Green River Killer backdrop
Green River Killer poster

GREEN RIVER KILLER

2005 US
June 13, 2005

Over the course of 20 years, deranged serial killer Gary Ridgway murders dozens of prostitutes and dumps their bodies in a river.

Cast

George Kiseleff, Jacquelyn Aurora, Georgie Donovan, Shannon Leade, Naidra Dawn Thomson, Shawn G. Smith, Kimko, Nola Roeper, Ron Robbins, Christian Behm
Horror Crime
HMDB

REVIEWS (1)

PF

Pietro Ferraro

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Gary Ridgway, uno dei più noti serial killer nella storia degli Stati Uniti, è stato arrestato nel 2001 per gli omicidi di 48 donne tra il 1981 e il 2001. In cambio della vita, Ridgway ha riconosciuto, reo confesso, tutti gli omicidi attribuitigli e ha dato al procuratore distrettuale una descrizione dettagliata della sua furia omicida. Il suo metodo era semplice: dava un passaggio alle donne, sempre delle prostitute, le portava a casa o in un luogo appartato, le uccideva e lasciava i loro corpi nel fiume Green River vicino a Seattle, Washington. Questo che viviamo è un periodo di trasformazione per l'horror, stiamo assistendo ad una mutazione sia nell'aspetto visivo (vedi “Cloverfield” e “Rec”) che in quello della comunicazione; la televisione con i suoi format e il suo peculiare modo di raccontare storie e fagocitare fatti di cronaca ha profondamente influenzato il cinema e i registi, che si appropriano di questa visione da reality usandola in modo a volte invasivo in molti film. Di questo taglio televisivo estremo soffre questo “Green River Killer”, fin dai primi minuti la fotografia e la voce fuori campo ci trasportano nel mondo del cosiddetto docu-fiction tanto caro alla tv, dove in trasmissioni e talk-show attraverso l'uso di attori semi-professionisti si ricostruiscono i più efferati fatti di cronaca. Immagini disturbanti di corpi smembrati su tavoli operatori ci calano nel disturbato mondo di Gary Ridgway, un serial killer alquanto anonimo e spogliato da qualsivoglia elemento di fascinazione, stile Hannibal Lecter, anzi l'immagine che il film trasmette è quasi straniante tanta è la banalità del personaggio. Le immagini del vero killer che rilascia dichiarazioni alquanto confuse dal carcere dove sta scontando 48 ergastoli ci ricordano che stiamo assistendo ad una ricostruzione basata su stralci della vera confessione di Ridgway. La difficoltà dell' F.B.I. nel catturare questo assassino che uccise per ben 48 volte, viene spiegata con il non rientrare da parte dell'assassino nei canoni del classico serial killer stabilito dai Profiler dell' epoca, ricordiamo che siamo all'inizio degli anni '80, il fatto di essere sposato con un figlio lo fece togliere quasi subito dalla lista dei sospetti e ci vollero anni e alcune tracce di DNA per arrestare un ormai vecchio e rassegnato Gary. Il regista Ulli Lommel, specializzato in prodotti televisivi, di lui ricordiamo solo l'interessante “Mirror – Chi vive in quello specchio?” (in originale “Boogeyman”, da non confondersi con il recente “Boogeyman – L’uomo nero”), usa tutti i canoni del racconto televisivo, compresi i pessimi attori che dovrebbero dare un senso di realtà alla vicenda, poi devia dal percorso inserendo un linguaggio forte ed esplicito e immagini disturbanti che fanno capolino qua e là per distoglierci dai sonnolenti dialoghi e da un modo di raccontare privo di personalità che ci fa pensare che questo prodotto sia stato in origine concepito per qualche tv via cavo americana. Il racconto si trascina per quasi due ore senza lasciare alcuna traccia di sé, gli omicidi si susseguono schematici e ripetitivi, come il gesto compulsivo di portare le prostitute uccise sulle rive del Green river per purificarne i corpi con l'acqua di quel fiume che Ridgway aveva tanto amato da bambino. Poi dopo la cattura, durante gli interrogatori, lo spuntare di un fantomatico amico di nome Boris, colpevole secondo Ridgway di averlo iniziato all'omicidio e che lo stesso ad un certo punto decide di uccidere indicandolo come unico e solo colpevole della sua pulsione omicida. E' chiaro fin dalle prime battute che Boris non e' altro che una personalità di Ridgway inventata per giustificare i suoi gesti e che l'atto di ucciderla coincideva con la scelta di porre termine alla sequela di omicidi con cui non riusciva più a convivere. Se da una parte “Green River Killer” appare come un discreto prodotto televisivo, dall'altra gli inserti altamente splatter e una sessualità esplicita ne fanno un prodotto estraneo da qualsiasi collocazione, anonimo e che non lascia dietro di sè altro che una sensazione di smarrimento e irritazione. Il sospetto è che questo film per la tv sia un vecchio lavoro di Lommel ripescato per una frettolosa edizione in dvd, così da riempire eventuali spazi vuoti sulle pareti delle nostrane videoteche,quindi a buon intenditor...