Whisper backdrop
Whisper poster

WHISPER

2007 CA
novembre 27, 2007

Max veut prendre un nouveau départ avec sa fiancée Roxanne , mais ce n'est pas si évident d'obtenir un prêt pour un restaurant comme ex-prisonnier. Max est tenté d'accéder à la proposition d'enlever le petit David de son vieux copain. Après l'enlèvement, les criminels se rencontrent dans un camp d'été abandonné, où ils attendent les instructions pour le rançon. Petit à petit, la méfiance, la tromperie et les secrets se manifestent dans le groupe. Et il devient clair que David n'est pas le petit garçon timide qu'il le prétend.

Réalisateurs

Stewart Hendler

Distribution

Blake Woodruff, Josh Holloway, Sarah Wayne Callies, Michael Rooker, Julian Christopher, Teryl Rothery, Jennifer Shirley, Tara Wilson, Joel Edgerton, John Kapelos
Horreur Thriller
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Max è appena uscito di prigione e cerca di rifarsi una vita lontano dall’illegalità insieme alla sua compagna Roxanne. Tutte le porte però gli si chiudono davanti e per Max l’unico modo di tirare avanti è lasciarsi coinvolgere in un rapimento, commissionato da un misterioso individuo. Il bersaglio è la facoltosa famiglia Sandborn a cui Max e i suoi complici rapiscono il figlio David, proprio il giorno del suo ottavo compleanno. Rifugiatisi in uno chalet tra i boschi innevati del Maine, i quattro delinquenti si renderanno presto conto che David non è proprio un bambino indifeso, ma una creatura dotata di poteri terrificanti. Annunciato già da tempo ma poi misteriosamente rimandato, arriva ora in sala “Il respiro del diavolo”, un thriller soprannaturale francamente evitabile. L’opera prima del pubblicitario Stewart Hendler è il classico esile filmetto paratelevisivo gettato un po’ bastardamente nelle mani dell’esordiente di turno, forse con la consapevolezza che sarebbe difficile tirarne fuori qualche cosa di realmente appetibile perfino se ne nelle mani di un veterano del genere. C’è da dire, però, che un’idea interessante alla base dello script di Christopher Borrelli c’è ed è proprio l’incipit del Male mascherato da innocenza coinvolto nel piano di chi vorrebbe fare del Male il proprio mestiere. Il gioco delle parti che permette di divertirsi con il capovolgimento dei ruoli, seppur sfruttatissimo al cinema, aveva qui trovato una variante interessante, solo che lo spunto d’interesse è praticamente rovinato da tutta l’evoluzione della storia. Infatti ciò che davvero non funziona in “Il respiro del diavolo” è la pedestre sceneggiatura che pesca a piene mani in ciò che i posteri hanno già realizzato aggiungendo di fatto solo sciocchezze che fanno scadere la storia nella prevedibilità e nel ridicolo involontario. La scelta di voltare subito le carte esplicitando la natura demoniaca del bambino è un passo falso imperdonabile, capace di gettare al fuoco un potenziale sviluppo thriller giocato sull’ambiguità della natura del rapito. Invece nulla viene lasciato alla fantasia dello spettatore e allora si procede immediatamente con occhiatacce nere come la pece, letture del pensiero e lavaggi del cervello, disegnini premonitori, lupi protettori e folate di vento che conducono direttamente ad una spiegazione finale tanto confusionaria quanto pomposamente ridicola. Così come è ridicola ogni frasetta (e sono tante, ve lo assicuro) dell’angelico bambino che appare innaturalmente sempre calmo, anche quando lo minacciano di morte, sparando frasi ad effetto che hanno il compito di sottolineare sempre di più, e sempre più insistentemente, la sua natura maligna, come se lo spettatore fosse trattato alla pari di un bambino handicappato e bisognoso di continue conferme (un esempio: uno dei rapitori dice <> e il bambino risponde <>, frase tra l’altro già sentita in “30 giorni di buio”). Assolutamente sbagliato, poi, il finale all’insegna del buonismo moralistico, indegno perfino di comparire tra i “finali alternativi” del dvd. Oltre all’odioso bambino, interpretato da un noiosissimo Blake Woodruff (“Una scatenata dozzina”) che gioca a fare il verso al Damien di “Omen – Il presagio” (soprattutto il remake del 2006, al quale ruba perfino l’abbigliamento!), anche il resto dei personaggi, e di conseguenza lo stesso cast, lasciano molto a desiderare. Tutti i personaggi sono descritti in modo superficiale, abbandonandosi a semplici abbozzi: c’è il protagonista che compie azioni cattive ma in fondo è buono e desideroso di riscatto; la sua ragazza che ha commesso errori nel passato ma ora sogna di essere una mamma amorevole; il complice violento; il complice traditore; il poliziotto più sfigato della storia del cinema….questa roba qui, insomma. Il cast è di quelli davvero debolucci, basti pensare che l’intera campagna di marketing italiana è stata costruita sulla presenza nel film di Josh Holloway, noto al pubblico SOLAMENTE per il ruolo di coprotagonista nella serie tv “Lost”. Holloway, che qui interpreta l’ex galeotto Max, è un bravo attore ma qui appare decisamente fuori ruolo, così come Sarah Wayne Callies (che invece viene da “Prison Break”), anch’essa bravina ma non adatta al suo personaggio. In un ruolo di contorno, in mezzo a molti volti anonimi, c’è anche Michael Rooker (“Henry: Pioggia di sangue”; “Slither”), svogliato e gettato nella mischia senza un perché proprio come gli capita troppo spesso di recente. L’unica cosa che mi sento di salvare è la bella fotografia del carpenteriano Dean Cundey, capace di valorizzare moltissimo gli scenari nevosi creando frequenti contrasti tra il bianco candido della neve e il nero degli alberi, dei lupi e di alcuni oggetti della scenografia (naturale e non). Anche il regista Hendler mostra di avere una buona mano dietro la macchina da presa, soprattutto in alcuni movimenti e nelle panoramiche aeree, ma forse è meglio aspettare il prossimo film (l’horror “Soronity Row”) per un giudizio di “stile”. Dunque, frequenti sbadigli, una grattatina al fondoschiena, qualche risatina di derisione: questo è l’atteggiamento che un film come “Il respiro del diavolo” può mediamente suscitare nello spettatore. Decisamente da evitare. Aggiungete mezza zucca in più.

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