Poltergeist backdrop
Poltergeist poster

POLTERGEIST

2015 US
mai 20, 2015

Lorsque les Bowen emménagent dans leur nouvelle maison, ils sont rapidement confrontés à des phénomènes étranges. Une présence hante les lieux. Une nuit, leur plus jeune fille, Maddie, disparaît. Pour avoir une chance de la revoir, tous vont devoir mener un combat acharné contre un terrifiant poltergeist…

Réalisateurs

Gil Kenan

Distribution

Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Saxon Sharbino, Kyle Catlett, Kennedi Clements, Jared Harris, Nicholas Braun, Jane Adams, Susan Heyward, Karen Ivany
Horreur
HMDB

CRITIQUES (1)

VD

Vincenzo de Divitiis

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La famiglia Bowen, composta da Eric e Amy e dai loro tre figli Kendra, Griffin e Madison, è passata in poco tempo da una condizione benestante ad una crisi economica piuttosto grave, provocata dal licenziamento del capo famiglia e dallo stato di disoccupazione di sua moglie. Tale situazione costringe i Bowen a cambiare casa e trasferirsi in una villetta in periferia meno grande e confortevole della precedente, cosa che crea disagi e malumori soprattutto nella figlia maggiore Kendra. Ma il peggio deve ancora venire. Strane presenze, infatti, iniziano a manifestarsi attraverso gli apparecchi elettronici dell’abitazione e a percepirle in maniera più diretta è Madison la quale fin da subito interagisce con amici misteriosi nascosti dentro l’armadio della sua stanzetta e all’interno del televisore in salone. Un’amicizia pericolosa che porterà la piccola ad essere rapita da demoni in un’altra dimensione dalla quale sarà molto difficile portarla via. Per salvare la loro amata figlia i genitori si affidano ad un team di medium che ingaggerà un lungo duello con le forze oscure che popolano la casa. Remake si o remake no? Questa è la domanda banale e puntuale che attanaglia e divide gli appassionati di horror ogniqualvolta ci si trova davanti ad una pratica negli ultimi quindici anni divenuta molto di moda, anzi per certi versi abusata, che ha un senso solo nel caso in cui il canovaccio del modello originale viene utilizzato per raccontare qualcosa di nuovo con modalità e punti di vista diversi, come accaduto per gli ottimi “La casa” di Fede Alvarez e “L’alba dei morti viventi” di Zack Snyder. Questi due, tuttavia, sono solo alcuni dei pochi titoli riusciti nell’arduo compito di rivitalizzare e rinnovare opere del passato, dal momento che la lista dei rifacimenti pronti a rinfoltire la pattuglia dei detrattori di tale pratica è abbastanza corposa e sarebbe esercizio lunghissimo ripeterla in questa sede. Un’altra vittima di questo tritacarne commerciale questa volta è “Poltergeist – Demoniache presenze”, cult del 1982 diretto da Tobe Hooper e prodotto da Steven Spielberg, a cui viene ridata una seconda vita grazie al regista israeliano Gil Kenan il quale, sotto l’ala protettrice di un Sam Raimi qui in veste di produttore, dà vita ad un film che entra a pieno titolo nella speciale classifica dei remake più inutili e brutti dell’ultimo ventennio, ed anche con buone possibilità di stanziarsi nei piani alti di questa graduatoria poco lusinghiera. Appena finita la visione si fa una grande fatica a ricordare tutti gli strafalcioni di una pellicola che ha il grande demerito di inserire pochissimi elementi di novità rispetto all’originale e copiare in tutto e per tutto il film di Hooper, accettando in questo modo un confronto perso già in partenza. Kenan, infatti, non solo cade nel trappolone di rifarsi in maniera troppo spudorata ad un modello così datato ma cerca anche di adattarlo ai ritmi e alle modalità di messa in scena della nostra epoca. Sullo schermo assistiamo così a rappresentazioni che più che incutere paura scadono nel ridicolo e concorrono a spogliare di tutta la loro carica orrifica quegli elementi fortemente iconografici nel film dell’82: l’albero qui, infatti, diventa un semplice pezzo di legno che non fa paura neanche ad un bambino, il pupazzo del clown risulta goffissimo e i demoni realizzati in computer grafica denotano una cura approssimativa. Il regista dunque appare totalmente a digiuno di tutti i meccanismi della tensione e la fotografia di Javier Aguirresarobe non fa altro che peggiorare la situazione con la sua assoluta inadeguatezza nel creare atmosfere inquietanti che sappiano toccare le genuine corde del terrore. Una mediocrità generale che col passare dei minuti diventa sempre più evidente e culmina in un finale, deludente come era logico aspettarsi, nel quale si vede una macchina che vola e si schianta contro la casa in pieno stile disaster movie e un viaggio nell’altra dimensione che, pur essendo un’idea neanche tanto malvagia, viene reso in maniera pessima per via di immagini simili ad un videogioco di bassa lena. Ma l’aspetto orrorifico non è l’unica nota stonata del film. Come se non bastassero gli orrori sopra elencati, infatti, Kenan toppa alla grande anche nell’unico tentativo di introdurre qualcosa di suo, descrivendo in maniera goffa ed arruffona una famiglia in crisi economica (nel film di Hooper i Freeling erano invece la classica famigliola media americana benestante) senza però spiegare nei dettagli come e perché si trovi in tale condizione di disagio. Il quadro peggiora con la prova di un cast nel complesso poco all’altezza della situazione e che annovera, oltre a Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt e Kennedi Clements, uno Jared Harrs il cui talento viene vanificato da un personaggio che, inserito al posto della mitica Tangina, più che a un ghostbuster assomiglia ad un esorcista fuori luogo e protagonista di battute ai limiti del grottesco. Alla resa dei conti quindi “Poltergeist” è un film brutto e dimenticabile sia se lo si guarda come un remake che come un film a sé stante.

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