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LAS TRES CARAS DEL MIEDO

I tre volti della paura

1963 FR
agosto 17, 1963

Tres cuentos de terror con mujeres amenazadas por llamadas misteriosas, vampiros en las estepas rusas y sangrientas venganzas: "El teléfono": una mujer, que vive sola, comienza a recibir inquietantes llamadas. Al otro lado del teléfono, una voz masculina profiere amenazas de muerte y de deseo. Aunque, en principio, todo parece una broma... "Los Wurdalak": el viajero ha encontrado el cadáver de un hombre apuñalado. También una sombría mansión y, entre sus habitantes, una bella mujer. Y esa noche se cumple el plazo: si el señor del lugar regresa pasada la medianoche vendrá convertido en Wurdalak, horrible ser sin vida que se alimenta de la sangre de sus víctimas... "La gota de agua": una anciana espiritista muere mientras intentaba comunicarse con el Más Allá. La enfermera que la atendió roba un valioso anillo al cadáver. A partir de ese momento sufrirá la venganza de la difunta...

Directores

Mario Bava

Reparto

Boris Karloff, Mark Damon, Michèle Mercier, Susy Andersen, Lidia Alfonsi, Jacqueline Pierreux, Glauco Onorato, Massimo Righi, Rika Dialina, Milo Quesada
Terror
HMDB

RESEÑAS (1)

MC

Marco Castellini

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Tre episodi all’insegna del brivido: nel primo, “Il Telefono”, una donna è tormentata dalle telefonate di uno sconosciuto nel cuore della notte; nel secondo, “I Wurdalak”, un uomo va a caccia di un vampiro e torna a casa dopo molto tempo tra gli sguardi terrorizzati dei parenti; nell'ultimo, “La Goccia d’Acqua”, certamente il più terrorizzante, un'infermiera ruba l'anello di una potente medium defunta e viene perseguitata dal fantasma della stessa. Altro film storico dell'amato Maestro, uscito a tre anni di distanza da “La Maschera del Demonio”, e che segnò la definitiva consacrazione di Bava come regista di culto in tutta Europa. Il secondo episodio (probabilmente il “meno riuscito”) ha come protagonista il grande Boris Karloff ed è l’unico che riprende la dimensione gotica ed orrorifica del suo film d’esordio. Nel primo, che è una sorta di giallo, Bava riesce a creare, grazie ad un’ambientazione claustrofobia all’interno di un piccolo appartamento, un clima di grande suspense e terrore. Nel terzo, infine, il regista torna ad affrontare il soprannaturale ma abbandona l’orrore gotico per un terrore più psicologico, solo suggerito da impercettibili rumori (la goccia d’acqua) e da ombre che subito svaniscono, ma per questo ancora più angosciante. Curiosa e del tutto originale per il tempo la scena finale del film, in cui la macchina da presa di Bava ci svela i trucchi di scena: il cavallo finto di Karloff, i ventilatori, gli assistenti di scena che corrono con dei rami in mano per simulare la foresta…

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