A finales del siglo XXI, surge una subcultura de seres humanos con una mutación genética: están dotados de una asombrosa velocidad, una increíble resistencia y una profunda inteligencia. A medida que hay más personas contagiadas, el temor del gobierno aumenta y a los mutantes se les trata como a marginados, se les somete a pruebas espantosas y se les pone en cuarentena. El gobierno ha tomado la determinación de acabar con ellos, pero una mujer está decidida a impedirlo: la ultrabella y ultraletal Violet (Milla Jovovich). Gracias a sus impresionantes técnicas de artes marciales y a su capacidad camaleónica, Violet se convierte en una guerrera solitaria dedicada a proteger a su nueva raza y a vengarse de los que la crearon.
Reparto
Milla Jovovich, Cameron Bright, Nick Chinlund, Sebastien Andrieu, Ida Martin, William Fichtner, David E. Collier, Kieran O'Rorke, Digger Mesch, Ryan Martin
In un futuro imprecisato, l’umanità è stata sconvolta da un virus che ha trasformato buona parte degli esseri umani in creature assetate di sangue. Gli emofagi sono stati combattuti e in parte distrutti; ora i pochi rimasti si rifugiano in piccole comunità pronti ad un’insurrezione. Violet è un’emofaga che ha contratto la malattia mentre stava portando a termine una gravidanza, poi interrotta con conseguente perdita del bambino; ora Violet combatte nella resistenza e, dopo essersi impossessata di una valigetta protetta dal governo, scopre di essere entrata in possesso di un’arma capace di distruggere l’intera umanità. Con le forze governative sulle sue tracce e con gli emofagi desiderosi di distruzione alle costole, Violet cercherà di proteggere l’arma, che non è altro che un ignaro bambino.
Si rimane altamente sconcertati durante la visione di “Ultraviolet”, uno dei gradini più bassi mai raggiunti dall’action/ horror hollywoodiano. Però bisogna subito mettere in chiaro un punto: “Ultraviolet” con il genere horror ha davvero poco o niente a che vedere,
tanto che risulta quasi intruso in questo database; l’unico elemento che può lontanamente annetterlo al genere è l’inserimento (del tutto futile, tra l’altro) della figura del vampiro, comunque trattato non sotto l’aspetto gotico o gore, ma inserito malamente in un contesto futuristico che tenta di strizzare l’occhio a tematiche da regime orwelliano.
Lo spunto da cui si innesca l’intera riflessione alla base di “Ultraviolet” è di marcato (e fin troppo ostentato) carattere sociale: si tenta di mostrare una società assoggettata ad un regime totalitario e razzista che perseguita i diversi tentando di ristabilire l’equilibrio tra razze; naturalmente si instaura una resistenza i cui membri a volte sono fin troppo egoisti e affamati di potere fin tanto da assimilarsi ai loro stessi antagonisti. Quante volte lo spettatore si è imbattuto in queste tematiche? Sicuramente innumerevoli sono i tentativi da parte del cinema moderno (soprattutto statunitense) di mettere in scena plot sovversivi e pessimisti (ma dalle conclusioni edificanti)
, ma spesso con risultati di tutto rispetto. Con “Ultraviolet” si predilige l’estetica da videogioco, l’azione a 360° che non concede tregua allo spettatore: per 88 minuti sembra di assistere ad un lungo spot televisivo, ad un videoclip musicale da milioni di dollari, ad una sequenza non interattiva di un videogioco per console…insomma un’opera ipertrofica, esagerata, eccessiva, gonfia di estetica pop e impregnata di un cinetismo spinto fino alla nausea. Alla fine della visione si tira un sospiro di sollievo, come quando si scende da un’attrazione da luna park poco gradita e si cerca in fretta di dimenticare l’esperienza appena vissuta.
Se possono risultare gradevoli alla vista i frequenti cambi di cromatismo che interessano i capelli e gli abiti di Violet, non altrettanto riusciti sembrano i numerosissimi effetti speciali visivi che affollano la pellicola, tutti piuttosto finti e, se vogliamo, rudimentali in confronto alla perfezione raggiunta dalla cgi, come se “Ultraviolet” abbia avuto una post produzione frettolosa, risultando dunque incompleto. Le numerosissime scene d’azione sono mal coreografate, tanto da risultare spesso confuse e poco fluide. La regia di Kurt Wimmer (già autore del ben più valido “Equilibrium”) è sicuramente dinamica e dedita al virtuosismo, anche se non troppo personale (basta vedere il suo lungometraggio precedente per “non riconoscere” l’autore),
mentre le interpretazioni non raggiungono mai la sufficienza: Milla Jovovich è credibile nei panni della vampira esperta di arti marziali, ma sembra semplicemente replicare le azioni già commesse in “Resident Evil: Apocalypse” senza nessuna inventiva performativa, mentre l’onnipresente Cameron Bright (“Godsend”; “X-men: Conflitto finale”), nei panni dal bambino-arma da proteggere, è odioso e inespressivo come sempre, per non parlare dell’improbabile dittatore/ villain Nick Chinlund, anonimo attore scelto per una parte che poco gli si addice.
Kurt Wimmer voleva da “Ultraviolet” una personalissima versione di “Gloria” in chiave action fantascientifico, invece è riuscito solamente a dirigere il più brutto action/ horror di sempre, capace perfino di far rivalutare l’ “Hellbound” con Chuck Norris. Complimenti!