La doppia ora backdrop
La doppia ora poster

LA DOPPIA ORA

2009 IT
octubre 9, 2009

Sonia es una emigrante en Italia de origen esloveno que limpia habitaciones en un hotel de Turín, y que acude a un lugar de citas rápidas para encontrar pareja. Allí conocerá a Guido, un ex policía convertido ahora en guardia de seguridad de una mansión de lujo en medio del campo.

Directores

Giuseppe Capotondi

Reparto

Kseniya Rappoport, Filippo Timi, Antonia Truppo, Gaetano Bruno, Fausto Russo Alesi, Michele Di Mauro, Lorenzo Gioielli, Lidia Vitale, Giampiero Judica, Roberto Accornero
Drama Suspense Crimen Misterio Romance
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Sonia fa la donna delle pulizie in un albergo di Torino. Abbandonata dal padre e priva di una vita sociale, la donna si reca a uno speed date dove conosce Guido. Tra i due si instaura immediatamente una relazione di complicità che si trasforma presto in un sentimento più forte. Guido, un ex poliziotto che ora lavora come addetto alla sicurezza in una grande villa, porta Sonia sul posto di lavoro, ma durante una passeggiata nell’immenso parco dell’abitazione, un gruppo di sconosciuti armati e con il voto coperto aggredisce i due. Guido e Sonia si ritrovano legati, mentre i malviventi svuotano la magione, poi uno di loro tenta di violentare Sonia e Guido reagisce. Uno sparo. Guido muore e Sonia rimane ferita alla testa. Ma la quotidianità della donna da quel giorno è continuamente sconvolta da strani e inquietanti accadimenti, tra cui la costante presenza di Guido che sembra voler entrare in contatto con lei. Presentato in concorso alla 66° Mostra internazionale d’arte del cinema di Venezia e al Festival internazionale del film di Toronto, “La doppia ora” è l’opera prima di Giuseppe Capotondi, un professionista dei videoclip musicali che per l’esordio in un lungometraggio decide di cimentarsi con il cinema di genere. Che genere è arduo comprenderlo fino in fondo, dal momento che “La doppia ora” cavalca con sagacia tra il dramma, il noir, il thriller poliziesco e l’horror con una naturalezza ipnotica e inquietante, originale nel suo abbracciare cliché e stereotipi in modo da cucirli insieme in una storia in cui tutto appare funzionale. Il film di Capotondi ha una struttura complessa che per certi versi può essere paragonata al famoso nastro di Mobius: ogni frangente del film ha una doppia faccia ognuna delle quali sembra procedere a blocchi indipendenti, salvo poi trovare una falla attraverso la quale insinuarsi nella facciata opposta. Ogni cosa in questo film ha un doppio, così come metaforicamente richiamato dalla “doppia ora” (i minuti hanno la stessa cifra delle ore) che compare profeticamente nei punti chiave della storia. Secondo le parole di Guido, quando ci si trova ad osservare l’orologio e ci si accorge che c’è una doppia ora bisogna esprimere un desiderio, ma è tutto inutile, tanto non si avvererà mai. “La doppia ora” segue un po’ questo percorso ideologico e strutturale, per il quale in presenza della cifra ripetuta c’è un cambiamento di facciata, la repentina uscita dal nastro di Mobius che trascina la visione su un desiderio, informazioni aggiunte che fanno mutare la prospettiva della storia. E infatti il merito di questo film è principalmente l’imprevedibilità della vicenda che seppur non dica nulla di realmente nuovo, facendosi anzi scudo con situazioni e svolte ampiamente utilizzate nel cinema thriller contemporaneo, riesce efficacemente a ribaltare le carte in tavola almeno tre volte in novantacinque minuti. La sceneggiatura - scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo – presenta una delineazione dei personaggi che si vorrebbe vedere più spesso in questo genere di film. L’intero film grava sulle spalle di Sonia e Guido (soprattutto Sonia), due persone sole e tristi che sembrano aver perso completamente il contatto con la realtà. Da una parte abbiamo una donna proveniente dall’Europa dell’Est, quindi già straniera in una terra che non le appartiene, costantemente messa di fronte alla desolazione e all’incomprensibilità dell’animo umano (e infatti il film si apre con un suicidio a cui Sonia assiste), abbandonata dal padre che la ripudia e la considera “morta” e costretta a cercare appoggio presso il primo sconosciuto incontrato in uno speed date. Dall’altra parte abbiamo un ex poliziotto disilluso e cinico, vedovo e ormai schiavo degli incontri occasionali senza sentimento, che si risolvono con un po’ di sesso e tanta voglia di sfogarsi. I due personaggi appaiono molto vicini, quindi sembra naturale l’empatia che si instaura fra loro, ma ovviamente l’altra faccia della medaglia è sempre pronta a venir fuori e a ribaltare la situazione e il genere filmico nel quale è iscritta. Se infatti inizialmente il film appare come un dramma intimistico che si tinge di rosa, improvvisamente sfocia nel thriller che tocca le corde dell’horror, con tanto di scene da salto sulla poltrona assicurato (la scena della comparsa di Guido nell’abitazione buia di Sonia è molto suggestiva). Ciò in cui “La doppia ora” convince un po’ meno è nella descrizione di alcuni personaggi secondari, troppo macchiettistici, a cominciare dal poliziotto ex collega di Guido per finire con il cliente dell’albergo che ricopre di attenzioni Sonia. C’è da riconoscere poi che la vicenda ci mette un po’ ad ingranare, lasciando inizialmente disorientato lo spettatore per l’evidente mancanza di reali punti narrativi d’appiglio in grado di creare aspettativa sulla vicenda. I due attori protagonisti del film, Ksenia Rappoport (“La sconosciuta”; “Italians”), vincitrice a Venezia della Coppa Volpi per questo ruolo, e Filippo Timi (“Come Dio Comanda”; “Vincere”) sono indubbiamente un contributo importante alla riuscita di “La doppia ora”, due attori capaci ed espressivi, sicuramente tra i migliori che oggi il cinema italiano abbia a diposizione.