MC
Marco Castellini
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Tre episodi all’insegna del brivido: nel primo, “Il Telefono”, una donna è tormentata dalle telefonate di uno sconosciuto nel cuore della notte; nel secondo, “I Wurdalak”, un uomo va a caccia di un vampiro e torna a casa dopo molto tempo tra gli sguardi terrorizzati dei parenti; nell'ultimo, “La Goccia d’Acqua”, certamente il più terrorizzante, un'infermiera ruba l'anello di una potente medium defunta e viene perseguitata dal fantasma della stessa. Altro film storico dell'amato Maestro, uscito a tre anni di distanza da “La Maschera del Demonio”, e che segnò la definitiva consacrazione di Bava come regista di culto in tutta Europa. Il secondo episodio (probabilmente il “meno riuscito”) ha come protagonista il grande Boris Karloff ed è l’unico che riprende la dimensione gotica ed orrorifica del suo film d’esordio. Nel primo, che è una sorta di giallo, Bava riesce a creare, grazie ad un’ambientazione claustrofobia all’interno di un piccolo appartamento, un clima di grande suspense e terrore. Nel terzo, infine, il regista torna ad affrontare il soprannaturale ma abbandona l’orrore gotico per un terrore più psicologico, solo suggerito da impercettibili rumori (la goccia d’acqua) e da ombre che subito svaniscono, ma per questo ancora più angosciante. Curiosa e del tutto originale per il tempo la scena finale del film, in cui la macchina da presa di Bava ci svela i trucchi di scena: il cavallo finto di Karloff, i ventilatori, gli assistenti di scena che corrono con dei rami in mano per simulare la foresta…