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Giuliano Giacomelli
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In un piccolo villaggio del Giappone misteriosi fatti stanno sconvolgendo la vita di alcuni abitanti. Molti, infatti, iniziano ad essere ossessionati dalla figura della spirale fino ad arrivare alla pazzia o, in caso più grave, alla morte. Tra questi vi è il padre di Shuichi che, dapprima attratto ed incuriosito da qualunque cosa abbia la forma di una spirale, si spingerà ad un tragico suicidio che sembra richiamare sempre la misteriosa forma della spirale. Da questo momento in poi Shuichi, assieme alla sua fidanzata Kirie, inizierà a piombare in uno strano mondo di deliri e follie causato proprio da strane spirali e misteriosi vortici che si aprono sui cieli del villaggio.
“Uzumaki” è un horror, ma a tratti appare molto più fantasy che horror, diretto da Higuchinsky nel 2000, ma approdato nel nostro Paese solamente nel 2007, distribuito (naturalmente) per il solo commercio dell’home video per mano della casa di distribuzione Dynit (casa di distribuzione particolarmente affezionata alle produzioni orientali).
“Uzumaki” è un horror insolito e molto originale, forse anche troppo originale visto che non offre nulla di concreto ma solo tante idee astratte (una spirale come minaccia??), che si differenzia enormemente da quello che offre in genere il panorama cinematografico orientale ma anche da quello occidentale.
Dopo la visione di “Uzumaki” il pubblico che ha assistito alla sua visione può tranquillamente dividersi in due correnti di idee abbastanza differenti: ci sarà così il giudizio dello spettatore medio, che rimarrà senza grossi dubbi terribilmente deluso da ciò che ha appena visto e sicuramente avrà guardato il film con un occhio fisso sull’orologio per vedere i minuti che restano alla fine del film; ma dall’altra parte possiamo trovare il giudizio dello spettatore cinefilo che saprà sicuramente trovare dei lati positivi grazie ad ottime (ma si potrebbe utilizzare l’aggettivo “eccezionali”) qualità tecniche.
Il film infatti, come già accennato, tratta una storia originale, bizzarra, una storia che, seppur stravagante ed innovativa, risulta essere comunque poco adatta per la realizzazione di un film;
è un po’ strano infatti vedere una pellicola che ha come fulcro narrativo quello della spirale (“Uzumaki” tradotto in italiano sarebbe proprio “Spirale”), linea curva che si avvolge intorno ad un punto fisso senza mai tornare su se stessa, tanto che durante la visone lo spettatore può avere l’impressione che il film giri a vuoto senza mai focalizzarsi di preciso su una determinata storia concreta e che così facendo corre il rischio di indurre al sonno lo spettatore medio che non riesce mai a sentirsi coinvolto da quello che offre la vicenda.
Ma come accennato precedentemente, se da un lato il film corre il rischio di annoiare lo spettatore a causa di una storia un po’ campata per aria, e dunque poco coinvolgente, e un ritmo un po’ troppo fiacco e stantio che pervade dall’inizio alla fine, da un altro lato, quello tecnico, la pellicola può senz’altro affascinare tutti coloro che in un film non badano solo alla sostanza ma bensì anche alla forma.
Infatti “Uzumaki” si caratterizza e differenzia dalla media dei prodotti provenienti dall’oriente grazie ad una fotografia particolarmente curata che tende sempre a cromature verdi, e da una regia decisivamente ammirevole. Higuchinsky infatti è molto diligente nel suo lavoro e tende a dare un tocco personale ed originale all’opera, tanto che il film può dare l’impressione di essere stato solo un esperimento per testare le capacità registiche; ecco che potremmo assistere ad inquadrature ricercate e studiate, movimenti di macchina innovativi (anche questi tendono spesso ad un movimento che ricorda la spirale) e soprattutto una particolare cura per i dettagli (in ogni scena viene inserito un oggetto spiraliforme).
Tra gli altri aspetti positivi offertici da “Uzumaki” possiamo riscontrare un finale particolarmente intrigante e abbastanza affascinante in cui si può assistere a corpi umani che si attorcigliano su se stessi,
a grossi gusci spiraliformi che emergono dalla schiena degli abitanti del villaggio e persino ad esseri umani che tramutano in grossi lumaconi…insomma tutte cose tanto bizzarre quanto notevoli; ma tra gli altri aspetti negativi è riscontrabile anche una sceneggiatura che presta poca cura per i dialoghi che, il più delle volte, risultano terribilmente banali e sciocchi.
In conclusione questo “Uzumaki” potrebbe considerarsi come un altro prodotto proveniente dall’oriente eccessivamente sopravvalutato. Difficile dire se si poteva far di meglio poiché è proprio la storia di base ad essere un po’ troppo astratta e surreale, ma comunque vada risulta essere una pellicola non del tutto da buttare via e che forse meriterebbe anche mezza zucchetta in più!
Consigliato specialmente (anzi, solamente) ai fan degli horror nipponici.