Feast backdrop
Feast poster

FEAST

2005 US
October 14, 2005

Patrons locked inside a bar are forced to fight monsters.

Directors

John Gulager

Cast

Navi Rawat, Balthazar Getty, Jenny Wade, Henry Rollins, Duane Whitaker, Judah Friedlander, Jason Mewes, Krista Allen, Josh Zuckerman, Clu Gulager
Horror Action
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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In un bar sperduto nelle lande desertiche dell’America irrompe un uomo armato e sporco di sangue che mette in allarme i clienti del locale: un gruppo di mostruose creature lo sta inseguendo e ben presto giungeranno lì. Giusto il tempo di essere preso per matto e un mostriciattolo penetra nel locale facendo una strage. E’ solo l’inizio di una lunga nottata all’insegna della sopravvivenza. Negli ultimi anni la contaminazione tra horror, humour e azione è al centro di una consistente mole di produzioni, più o meno importanti (ultimo esempio: “Zombieland”), più o meno riuscite, ma raramente capaci di imporsi come veri cult in grado di farsi ricordare dagli estimatori del genere. Nella maggior parte dei casi l’alchimia non funziona troppo bene, c’è sempre un elemento che stona, che prevarica sugli altri, intruso e gettato dentro solo per cavalcare l’onda. Tra i rari esempi di recente perfetta sincronia delle componenti su citate possiamo sicuramente trovare “Feast”, horror a basso budget (poco più di 3 milioni di dollari) nato a sorpresa da un progetto-concorso che vede come finanziatori Matt Damon e Ben Affleck. I due attori, infatti, hanno prodotto, insieme a Wes Craven, i fratelli Weinstein e una dozzina di altri nomi, un film che avesse per sceneggiatori e regista i vincitori di un concorso annuale indetto dalla loro casa di produzione (la Live Planet) e il risultato è stato questo apprezzabilissimo “Feast”, divertente b-movie di classe che unisce lo splatter a un intelligente uso di umorismo e azione frenetica. Si parlava delle tre componenti principali sulle quali è stato costruito “Feast”. Ovviamente l’horror fa da padrone, se non altro proprio perché questo film è un horror al 100% senza incertezze di genere. Nello specifico, “Feast” oltre ad essere un film d’assedio e un monster movie, può essere tranquillamente catalogato come splatter. Liquidi rossi (sangue), verdi (vomito), bianchi (sperma) schizzano allegramente durante gli 80 minuti di durata in una serie di situazioni che vanno dal paradossale al disgustoso, tra occhi cavati, teste spappolate e peni recisi, senza mai dimenticare un calibrato senso di grottesca ironia e facendo sfoggio di ottimi effetti speciali caserecci. L’ironia è la diretta conseguenza dell’abbondante sfoggio di splatter perché si sa che le situazioni raccapriccianti in cui l’emoglobina scorre a fiumi sono motivo di risate e goliardico divertimento piuttosto che di paura e tensione. “Feast” utilizza a suo favore lo splatter estremo e cartoonesco evitando sempre e comunque di cadere nella parodia e nella farsa; inoltre il film è permeato da dialoghi brillanti messi in bocca a personaggi perfettamente tratteggiati, malgrado l’evidente soprannumero, ognuno dei quali presentato da simpatici fermo-immagine che spiegano fumettisticamente allo spettatore le loro caratteristiche e le aspettative di vita, giocando così apertamente anche con gli stereotipi di genere. I personaggi sono molti, una buona parte esce di scena nei primi quindici minuti di film (tra loro anche l’attore feticcio di Kevin Smith, Jason Mewes, che interpreta se stesso), ognuno di loro non ha nome bensì un esplicito appellativo che li identifica (es. “eroe”, “il tizio della birra”, “il motivatore”, “barista” e via dicendo) e soprattutto vengono scardinate tutte le regole che solitamente regolano le gerarchie di sopravvivenza dei personaggi di un film dell’orrore…vedere per credere. L’azione è gestita in modo tale che non esista un solo minuto morto all’interno del film, per cui il ritmo elevato contribuisce a fare di “Feast” un divertissment perfetto. Unico neo di una regia piuttosto ispirata e anche inventiva risiede proprio nella messa in scena di alcune scene d’azione, soprattutto quelle che vedono coinvolti i mostri, sempre troppo caotiche da rendere difficoltoso capire con precisione cosa accade sullo schermo. Il perché non è certamente dato da momenti di poca lucidità del regista e montatore, ma chiaramente da un espediente per mascherare la povertà (e magari la mancanza di credibilità) nella realizzazione dei mostri. Confusione certamente, ma il trucchetto riesce, visto che la percezione e il ricordo che lo spettatore avrà delle creature è del tutto positivo. Dietro la macchina da presa troviamo l’esordiente John Gulager, figlio d’arte (suo padre, Clu Gulager, è una sorta di leggenda del piccolo schermo, oltre che a comparire in “Feast” nella parte del barista) e vincitore del concorso Project Greenlight che gli ha dato la possibilità di esordire come regista. Lo script è opera del duo Marcus Dunstan e Patrick Melton, anch’essi “nati” dal Project Greenlight e poi approdati come sceneggiatori della saga “Saw”, di cui si sono occupati dei capitoli che vanno dal 4 al 7. Cast ricchissimo di caratteristi e talentuosi sconosciuti che vanno dal già citato Clu Gulager all’altra vecchia stella della tv Eileen Ryan, passando per il cantante punk e attore a tempo perso Henry Rollins (“Wrong Turn 2”; “Devil’s Tomb”) e Duane Whitaker (“Pulp Fiction”; “Dal tramonto all’alba 2”). Menzione speciale per il trio di “pupe” armate, formato dall’eroina Navi Rawat (“Undead or Alive”), l’Honey Pie Jenny Wade (“Vizi di famiglia”) e la cameriera Tuffy Krista Allen (“Terapia d’urto”). “Feast” è un divertentissimo e impeccabile splatterone che non può mancare nella videoteca personale di ogni appassionato di horror. Cult.