione sociale di abbandono e degrado delle sterminate periferie metropolitane nipponiche, pur non essendo una storia particolarmente paurosa ma piuttosto sinistramente malinconica. Purtroppo questo remake non è all'altezza dell'originale, ancora una volta, verrebbe da dire, constatati anche i risultati di "The grudge", e, parzialmente, anche di "Ring" e "Ring 2". Cosa non va? Questa è la domanda da porsi dopo la visione, e in effetti non è facile trovare la risposta: il film dal punto di vista tecnico è di indubbia qualità, la regia del brasiliano Walter Salles (che ha diretto opere di un certo valore come "I diari della motocicletta" e "Central du Brasil") notevole, specie nella scelta delle panoramiche esterne dello stabile e nella fotografia livida che rende perfettamente l'idea dell'ambiente malsano e degradato dove si svolge la vicenda. Il cast su cui brilla la stella di Jennifer Connelly si rivela sempre all'altezza; la produzione per lo meno è stata generosa pur non essendoci alcun effetto speciale digitale o gore, per la natura della pellicola; allora cosa non funziona in questo film? Probabilmente la spiegazione più semplice è il soggetto, che estrapolato dal contesto culturale in cui è nato, perde completamente il suo significato sociale (New York non è la periferia di Tokio od Osaka) e la componente soprannaturale (in effetti tutti gli horror giapponesi, tranne "Ringu", si basano sulla leggenda che lo spirito di un morto per cause non naturali permei il luogo del suo decesso) risulta non credibile in un contesto americano, tantoché per "Ju-On" si decise più saggiamente di ambientare l'azione in Giappone, per evitare questo problema. Il risultato finale dimostra tutte le debolezze di questa moda che, sta attraverso l'industria cinematografica americana, ormai in una crisi di idee (non di botteghino, però…) quasi irreversibile, capace solo di riciclare idee del passato o di altri paesi, mentre registi famosi incontrano difficoltà enormi a produrre gli schermi, sono occupati da copie senz'anima o da pellicole tratte da videogames, e molto difficilmente questa tendenza si invertirà, essendo già in pre-produzione titoli come "The grudge 2", "La Casa", "Resident evil 3". Ritornando a "Dark water", cosa onestamente si salva? Per prima indubbiamente la Connelly, con un'interpretazione che da sola vale la visione del film, assolutamente perfetta nel ruolo della madre angosciata dal suo passato e tormentata dal suo presente, tanto da dubitare della sua sanità mentale, anche Pete Postlethwaite, attore poco conosciuto ma che certamente molti ricorderanno nel "Nome della Rosa", dà un'ottima prova di sé, nella parte del custode dello stabile; la fotografia riesce a rendere perfettamente l'atmosfera squallida, ma tutto questo onestamente non basta a riempire il vuoto di questa pellicola.

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