Dogtooth backdrop
Dogtooth poster

DOGTOOTH

Κυνόδοντας

2009 GR
October 22, 2009

Three teenagers are confined to an isolated country estate that could very well be on another planet. The trio spend their days listening to endless homemade tapes that teach them a whole new vocabulary. Any word that comes from beyond their family abode is instantly assigned a new meaning. Hence 'the sea' refers to a large armchair and 'zombies' are little yellow flowers. Having invented a brother whom they claim to have ostracized for his disobedience, the uber-controlling parents terrorize their offspring into submission.

Directors

Yorgos Lanthimos

Cast

Christos Stergioglou, Michele Valley, Hristos Passalis, Angeliki Papoulia, Mary Tsoni, Anna Kalaitzidou, Steve Krikris, Sissi Petropoulou, Alexander Voulgaris
Drama
HMDB

REVIEWS (1)

AC

Andrea Costantini

skull skull skull skull skull
Una famiglia vive in una lussuosa villa con piscina alla periferia di un posto sconosciuto. La casa, immersa nel nulla con un enorme giardino, ospita una famiglia particolare composta da cinque persone: la madre, il padre e i tre figli, due femmine e un maschio. I figli, senza nome, sono stati cresciuti dai genitori all’interno della casa secondo le regole dettate dai famigliari. Ma non si tratta di una semplice scelta di educazione casalinga. I ragazzi non hanno mai messo piede fuori di casa in tutta la loro vita e hanno una visione totalmente distorta del mondo esterno. Ogni concetto che potrebbe far loro credere che esiste una vita al di fuori della villa, è stato storpiato dai genitori e completamente ridimensionato. “Le parole nuove di oggi sono: mare, autostrada, escursione e carabina. Mare è una poltrona in cuoio, autostrada è un vento molto forte, escursione è un materiale durissimo per fare i pavimenti e carabina è bellissimo uccello bianco”. Si tratta dell’incipit di “Kynodontas”, e già dalle prime parole capiamo che non stiamo guardando un film del tutto regolare. Si tratta della prima opera importante del regista Giorgos Lanthimos che, con la sua anima piuttosto controversa, ha vinto la sezione Un Certain Regard al festival di Cannes ed è addirittura arrivato a sfiorare l’Oscar come miglior film straniero. Una pellicola che quindi ha colpito positivamente pubblico e critica, nonostante tratti una storia che definire “folle” sarebbe un eufemismo. Si narra di una famiglia composta da cinque persone: il Padre, la Madre, il Figlio, la Maggiore e la Minore. Non hanno nomi, non hanno identità e la loro peculiarità è che non hanno mai avuto alcun tipo di contatto con il mondo esterno alla loro casa. Non hanno mai visto altre persone ad eccezione di Cristina, la “valvola di sfogo” del Figlio e l’unico personaggio del film ad avere un nome. Non hanno mai visto un telegiornale o una trasmissione televisiva. Ascoltano solo vecchi dischi di Frank Sinatra in cui credono che sia il loro nonno a cantare. Utilizzano il televisore solo nei momenti di festa in cui rivedono filmati di loro stessi mentre festeggiano per qualcosa di assolutamente stupido. Vivono e hanno sempre vissuto lontano da tutto e soprattutto all’oscuro di tutto. E i genitori lo hanno fatto non per cattiveria ma per preservarli dal mondo. Ma in che modo l’hanno fatto? Deviandoli completamente da ogni regola conosciuta alla civiltà. Le parole hanno un significato diverso da quello reale, gli aerei cadono abitualmente in giardino e possono essere raccolti come premio, i pesci nascono spontaneamente in piscina e i gatti sono animali pericolosi, le creature più spaventose che si possano mai incontrare. La loro vita è segregazione, ma non per sempre, “il momento in cui sono pronti per lasciare la casa è quando il canino cade. Non importa se il destro o il sinistro. Ma per lasciare la casa bisogna usare la macchina e si può usare solo quando il canino ricresce.” Frase emblematica del film che racchiude tutta la poetica folle, volta al benessere insano dei ragazzi. Ne è un esempio il fratello che vive al di là della recinzione, simbolo della ribellione e artificio per mantenerli in casa. Tutto ciò che si vede nel film è contrastante con il concetto stesso che viene espresso in quel momento. Mentre si pensa che tutto è fatto a fin di bene, nello stesso momento si cambia opinione e si punta il dito contro i genitori (indubbiamente malati) ma che provano un amore incondizionato e totalmente sbagliato per i figli. Un film folle, lento, fatto di lunghissime inquadrature che aiutano a comprendere la monotonia della vita nella casa. Il colore bianco è predominante, forse per rappresentare purezza apparente che regna sui figli, in realtà tutt’altro che puliti. Come dei bambini, scoprono il potere dello loro corpo, sperimentando tra di loro. Sempre in bilico tra dramma, horror e grottesco non è un film che non sa che direzione prendere, anzi è chiarissima la strada che vuole percorrere e racchiude tutti e tre i generi equamente. Scene come la recita con ballo, palloncini e torta oppure il Padre che annuncia che la Madre è incinta di un bambino e di un cane sono scene di così forte impatto in cui non si sa se ridere, spaventarsi o provare imbarazzo. Forse nessuna sensazione o forse tutte e tre insieme. “Kynodontas” è un film scioccante, ma non come potrebbe essere un horror d’impatto perché di fatto non è un horror, non è un film in cui la violenza psicologica è insostenibile, costruita su un escalation di tensione che lascia lo spettatore scosso per giorni interi. Non è una tragedia famigliare e non succede mai quello che ci si aspetta succeda perché è impossibile durante la visione formulare un ipotetico epilogo. Non è un sacco di cose ma al tempo stesso è tutto. Alla fine della visione lo spettatore sarà scosso e incuriosito a tal punto che non potrà fare a meno di pensare a come sia potuta venire in mente un’idea del genere. “Kynodontas” è stato tradotto per il mercato internazionale come “Dogtooth”, che letteralmente significa “canino”.

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