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LA RAGAZZA DEL VAGONE LETTO

La ragazza del vagone letto

1980 IT
gennaio 10, 1980

Una decina di passeggeri si ritrovano su alcune carrozze di un treno per un lungo viaggio. Fra loro una prostituta, un paio di coppie, alcune ragazze, un poliziotto e tre malviventi; questi ultimi rubano la pistola al poliziotto e prendono il controllo di alcune carrozze, commettendo omicidi, stupri ed umiliazioni. Ma una fermata imprevista potrà dare a Pierre, un ex galeotto, la possibilità di rivincita.

Registi

Ferdinando Baldi

Cast

Silvia Dionisio, Werner Pochath, Zora Kerova, Gianluigi Chirizzi, Carlo De Mejo, Giancarlo Maestri, Fausto Lombardi, Fiammetta Flamini, Venantino Venantini, Antonio Maimone
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Su un treno interregionale si trovano a viaggiare diversi passeggeri, tra cui Mike e sua moglie Anna, i coniugi Sini e la loro figlia adolescente Elena, un poliziotto che scorta un detenuto politico, la prostituta Giulia e tre balordi che iniziano subito a molestare gli altri passeggeri. Dopo alcuni comportamenti “fastidiosi”, i tre però cominciano a passare alle maniere pesanti e stuprano Anna nella toilette, inoltre riescono a sottrarre la pistola al poliziotto e prendono in ostaggio l’intero vagone, con l’intento di abusare sessualmente di tutte le donne presenti sul treno, mirando soprattutto a Giulia. Nel panorama cinematografico italiano degli anni ’70 era molto frequente imbattersi in film duri e crudi, capaci di disturbare e “scandalizzare” mirando direttamente ai bassi istinti e allo sconvolgimento della morale comune. Un filone in particolare puntava a ciò, ovvero il rape&revenge;, sottogenere che attinge all’horror, al thriller e soprattutto al dramma e che si portò dietro le antipatie di molti ben pensanti, etichettato spesso come maschilista e fascista. “La ragazza del vagone letto” è stato in più sedi annesso al filone iniziato con “L’ultima casa a sinistra” e in parte, infatti, ne presenta le caratteristiche soprattutto grazie agli evidenti rimandi a “L’ultimo treno della notte” e per alcune “regole” che si appresta a seguire. Con il bel film di Aldo Lado ha in comune l’ambientazione ferroviaria e alcune velleità sociologiche atte alla condanna della borghesia; con il rape&revenge; spartisce gli assunti di base legati allo stupro e alla vendetta. Però, soprattutto inserito nell’apposito filone, “La ragazza del vagone letto” risulta a tratti intruso a causa dell’eccessiva “leggerezza” figurativa e soprattutto per la troppo poca attenzione rivolta alla vendetta, che per regola del contrappasso, dovrebbe essere sempre più cruenta delle azioni dei violentatori. Il regista Ferdinando Baldi ha una carriera devota soprattutto al western (“Odia il prossimo tuo!”, “Preparati la bara!”, “Carambola”) ma con “La ragazza del vagone letto” si approccia al rape&revenge; con una sceneggiatura di George Eastman (al secolo Luigi Montefiori, indimenticabile interprete di “Antropophagus” e “Cani arrabbiati”) che sembra però molto più attenta alla componente erotica che a quella più propriamente drammatica. Il film procede tra numerosi nudi e frequenti amplessi, a volte forzati ma più spesso consenzienti (la vittima dello stupro che prova piacere nella violenza era una piccola costante nel filone all’italiana e provocava le ire delle femministe), che vedono protagoniste alcune “belle e disponibili” del nostro cinema dell’epoca, qui rappresentate da Silvia Dioniso (“Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete!”; “Uomini si nasce, poliziotti si muore”) nel ruolo della prostituta Giulia, e Zora Kerowa (“Antopophagus”; “Cannibal Ferox”) nella parte della signora Anna. La Dionisio dà vita a un personaggio abbastanza originale per il genere, una prostituta che opera su un treno con il “permesso” del capotreno-maganccia, una donna dunque abituata ai rapporti con più uomini e alle richieste “particolari”, ma che qui si trova a negare le sue carinerie a chi vuole ottenerle con la violenza. Interessanti, anche se poco sviluppati, i personaggi di Anna (la Kerowa) e di Pierre (Gianluigi Chirizzi), il detenuto. Anna è una donna conservatrice e moralistica, pronta a condannare immediatamente la presenza del detenuto Pierre nel vagone ristorante come offesa alla “brava gente”, eppure prova un certo compiacimento ad essere violentata contemporaneamente dai due balordi nella scena che forse è la più celebre del film. Pierre ha il volto poco adatto dell’esile Chirizzi (“Malizia”; “Zombi Horror”), un anarchico resosi colpevole di crimini a sfondo politico, un personaggio con molto potenziale ma inspiegabilmente lasciato in ombra per essere recuperato solo nel finale. Tra gli altri personaggi che affollano il treno sono degni di nota il politico che si fa comparare le riviste porno dall’autista e il viscido padre di famiglia incestuoso che va con la Dionisio immaginando di giacere con la figlia adolescente (interpretata dalla stellina della tv Fiammetta Flamini). Fra i tre violentatori l’unico che si fa ricordare è Werner Pochath (“Il gatto a nove code”; “Quella villa in fondo al parco”), per l’inconfondibile fisique du role. Diciamo che “La ragazza del vagone letto” funziona più concettualmente che altro, poiché trovandosi di fronte al film si ha davvero a che fare con una delle opere meno riuscite del filone. Se qualche buona idea disseminata qua e là c’è, seppure per lo più si tratta di un film pesantemente derivativo, sotto tanti altri aspetti “La ragazza del vagone letto” è improponibile: la regia di Baldi (che nel frattempo girava contemporaneamente “La compagna di viaggio”) è anonima e poco attenta e l’intera messa in scena è squallida e poco curata. Lo stesso cast, colmo di nomi e volti noti, è male utilizzato e la violenza su cui si poteva insistere è agli effetti molto light, presentando una delle vendette più sbrigative e deludenti mai apparse in un film del genere. Trascurabilissimo.