House of the Dead backdrop
House of the Dead poster

HOUSE OF THE DEAD

2003 CA
April 11, 2003

Set on an island off the coast, a techno rave party attracts a diverse group of college coeds and a Coast Guard officer. Soon, they discover that their X-laced escapades are to be interrupted by zombies and monsters that attack them on the ground, from the air, and in the sea, ruled by an evil entity in the House of the Dead... Prequel to the House of the Dead video games.

Directors

Uwe Boll

Cast

Jonathan Cherry, Tyron Leitso, Clint Howard, Ona Grauer, Sonya Salomaa, Ellie Cornell, Erica Durance, Michael Eklund, Jürgen Prochnow, Will Sanderson
Horror Action Thriller
HMDB

REVIEWS (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Cinque amici decidono di festeggiare la fine degli studi andando ad un rave party che si terrà sulla misteriosa Isla de la Muerte. Giunti sul pontile si accorgono di aver perso l’imbarcazione e, disposti a tutto pur di giungere sull’isola, pagano il capitano Kirk affinché li porti a destinazione. Ma sull’isola non c’è nessun rave party ad attendere i ragazzi, o meglio, non più. Tutti i partecipanti del rave sono infatti stati divorati da morti viventi assetati di sangue e ora, i cinque ragazzi, sono costretti a rifugiarsi all’interno di una decadente dimora affinché possano difendere la loro vita. Dopo il successo ottenuto nelle sale dal poco riuscito “Resident Evil” (adattamento cinematografico del celebre e omonimo videogioco Capcom) diretto da P.Anderson, Uwe Boll decide di fare l’adattamento cinematografico di un altro videogioco horror, “House of the Dead”, sparattutto (nato sull’onda del gioco Capcom) uscito per sale giochi e Sega Dreamcast sul finire degli anni ’90. Con “House of the Dead” abbiamo a che fare con un film che, se considerato in chiave scherzosa, potrebbe suscitare qualche risata nello spettatore; ma se considerato seriamente non può far altro che far storcere il naso a colui che si è imbattuto nella visione di tale film. Come spesso accade in un film horror tratto da un videogioco, la cosa che arrecherà maggior fastidio nello spettatore è la tendenza a voler mischiare troppo due generi ben distinti, l’horror e l’action, facendo il più delle volte predominare quest’ultimo. Questo “problema” si riscontra quasi in tutte le trasposizioni di celebri videogiochi horror ma, in questo “House of the Dead” , la cosa diventa fin troppo rilevante tanto da riuscire ad irritare lo spettatore che non ama le pellicole che uniscono questi due generi. In “House of the Dead” infatti, l’azione è presente in maniera massiccia dalla prima fino all’ultima scena, in un crescendo di sparatorie e arti marziali che raggiungeranno il culmine nella sequenza in cui i nostri “eroi” dovranno raggiungere l’interno della casa, ma per far ciò dovranno affrontare un orda di feroci zombi, e come li affronteranno? Lo faranno a suon di calci, pugni, lanciando bombe e sparando a raffica con le mitragliatrice. Da segnalare poi, l’insensato uso, in alcune scene, persino del bullet time, che mai come in questo caso risulta fuori luogo. Continuiamo con l’elencare i difetti. Decisivamente errata l’idea di Boll di voler rendere la pellicola il più vicino possibile ad un videogioco inserendo intruse (e poco affascinati) scene tratte dal videogame tra una sequenza e l’altra e persino l’inserimento (senza nessun criterio di logica) di carrellate di telecamera attorno a qualche personaggio dopo la rispettiva morte; come se si trattasse di un concorrente eliminato. Appena sufficiente risulta anche il livello gore/splatter che si limita a qualche testa mozzata e arto staccato (per lo più concentrato nel finale) quando, visto il materiale a disposizione, avrebbe potuto eccedere nello splatter più puro guadagnando così notevoli punti. Un pessimo lavoro viene fatto anche sulla psicologia dei personaggi che, mai come questa volta, appaiono terribilmente stereotipati e privi di un minimo di personalità, roba da invidiare i teen ager di un qualunque “Venerdì 13”. Anche il make-up degli zombie è poco convincete. In “House of the Dead” si hanno due categorie di morti viventi: quelli mostruosi, putrefatti, lenti e pupazzosi che risultano, nella loro ingenuità, simpatici e si lascino apprezzare; ma poi ci sono quelli atletici e che corrono tra i boschi, che hanno un make-up scarso, fatto tanto per fare, che non convince e affascina per niente. L’unico aspetto seriamente positivo del film è riscontrabile nell’look del cattivo finale, il sacerdote Castillo (interpretato da David Plaffy), che si avvale di un look intrigante e accattivante e che può risultare persino originale; peccato solo che nel film faccia davvero poco! Sul cast meglio stendere un velo pietoso; gli attori, in prevalenza poco noti, risultano decisivamente incompetenti e particolarmente antipatici. Tra i tanti volti sconosciuti gli unici noti sono quelli di Jurgen Prochnow (il Sutter Kane del “Seme della follia”, qui nelle vesti del capitano Victor Kirk) e Clint Howard (il gelataio psicopatico di “I gusti del terrore”, qui interprete di Salish, rozzo aiutante di Kirk). Anche il regista di tale film, l’ormai famigerato Uwe Boll (che nella sua carriera continuerà a sfornare indecenti lavori tratti sempre da videogames come il pessimo “Alone in the Dark”), non svolge un buon lavoro alla regia portando avanti l’opera in maniera passiva senza donare un alcun briciolo di personalità. In conclusione “House of the Dead” è un prodotto semplicemente da dimenticare e che si aggiunge alle tante imbarazzanti pellicole ispirate da un videogioco ma che, se si guarda con un ottica scherzosa e spensierata, riesce comunque ad intrattenere e forse (in caso più che positivo) a divertire. Meriterebbe mezzo voto in più per la componente “trash”.