Dead of Night backdrop
Dead of Night poster

DEAD OF NIGHT

1945 GB
September 9, 1945

While seeking some architectural work at a country farmhouse, Walter Craig soon finds himself once again stuck in his recurring nightmare. He’s forced to listen to the bizarre tales of each guest while dreading the terrible end he knows is coming.

Directors

Charles Crichton, Alberto Cavalcanti, Robert Hamer, Basil Dearden

Cast

Mervyn Johns, Roland Culver, Mary Merrall, Googie Withers, Frederick Valk, Anthony Baird, Sally Ann Howes, Robert Wyndham, Judy Kelly, Miles Malleson
Horror Thriller
HMDB

REVIEWS (1)

AC

Andrea Costantini

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Walter Craig è un architetto che prende come incarico di modernizzare una villa in piena campagna inglese. Una volta giunto a destinazione, si accorge di aver già visto quella villa in sogno. La stessa sensazione la prova appena vede le persone che in quel momento sono nella casa. Ogni movimento, ogni parola è già stata vista dal signor Craig. Spaventato, racconta il suo sogno ai proprietari della villa i quali a loro volta intratterranno l’architetto con vicende soprannaturali che li hanno coinvolti. Fino a quando il sogno di Craig si trasforma in un incubo. C’è una tipologia di film, tipico del cinema dell’orrore, che nel corso degli anni ha sfornato parecchie pellicole degne di nota. Il genere in questione è il film ad episodi. Esempi come “Creepshow”, “I delitti del gatto nero” oppure “ABC’s of Death” sono diventanti dei classici per l’amante del cinema dello spavento. L’abitudine degli sceneggiatori dei film ad episodi è solitamente quella di prendere diverse idee, mantenere un filo conduttore (non obbligatorio e non sempre presente), come per esempio opere tratte da uno stesso autore, oppure un elemento della storia che accomuna i racconti e comporre una specie di mosaico fatto da una serie di corti o mediometraggi. Nel lontano 1945 faceva capolino uno dei primi esempi di film a episodi. Difficile dire se si tratti realmente del capostipite di questo genere ma sicuramente si tratta di uno dei primi. Il film in questione è “Incubi notturni”, conosciuto anche con il titolo “Nel cuore della notte”. Si tratta di un’operazione molto particolare e soprattutto davvero ben riuscita. Vista al giorno d’oggi è impossibile non pensare alla serie tv cult “Ai confini della realtà” (che però fece la sua comparsa sugli schermi televisivi quasi quindici anni dopo). Storie brevi, ognuna con protagonisti differenti ma che hanno in comune il mistero, il non spiegato, quel soprannaturale fatto di molte domande e poche risposte. “Incubi notturni” non solo riesce a raccontare cinque storie, diverse una dall’altra per stile, durata e contenuto in maniera impeccabile ed essenziale, ma riesce a centrare in pieno l’obiettivo unendo le storie una all’altra in maniera coerente, credibile e misteriosa. Tutto ruota intorno al signor Craig e al suo sogno in cui sono presenti tutti i personaggi che ritrova nella casa di campagna. Ognuno di questi personaggi ha un ruolo ben preciso nel sogno di Craig (e di conseguenza nella realtà) e questo ruolo si svela man mano che la storia prosegue. Gli episodi in questione non sono altro che i racconti degli ospiti della villa di campagna, raccontati al signor Craig per tranquillizzarlo, per fargli capire che non è l’unico che ha avuto a che fare con momenti ai confini della realtà. Un pilota, dopo un incidente, è perseguitato da una premonizione che si rivelerà molto importante per salvare la sua vita; una ragazza, mentre gioca a nascondino con alcuni bambini, ne trova uno in lacrime nascosto nella soffitta; uno specchio come regalo di compleanno si trasforma in un finestra su un’altra dimensione; la storia di due amici accaniti giocatori di golf che sfocia nella tragedia per rivalità amorosa e la follia di un ventriloquo governato dalla sua marionetta. Storie diverse, unite da un finale agghiacciante, il momento annunciato in cui il sogno dell’architetto Craig si trasforma in incubo, dove i personaggi di tutte le storie convergono nello stesso posto in una sequenza delirante. Analizzando episodio per episodio si hanno risultati altalenanti. Se i primi due racconti (“Il conducente del carro funebre” e “Il ricevimento natalizio”) non spiccano per originalità, dal terzo episodio in poi si ha a che fare con momenti di alto cinema. Ne “Lo specchio incantato” siamo davanti ad una storia carica di mistero in cui si spazia dalla murder story alle realtà parallele, tutto a causa di un oggetto che anche nel futuro sarà spesso considerato strumento di ambiguità e porta per altri mondi. Il quarto episodio (“Una storia di golf”)è un mix tra Hitchcock e Agatha Christie, una sorta di dark comedy con una storia drammatica ricca di momenti divertenti. Sicuramente l’ultimo episodio, “Il pupazzo del ventriloquo”, è il migliore. La bambola come strumento di terrore è nato da qui e ancora oggi Hugo, la marionetta, è uno dei più raccapriccianti esempi di pupazzo demoniaco. Il finale gioca perfettamente sulla ciclicità prendendo in giro lo spettatore e i protagonisti. Purtroppo dimenticato, è un chiaro esempio di come una volta si sfornavano capolavori.