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LA MUERTE DESCIENDE LIGERA

La morte scende leggera

1972 IT
enero 1, 1972

La mujer de un gangster de poca monta aparece asesinada sobre la cama. El susodicho decide acudir a un influyente político amigo suyo para pedirle ayuda, ya que da por hecho que le van a inculpar a él del crimen. Le llevan a un hotelucho abandonado donde debe esconderse a la espera de acontecimientos. Allí, aislados, el gangster y su amante se disponen a pasar la primera noche... pero no están tan solos como creían.

Directores

Leopoldo Savona

Reparto

Stelio Candelli, Patrizia Viotti, Veronika Korosec, Rossella Bergamonti, Tom Felleghy, Fernando Cerulli, Antonio Anelli, Marcello Di Martire, Mathily Doria, Franco Marletta
Terror Suspense Misterio
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Il criminale George Darica di ritorno dagli Stati Uniti scopre che sua moglie è stata assassinata nella loro casa. Intimorito dal fatto che potrebbe essere lui il principale sospettato, fugge dal luogo del delitto e chiede aiuto a un suo amico Onorevole dalle conoscenze molto influenti. George allora viene portato in un albergo abbandonato insieme alla sua amante, per far si che nel frattempo si calmino le acque. Ma il locale appare popolato da strani personaggi e anche lì cominciano ad avvenire omicidi che apparentemente non hanno alcuna logica. Forse è stato proprio il 1972 l’hanno più inflazionato per la produzione di gialli “moderni” nella cinematografia italiana. Spinti dal successo dei primi film di Dario Argento e dai gialli di Umberto Lenzi e Sergio Martino, molti produttori si sono imbarcati in operazioni che ricalcassero questi e quegli stilemi, puntando con sagacia su storie improbabili, violenza più o meno spinta e immancabili scene pruriginose. Ecco, in un simile scenario Leopoldo Savona scrive – insieme a Luigi Russo – e dirige “La morte scende leggera”, suggestivo titolo che va a designare un giallo che a sorpresa si distacca emblematicamente dal panorama attuale in cui va a inserirsi. Savona, precedentemente legato soprattutto al genere western, è alla sua prima e unica prova con il giallo all’italiana e per lasciare un segno in questo filone porta in scena uno spettacolo tanto originale quanto zoppicante. “La morte scende leggera” inizia come un poliziesco di quelli che stanno dalla parte dei criminali e prosegue come un gotico di quelli che andavano di moda il decennio precedente. In mezzo a questo mix di filoni tipici dell’industria cinematografica italiana si inserisce la trama da giallo, con il mistero su chi abbia commesso l’omicidio che apre il film. A Savona però questo aspetto è quello che evidentemente interessa di meno e lascia spazio soprattutto alle avventure quasi surreali di George Darica nel vecchio hotel. E qui abbiamo uno degli aspetti più interessanti di questo anomalo giallo. Nella sua sezione centrale, “La morte scende leggera” tende a somigliare in modo quasi inquietante a “Shining”, o meglio, è “Shining” che somiglia al film di Savona, considerando che il romanzo di King è stato editato per la prima volta nel 1977. Ovviamente non ci penso neanche che King avesse visto “La morte scende leggera”, ma indubbiamente l’intuizione di Savona e Russo fu di una certa caratura. Intuizione che poi, se proprio vogliamo essere puntigliosi, deriva con ogni probabilità dal margheritiano “Danza macabra”. Il vagare quasi ipnotico di George nei corridoi e nelle stanze dell’hotel e il suo incontro con personaggi fantasmatici che lo coinvolgono in eventi surreali ricorda sia la notte di terrore che si trova a vivere il protagonista del gotico di Antonio Margheriti, sia l’iter che conduce alla follia il Jack Torrace di “Shining”. Ai meriti di questo anomalo giallo si può aggiungere un curioso tentativo di denuncia alla politica e alle istituzioni italiane, qui dipinte ai limiti del mafioso con polizia corrotta e politici in rapporti di fratellanza con criminali di ogni sorta. Diciamo però che “La morte scende leggera” esaurisce qui i suoi colpi migliori perché per tutto il resto tende a prevalere una sensazione di approssimazione a tratti fastidiosa. Scenografie e fotografia sono ai minimi storici, probabilmente del tutto assenti con set improvvisati e una direzione delle luci particolarmente brutta. A ciò va aggiunta anche una mediocrità degli attori che va a minare la credibilità dei personaggi, con uno Stelio Candelli (“Nuda per satana”; “Italia a mano armata”) particolarmente inespressivo nei panni del protagonista e una Patrizia Viotti (“La notte dei dannati”; “Beffe, licenze et amori del Decamerone proibito”) volenterosa ma male utilizzata. L’intreccio narrativo raggiunge apici di assurdità in un colpo di scena finale tanto fantasioso quanto improbabile. Il bello è che risulta anche inaspettato – anche se c’è da dire che l’identità dell’assassino è ampiamente prevedibile – ma non per particolari meriti di scrittura, quanto per il fatto che nessuno mai andrebbe a pensare una cosa simile nella realtà. “La morte scende leggera”, a conti fatti, è un film curioso, sicuramente da recuperare per gli appassionati del filone giallo all’italiana, ma allo stesso tempo è un film che trasuda arte di arrangiarsi (in ogni aspetto) da ogni fotogramma.