Outlander backdrop
Outlander poster

OUTLANDER

2008 DE
abril 24, 2008

Vikingos, año 509. Una nave espacial se estrella en la antigua Noruega. De su interior salen un guerrero humanoide llamado Kainan y una sanguinaria criatura conocida como El Moorwen, una bestia salvaje dispuesta a vengar la extinción de su raza a manos del ejército del guerrero. Mientras El Moorwen devasta los territorios vikingos, asesinando a quien se le pone por delante, Kainan, combinando su avanzada tecnología con armas antiguas, se dedica a formar a un grupo de primitivos pero feroces guerreros. El objetivo es claro: acabar con la brutal criatura.

Directores

Howard McCain

Reparto

Jim Caviezel, Sophia Myles, Jack Huston, Ron Perlman, John Hurt, Cliff Saunders, Patrick Stevenson, Aidan Devine, Bailey Maughan, Petra Prazak
Acción Ciencia ficción
HMDB

RESEÑAS (1)

GG

Giuliano Giacomelli

skull empty skull empty skull empty skull empty skull
Nella Norvegia del 708 d.C., nel bel mezzo delle guerre vichinghe tra la legione di Rotghar e quella di Gunnar, precipita, a seguito di un’avaria, una nave spaziale. L’unico sopravvissuto dell’equipaggio sembra essere Kainan, che in uno stato di confusione e smarrimento verrà fatto prigioniero dall’esercito di Rotghar. Ma Kainan non è stato l’unico superstite dell’atterraggio, ha portato con se un Moorwen, un’enorme mostro spaziale che inizia a seminare panico e morte sul suo cammino. Kainan non tarderà ad unire le sue forze con quelle del re Rotghar e del suo esercito al fine di eliminare la pericolosa creatura. Fallimentare. Non ci sarebbero altri vocaboli per definire al meglio quest’idiozia diretta da Howard McCain, questo polpettone pseudo fantascientifico (o pseudo storico, a seconda dell’ottica con la quale si inquadra il film) che non fa altro che rubacchiare qua e la da pellicole più o meno famose, più o meno recenti. Come risultato abbiamo un film che sa tremendamente di già visto sin dai titoli di testa, una storia nuova ma capace di procedere per merito di sequenze già narrate, il deja-vu è continuo. Eh già, perché l’idea “geniale” alla base del film era quella di generare una bizzarra commistione tra due generi perfettamente opposti: il film storico e il film di fantascienza. Una bella idea, certo, peccato solo che sia un’idea vecchia quanto al cinema e che dunque “Outlander” non è ne la prima pellicola a fare di questo connubio il suo principale cavallo di battaglia, così come non sarà nemmeno l’ultima. Nella sua costruzione narrativa, oltre che per la sua tematica cardine (vale a dire un passato che incontra un futuro con conseguente annullamento del presente), il film di McCain appare fortemente debitore sia al “Timeline” di Donner che a “L’Armata delle Tenebre” di Raimi. Peccato solo che il resoconto non è lontanamente paragonabile (a livello qualitativo) né all’una, né all’altra pellicola. Anche in “Outlander” c’è il solito eroe solitario che viene da un futuro imprecisato (o da un presente parallelo?) e che non tarderà ad essere fatto prigioniero una volta arrivato in “terra straniera” ma per poi divenire “l’eroe” a capo dell’esercito del re e destinato a debellare la minaccia. I clichè del filone ci sono tutti, non ne resta fuori nemmeno uno, e i luoghi comuni così come le banalità si sprecano: la figlia del re (già promessa sposa) che si innamora dello “straniero”, il bambino timido e taciturno che imparerà a reagire proprio grazie allo “straniero”, tutto il regno del re Rotghar inizierà in breve tempo a fidarsi e tifare per lo “straniero” dimenticando che nulla sanno sulla sua identità (potrebbe essere benissimo un impostore, considerando anche che la storia che racconta non sta in piedi) e che è stato proprio lui a portare nel regno un mostro malefico pronto a divorare chiunque capiti a tiro. Ma non sono solo le banalità a rendere il prodotto poco appetibile, bensì le enormi ingenuità che gravano su buona parte della pellicola e sulle quali è proprio difficile chiudere un occhio: suscita ilarità, infatti, notare con quanta semplicità e velocità Kainan muta il suo status di prigioniero in quello di eroe che deve salvare le sorti del regno; così come suscita ilarità vedere come il successore di re Rotghar, Wulfric, malgrado il suo status non gode di nessunissima autorità lasciandosi dare ordini persino dallo straniero. Tutte cose inammissibili e inconcepibili in una società come quella vichinga, una società che si è sempre retta sull’onore e su ferrei valori gerarchici. Si è capito che la storia, così come la costruzione dello script, presenta più di qualche falla. Poco male, non tutto è perduto e la sorte del film non è ancora scontata: possiamo ancora sperare in una manciata di scene sufficientemente spettacolari, in un buon mostro capace di catturare al meglio l’attenzione dello spettatore e in un aspetto tecnico di buon livello. Invece niente da fare, una volta sbrogliata la matassa ci si accorge che proprio nulla è possibile salvare. Il ritmo è blando (altra colpa da imputare alla sceneggiatura), così che spesso si incappa nella noia, ed anche la spettacolarità è ridotta al minimo sindacale a causa di tanti elementi che convergono: poca cura sul versante scenografico, la regia alterna in maniera molto discontinua momenti piatti (Howard McCain viene dal mondo della televisione, e si vede) ad altri fin troppo virtuosistici, si respira un’atmosfera a volte televisiva (in alcuni momenti si ha la sensazione di visionare un serial tv simil “Hercules”) e gli effetti speciali, mai come questa volta, sono davvero poco speciali. Il mostro, il feroce Moorwen, da elemento di forza si trasforma nel più eclatante punto debole del film a causa di un design davvero deludente e di un utilizzo massiccio di una computer graphic particolarmente grezza e primitiva. Se il Moorwen può risultare lontanamente interessante durante gli attacchi notturni grazie alle sue proprietà fosforescenti, non lo è quando si trova alla luce poiché troppo anonimo e insignificante. Nei panni del protagonista spaziale troviamo un inespressivo Jim Caviezel che sembra destreggiarsi sul set con difficoltà, come se fosse alla sua prima esperienza recitativa, e che non fa altro che pronunciare banalità ed esprimersi per frasi fatte; tra gli altri: Sophia Myles (“Underworld: Evolution”, “La vera storia di Jack lo Squartatore”), John Hurt (“Hellboy”, “V per Vendetta”) e in un piccolo ruolo Ron Perlman (“Hellboy”, “Blade 2”). “Oulander – L’ultimo Vichingo” è un film d’intrattenimento che non riesce ad intrattenere, che malgrado l’irrazionalità della storia si prende eccessivamente sul serio ed è capace persino di risultare squallido nonostante il budget non fosse proprio basso. Un film che verrà dimenticato in fretta!

Dónde Ver

Streaming

Amazon Prime Video Amazon Prime Video
Eagle No Limits Amazon Channel Eagle No Limits Amazon Channel
Amazon Prime Video with Ads Amazon Prime Video with Ads

Alquilar

Apple TV Apple TV
Amazon Video Amazon Video
Google Play Movies Google Play Movies

Comprar

Apple TV Apple TV
Amazon Video Amazon Video
Google Play Movies Google Play Movies