Countess Dracula backdrop
Countess Dracula poster

COUNTESS DRACULA

1971 GB
January 30, 1971

Hungary, XVII century. After being widowed, the old countess Elizabeth Nádasdy, of the Báthory lineage, fortunately discovers a way to become young again; but the price to be paid by those around her will be high and bloody.

Directors

Peter Sasdy

Cast

Ingrid Pitt, Nigel Green, Sandor Elès, Maurice Denham, Lesley-Anne Down, Patience Collier, Peter Jeffrey, Leon Lissek, Jessie Evans, Andrea Lawrence
Drama Horror
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Elizabeth Nodosheen è un’anziana contessa ungherese che ha appena ereditato gran parte dei patrimoni del marito appena defunto. Tra gli altri ereditieri c’è anche Ilona, la figlia ventenne del conte e Imre, un giovane ufficiale di cui la contessa si è invaghita. Un giorno Elizabeth, durante una lite con una sua serva, viene accidentalmente bagnata con il sangue della ragazza e ringiovanisce magicamente; l’effetto ha però una breve durata. La contessa allora decide di fare periodici bagni nel sangue di giovani donne che rapisce e uccide con la complicità del suo ex amante e della sua governante. Nel frattempo tiene segregata sua figlia Ilona appena giunta in paese e si spaccia per lei, instaurando una relazione amorosa con il giovane ufficiale ereditiere. Nei primi anni ’70 la celebre casa di produzione inglese Hammer si trovava in un periodo di incertezza che anticipava la futura crisi che portò alla chiusura proprio alla fine di quel decennio. Il mercato era profondamente cambiato, le vecchie suggestioni gotiche che avevano fatto al fortuna della casa specializzata in horror non bastavano più al pubblico, ormai smaliziato dal gore e dal cannibalismo romeriano. Anche la figura del vampiro stava cambiando profondamente e all’archetipo del succhiasangue rappresentato dal fascinoso nobile stokeriano, si stava pian piano sostituendo la figura della vampira lesbica di Jean Rollin e di Jesus Franco, protagonista di una serie di film che contaminavano l’horror al genere erotico. Colto il segnale di cambiamento, anche la Hammer declinò su ciò che il gusto del pubblico dell’epoca premiava e così furono prodotti una serie di film che univano la figura del vampiro a suggestioni erotiche. Uno dei personaggi maggiormente esplorati dal cinema di genere del periodo fu la contessa ungherese Erzsbeth Bathory, la famosa contessa sanguinaria che il mito descrive come feroce assassina che si immerge nel sangue di giovani vergini per rimanere giovane, protagonista di una serie incredibile di film che vanno da “La vestale di Satana” all’italiano “Il plenilunio delle vergini”. “La morte va a braccetto con le vergini”, fantasioso titolo sostituito dalla distribuzione italiana al fuorviante “Countess Dracula”, prende in esame proprio il mito della Bathory e, essendo datato 1971, si inserisce proprio in quel periodo di transito della Hammer. In realtà con questo film la Hammer non centra in pieno i suoi intenti poiché, malgrado la presenza di un’attrice come Ingrid Pitt (grande protagonista l’anno prima di “Vampiri Amanti”, film sempre Hammer, ben più riuscito), l’elemento erotico è appena accennato e anche quello orrorifico tende a latitare. Con “La morte va a braccetto con le vergini” abbiamo a che fare con il racconto piuttosto fedele delle gesta della contessa sanguinaria e dunque l’elemento soprannaturale viene quasi abbandonato, relegato solamente all’improvviso ringiovanimento/invecchiamento della protagonista. Anche se l’elemento focale della storia sono i famigerati bagni nel sangue, non assistiamo mai realmente a questa pratica, per cui anche l’elemento emoglobinico viene celato all’occhio dello spettatore voglioso di emozioni forti. Dunque cosa rimane in questo film? Rimane una messa in scena dignitosissima, come da sempre la Hammer ci ha abituato, e un lavoro certosino un po’ sotto tutti i punti di vista. Se la ricostruzione storica delle scenografie e dei costumi è dunque molto credibile, anche la regia e gli interpreti sono di buon livello. Peter Sasdy veniva da “Una messa per Dracula”, un film intriso di critica ideologica che in parte rinnovava la figura del conte vampiro, dunque era una buona carta da giocare per la Hammer, e infatti si è dimostrato decisamente competente nello svolgimento del suo compito. Anche gli interpreti appaiono tutti piuttosto adatti, a cominciare dalla bellissima Ingrid Pitt, qui a volte nascosta dal pesante make-up. Insomma, “La morte va a braccetto con le vergini” è un film nel complesso un po’ troppo diseguale: ben fatto ma privo di quel mordente che lo avrebbe contraddistinto dalla massa delle produzioni dedicate alla contessa Bathory. Vedibile, ma per nulla necessario.

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